Il nostro tempo di Natale

di Lorenzo Di Donato


Natale 2003.

E’ tempo di Natale e, ahimè, di pranzi ipercalorici e di Babbo Natale.

La sera della Vigilia di Natale non si è gustato quanto il Cenone offriva perché troppo impegnati a piangere, come coccodrilli, sulle calorie assorbite da ogni pietanza presentata, ma comunque mai rifiutata, e a discettare sulla bontà delle più disparate diete e cervellotiche astinenze personali capaci (?) di far perdere i chili di troppo ed i centimetri di larghezza che impediscono od ostacolano d’indossare gli attillati pantaloni già oggi, figurarsi dopo il sei di gennaio.

Dopo l’assalto ai “mostaccioli”, ai “roccocò” e alla “sapienza” (non è mai troppa, anche questa!) si sono tirati fuori pacchi, pacchetti e pacchettini, in involucri variamente colorati; scatole, scatoline e scatolette infiocchettate, tutte con i nomi dei destinatari.

E’ incominciata così la distribuzione di … Babbo Natale, in ossequio all’imperante consumismo: questo a mamma, questa a papà, quest’altro a Piero, ed il trenino a Jacopo, le macchinine a Lorenzino. “Quanto è bellino! vedi come spalanca gli occhi per la gioia!”. (Ma cos’altro può fare un fantolino di cinque mesi? Con le macchinine ci giocherà il padre? Boh!). E, in un cresendo, la collanina alla sorellina, il braccialetto alla consorte, la solita cravatta che non ci azzecca al marito, il portafoglio al fidanzato con la speranza che al più presto possa adeguatamente riempirlo di belle banconote, …. E la “cosa” va avanti per un bel poco, tra tanti oh! ed ah!., qualche battimano e qualche rimprovero al ragazzino che guarda più il dono dell’altro che quello ricevuto; uno strillo all’altro che, mezzo ammattito, grida: “Ancora regalo! Ancora regalo!” senza manco scartocciare quello che ha ancora in mano..

E carte e cartacce, nastri e nastrini, scatole, scatoline e scatolette sventrate cospargono il pavimento ed invadono tutta la stanza: si cammina a fatica fino a che una buona ramazzata non fa sparire tutto.

“Oddio come è tardi! Andiamo via altrimenti il bambino si raffredda!”: Smac, smac. E smac. “Stateci bene. Buon Natale. Ci vediamo domani, ma sul tardi, eh!, perché ….”. Ed il perché si perde tra il trambusto di una ingiustificatamente improvvisa partenza, un roteare di cappotti, un calcare di berretti fino agli occhi dei bambini, uno stringere di sciarpe fino al soffocamento.

Come Dio ha voluto, anche questa Vigilia e questo Babbo Natale sono passati.

Avevano ragione i i parroci della mia verde gioventù? Al primo arrivo di Babbo Natale al seguito delle truppe Alleate ed al diffondersi dell’albero di Natale nelle famiglie più ambienti, ci mettevano in guardia da queste usanze “nordiche e protestanti” che cercavano di scalzare il nostro “cattolico” Presepe e la rinsecchita Befana, tanto cara perché legata all’arrivo dei re Magi alla grotta di Betlemme.

Essa era certamente discreta col suo arrivare a notte fonda a cavallo della sua scopa (oggi consentita solo a Herry Potter e compagni di magia) senza luci ammiccanti e galoppo di scampanellanti renne. Era tenera per i suoi piccoli e mirati doni, anche se malamente infilati nelle calze della mamma. Era portatrice di calda gioia per tanti bambini che accoglievano i piccoli doni con una allegria che i nostri nipoti -coccolati, ricchi di giocattoli e di vestiario- non riescono né a manifestare né a provare.

Non so se sono più fortunati loro con il grasso Babbo Natale dal nuovo abito rosso e dalla candida barba o siamo stati fortunati noi con la nostra povera Befana dalle vesti stracciate e rattoppate.

Io ho perso in malo modo la battaglia a favore della Befana e contro Babbo Natale, come i nostri vecchi parroci: il loro messaggio spirituale, ma orale, nulla ha potuto contro la novità portata in ogni casa dall’onnipresente e rutilante televisione. Dopo aver combattuto per anni contro la novità, ho fatto anch’io i doni a figli e nipoti alla Vigilia di Natale, ed anch’io ho ricevuto doni da figli e nipoti. E, confesso, la mia tristezza di essere privato anche della classica tombolata che ha riempito la mia infanzia e la mia maturità nonché della tanto sospirata “stoppa” è stata molto alleviata dai tanti doni ricevuti.

E, allora: “ E’ (quasi) morta la Befana! Evviva Babbo Natale!”.

Non riesco a risolvere, però, un dubbio: la mia, é stata una resa con l’onore delle armi o senza condizioni?

 

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