Sono
frastornato da questa campagna elettorale atipica, violenta e priva di
contenuti, nonostante lo sbandieramento di buoni intenti tra le parti
contendenti, non solo quelle dei due Poli. Le opposte paure hanno creato
una legge elettorale macchinosa, se non ambigua, ed una regolamentazione
della propaganda elettorale che sembra fatta apposta per scontentare tutti
ed essere aggirata da tutti, come si può facilmente notare dalle
unidirezionali “Rassegna Stampa” e da conduttori radio-televisivi col
chiodo fisso. Anche gli spot elettorali sono prima limitati e poi vietati,
per cui si è riscoperto il messaggio scritto e gli enormi manifesti
elettorali, come ai tempi della mia adolescenza, quando neppure la radio
era presente in tutte le case.
Avevo
quindici anni, nel lontano 1948, ed eseguii numerosi volantinaggi per le
elezioni del 18 aprile, che vide una lotta senza esclusioni di colpi tra
due opposti schieramenti -predominati dalla Democrazia Cristiana di de
Gasperi, da una parte, e , dall’altra parte, Partito Comunista e Partito
Socialista di Togliatti e Nenni legati tra loro dal “Patto di unità di
azione”. L’uno aveva vocazione centrista, europeista, occidentale, l’altro
alla lotta di classe, al socialismo, antioccidentale.
Lo
scontro frontale tra i due blocchi non era solo tra i forti ideali
professati e le profonde diversità dei rispettivi programmi di governo,
ma anche tra uomini di notevole caratura politica che fino all’anno
precedente erano stati nello stesso governo.
Quasi
ogni giorno c’era un comizio (Piazza Vanvitelli per i politici
maggiori, quindi piazza Redentore, ed infine piazza Bidetti, a seconda
della notorietà dell’oratore o della consistenza del partito di
appartenenza). C’era sempre molta gente ad ascoltare, anche giovani e
giovanissimi, perché grande era il desiderio di informazione e di
partecipazione.
La
propaganda politica fu necessariamente solo orale o scritta ed i
fac-simili delle schede elettorali svolsero anche una funzione educativa
perché resero possibile la partecipazione al voto anche a quanti non
avevano dimestichezza con il leggere e lo scrivere (allora era ancora alta
la percentuale di analfabetismo), meno ancora con il maneggiare schede
elettorali.
Noi
giovani e giovanissimi, oltre ad attaccare manifesti sotto la sorveglianza
(e la difesa, se occorreva. E occorreva!) di persone adulte, dedicavamo
almeno un’ora al giorno a distribuire volantini di propaganda elettorale
essenzialmente per le vie del centro e, quando richiesto, a dare
spiegazioni sui meccanismi di voto con i fac-simili.
Alcuni
volantini erano veramente deliziosi, come quello che ho cercato di
riprodurre qui accanto con tratti elementari: da un’immagine di
Garibaldi (preso a simbolo elettorale da Comunisti e Socialisti), veniva
fuori, per rotazione di 180 gradi, l’immagine di Stalin (“Vota
Garibaldi … e ti trovi Stalin”). Facevamo collezione di queste
propagande da spot televisivi, indipendentemente dai partiti che le
lanciavano. Un fumetto che parafrasava la storia di Pinocchio, con
personaggi identificati in politici italiani, era molto richiesto dai
ragazzini. A distanza di tanti anni posso sbagliare qualche personaggio e
ne chiedo scusa: De Gasperi era Geppetto, Pinocchio era il popolo
italiano, Togliatti e Nenni erano il Gatto e la Volpe, l’Italia era la
Fata turchina, Mangiafuoco era Stalin, e così via. Dall’altra sponda
comparve un fumetto con una contro-“liberazione dell’Italia” da
parte di “Garibaldi”, anch’esso molto richiesto dai ragazzi. E le
discussioni in famiglia erano frequenti e così nella scuola, animate ma
serene. Io poi avevo per compagno di scuola Mario Raucci- fratello di
Enzo, che aveva partecipato nel primo dopoguerra alle lotte contadine con
l’occupazione delle terre e poi divenne onorevole del P.C.I.-
agguerritissimo in quanto aveva frequentato o frequentava scuole del
partito.
Quante
animate discussioni tra noi! Ma siamo rimasti sempre amici e, terminate le
scuole, ci siamo incontrati sempre con gioia. |
Facevamo collezione di volantini,
indipendentemente dai partiti che li lanciavano, come quello che
ho cercato di riprodurre qui accanto con tratti elementari: da un’immagine
di Garibaldi (preso a simbolo elettorale da Comunisti e Socialisti),
veniva fuori, per rotazione di 180 gradi, l’immagine di Stalin (“Vota
Garibaldi … e ti trovi Stalin”). |