Carnevale
di Capua 2001 E’ morto Carnevale!…salute a noi! di Lorenzo Di Donato |
|
E’ morto! Zi’
Vicienzo, Carnevale, … è morto! …salute a noi!
L’abbiamo fatto vivere pochi giorni, giusto per scaricargli almeno una sera, sul malfermo groppone, le cartelle pazze dell’I.C.I., il massacro di Novi Ligure, la contravvenzione per sosta vietata, le già insopportabili diatribe tra Rutelli e Berlusconi, i rotocalchi con le foto di Taricone, le bistecche alla mucca pazza, la Casertana sempre più giù, i proiettili all’uranio (però impoverito!!!), la polemica sulla “Grande Reggia”, il conflitto d’interessi, il nuovo tasso dei mutui ormai inesistente, le noiose serate sanremesi sempre più chiacchierate che cantate, il marcio delle quindicenni sulle passerelle e non solo, il decennale scontro U.S.A.-Saddam, Belvedere di san Leucio si o no, la nuova terribile schiavitù delle donne afgane, le barricate per il Macrico day, i passaporti falsi di miliardari giocatori, le montagne di rifiuti solidi ormai arrivate in sala da pranzo,…. Allorquando zi’ Vicienzo non è più riuscito a sopportare il peso di tante iniquità, nazionali ed internazionali, ed insulsaggini locali, l’abbiamo irriso e processato, per poi, senza lasciargli alcuno scampo, condannarlo a morte, al rogo, perché le fiamme del suo corpo purificassero la nostra società ormai non più capace di interrogarsi con coraggio. E zi’ Vicienzo si è fatto ardere sul suo improvvisato catafalco, lì, al centro del vecchio ponte Romano di Capua, stanco di tutto e di tutti, senza protestare, neanche quando quel poco di corpo suo di paglia che le fiamme non avevano ancora divorato veniva scaraventato nel giallo Volturno, per tradizionale scaramanzia. Si è subito inabissato, carico com’era dei peccati dell’umanità. Neppure un ciglio aveva sollevato mentre si era alzata la nenia del falso compianto “Carnevale mio! S’i’ sapevo ca tu murive….” seguito dall’ultimo sguiato sfottò “… t’accirevo na coscia ‘e vallina!” e dall’osceno “Rall’ ‘a sotta! … E mammeta è pisciasotta!”. Era mezzanotte di martedì grasso 2001. La luna incominciava a perdere la sua battaglia contro le nuvole piovose che volevano gonfiare il sacro Fiume affinché i resti di zi’ Vicienzo si disperdessero più presto nelle acque azzurre del non lontano mare. Le maschere, non più baldanzose, si sfilavano dai volti di stanchi schiavi della festa. Le menti correvano al riposo, alla rigenerazione possibile, alla catarsi del pentimento, dell’astinenza, del perdono mediante l’unzione delle Sacre Ceneri: “Memento…., et in pulvere reverteris!”. |