Piana del Volturno, 13 Settembre. Con
amarezza e sdegno registriamo l’ennesima “dimenticanza” dei nostri
amministratori: la ricorrenza del 58° anniversario
dell’eccidio di sei nostri concittadini, prime vittime della
escalation sempre più violenta e barbara da parte delle truppe tedesche,
in affannosa ritirata dalla Valle del Volturno,
avvertendo ormai sul collo il fiato degli avanzanti genieri americani
del 6° Corpo d’Armata.
L’estremo sacrificio della vita, l’essersi immolati per le
riacquistate democrazia e libertà non hanno smosso
più di tanto dal loro “torpore” i nostri amministratori. Delle
due l’una: o sono senza memoria storica o hanno considerato questi
nostri fratelli figli di un dio minore.
Comunque, in un caso o nell’altro - vergogna a parte - per essi
(amministratori) dovrebbe essere a questo punto
precluso ogni futuro, non solo politico. In mancanza
dell’ufficialità della ricorrenza (non una menzione, né una
commemorazione e nemmeno una targa), convinti e certi che un posto sia
stato loro riservato ed assegnato nell’Olimpo
degli Eroi, riportiamo i tragici eventi.
Nei giorni 13 e 14 Settembre del 1943, tutta la Piana del Volturno, in
particolar modo il nostro territorio, allora Villa
Volturno comprendente Vitulazio e le frazioni Bellona e Triflisco,
veniva invaso e saccheggiato dalle truppe tedesche in ritirata; le quali,
oltre a perpetrare questi obbrobriosi atti di
barbarie, davano libero sfogo a quella stoltezza propria degli
sconfitti, riversando la loro indole assassina anche su cittadini inermi
ed indifesi. Il primo a cadere sotto il piombo tedesco (siamo nel pomeriggio del 13 Settembre 1943)
fu
il quattordicenne Gaetano Di Maio, coevo del generale Armando Scialdone,
alunni entrambi - come lo è stato, in tempi più
recenti se così si può dire di mezzo secolo fa, chi scrive
- del mai abbastanza compianto ed indimenticato Maestro Giovanni Cennamo. Un vero e proprio eroe l’adolescente Gaetano Di Maio:
venne, infatti, trucidato per essersi categoricamente
rifiutato di svelare ad un soldato tedesco il rifugio di civili e militari
non tedeschi letteralmente a ramengo ed allo sbando
considerate le contingenti incertezze e confusioni
dovute al particolare momento anche politico vissuto. Gli
altri cinque (Gentile Armando di anni 34, Gentile Ciro di anni 67,
Giacobbone Domenico di anni 43, Santoro Ferdinando di anni
36 e Scialdone Antimo di anni 60), invece, scoperti a saccheggiare un
deposito di armi e munizioni delle truppe tedesche (l’intento
era nobile e temerario al tempo stesso in quanto prevedeva,
una volta in possesso delle armi e munizioni sottratte dal deposito, di
fare resistenza - per quanto possibile - all’attuale
nemico oppressore, poc’anzi alleato ed amico; successivamente,
dei tedeschi, per il proprio “particulare”, simulando con molta
abilità, riuscirono nell’intento di sfruttare
alcuni locali: approfittando della loro ingenuità, spacciandosi
per amici, avevano fatto breccia nel loro buon cuore) in Contrada Lepore,
ora in agro del Comune di Vitulazio, furono all’istante
passati per le armi. Era la tarda mattinata del 14
Settembre 1943!
Questi tragici eventi, pur rappresentando in assoluto la PRIMA
RESISTENZA ed il PRIMO ECCIDIO della seconda grande
guerra mondiale, ignorati, trascurati e mai celebrati, sono stati
soppiantati da tutti gli altri, ben pubblicizzati, che si sono succeduti
in tutt’Italia. Anche gli eroi hanno bisogno di
avere fortuna!
Da parte nostra, sfiorati dagli orrori di cotanta guerra, sentiamo il
dovere di riflettere ed inchinarci reverenti davanti
alle ideali stele di siffatti Uomini dei quali ci sentiamo gli eredi più prossimi.
In quanto tali, non possiamo - di conseguenza - esimerci dal ricordare
e tramandare alle future generazioni il significato,
l’importanza e la valenza dell’estremo sacrificio della vita di
questi “Eroi di campagna”: una volta, infatti, affrancati dall’oppressore
e dalla dittatura continuiamo a vivere - e la
speranza è che ciò possa durare quanto più a lungo possibile - in
regime delle mai tanto amate libertà e democrazia!
Paolo POZZUOLI |
Vitulazio
|