(n.d.r.) L'autore di questa ricerca è nato a San
Prisco di Caserta, ma abita e lavoro da qualche anno a Napoli. Da anni sta
raccogliendo materiale archivistico sulla famiglia Forgione e a breve
pubblicherà il risultato delle ricerche su Mattiangelo e il fratello Pietro
Saverio a cura dell'Archivio Storico del Caiatino La
ricerca che ci ha generosamente proposto si basa su diversi contratti notarili
trovati nell'Archivio di Stato di Caserta, documentazione varia
nell'Archivio Storico della Diocesi di Caserta, documenti dell'Archivio Storico
della Soprintendenza della Reggia di Caserta, documenti dall'Archivio di Stato
di Napoli e documenti dall'Archivio parrocchiale della Chiesa di S. Simeone di
Sala di Caserta.
Figlio primogenito di Antonio e Nicoletta Forgione, nacque
nel palazzo di famiglia della “Villa di Sala” il 5 settembre 1738. Mattiangelo
crebbe sotto la protezione del vecchio canonico Francesco (fratello del nonno
Mattia) e dello zio canonico Matteo (fratello del padre) e per questo ben
presto fu indirizzato verso la carriera ecclesiastica. Infatti, nel 1756 la
famiglia gli costituì il “patrimonio sacro” per il suo sacerdozio.
Tuttavia dopo la prematura morte del padre avvenuta nel 1758, Mattiangelo si
ritrovò ad essere capofamiglia e l’anno seguente rinunciò a diventare sacerdote
in favore del fratello Domenico. Ma la fede religiosa continuò sempre ad
accompagnarlo nel tempo.
Il 5 maggio del 1764 fu nominato Tesoriere dell’Amministrazione Reale di
Caserta e S. Leucio, sostituendo il canonico Antonio Marotta, e mantenne tale
carica fino al 1799.
Spinto dalla sua fede nel 1769 fece costruire una cappella presso il suo
palazzo di Sala dedicandola a S. Maria degli Angeli e ai Santi Pietro e Paolo e
chiese l’autorizzazione alla celebrazione della messa. Il decreto di
approvazione fu firmato l’11 luglio 1770 dal cancelliere canonico Francesco
Biscardi e dal Vescovo Filomarino.
Ricoprì anche le cariche di Amministratore delle Reali Delizie di S. Leucio
(1776-1778) e di Ministro della Giunta di Economia dello Stato di Caserta. Nel
marzo del 1775 era diventato Presidente onorario della Regia Camera della
Sommaria.
Per affermare la potenza della sua famiglia nel 1778, dopo la morte della madre
e del fratello Domenico, egli comprò in Caserta “Torre”, nella Strada Vico
[attuale via S. Giovanni] un palazzo con giardino, insieme ad un altro edificio
più piccolo, da Agostino Borgognone, altro importante benestante della città,
per il prezzo di 7800 ducati. Successivamente fece realizzare in tale palazzo
molti lavori di ristrutturazione e abbellimento. Nel 1790 il palazzo dei
Forgione fu stimato dall’architetto Domenico Brunelli e dal Capo mastro Carlo
Patturelli, entrambi addetti alle Reali Fabbriche di Caserta, per la somma di
15000 ducati. Egli vi si stabilì insieme ai fratelli Giuseppe e Pietro Saverio.
Quest’ultimo nel 1787 si sposò con Maria Giuseppa Fusco di Casanova, figlia del
fu Andrea, altro importante benestante della provincia, e di Marianna Poerio,
appartenente ad una famiglia della nobiltà provinciale calabrese.
Nel 1798 Mattiangelo contrasse molti mutui da benestanti e commercianti di
Caserta, Napoli e altri luoghi per acquistare diversi terreni nel territorio
capuano e in quello casertano dalla Regia Corte di Caserta, precedentemente
appartenuti a Benefici ecclesiastici, per una somma totale di 20000 ducati.
Contro il volere dei fratelli Giuseppe e Pietro Saverio, all’età di 63 anni,
egli nel marzo del 1802 si sposò (“di pieno suo genio ed amore”) con Eugenia
Baratta, figlia del suo cocchiere Aniello, regalandole il corredo e dotandola
anche di 1500 ducati. Ma subito dopo il matrimonio si ammalò gravemente e dopo
pochi mesi (fra il 29 giugno e il 7 luglio) sopraggiunse la morte nel suo
palazzo di Strada Vico.
Nel suo testamento Mattiangelo aveva nominato suoi eredi universali e
particolari i fratelli Giuseppe e Pietro Saverio, lasciando diversi legati. In
particolare promise 20000 ducati in eredità a Luisa, figlia di Pietro Saverio,
se si fosse sposata con figli, che avrebbero dovuto assumere il cognome
Forgione, per "far conservare il casato Forgione". La predetta somma doveva
entrare in suo possesso dopo la morte del padre. Tuttavia Luisa morì senza
figli lasciando solo il marito Matteo Adinolfi di S. Maria Maggiore, dal quale
si era già separata per tornare a vivere nel palazzo di famiglia di Strada
Vico.
Tra le varie disposizioni testamentarie Mattiangelo lasciò 150 ducati ai poveri
di Caserta e Sala (100 per Caserta e 50 per Sala), consegnate dal fratello
Pietro Saverio al parroco di Caserta Bartolomeo Varrone il 10 luglio del 1803,
come disposto nel suo testamento.
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