Un Natale di tanti anni
fa (terza parte) Il Presepe “yemenita” e la “casetta della Befana” di Lorenzo Di Donato |
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Agli inizi degli anni 60 misi su famiglia e, con i figli, nacque anche … un nuovo Presepio, nella cui ideazione è sempre intervenuta mia moglie con inevitabili contrasti che, pur infine appianati, lasciavano sempre qualche traccia nello scherzosa, ma ricorrente, battuta “Nun me piace ‘o Presepio!” che ogni tanto veniva pronunciata da lei imitando la cantilena scontrosa di Nennillo Cupiello. Ma anche questo serviva a creare l’aria natalizia in cui i nostri figli sono cresciuti, tanto che oggi il nostro Presepio è moltiplicato per quattro, quanto i nostri figli, con buona pace dell’albero di Natale, che ha solo un posto marginale nel nostro e loro modo di ricordare la nascita del Salvatore. Dagli anni 70 il nostro Presepio è stato meno rispettoso della tradizione, pur non tradendola completamente, in quanto il paesaggio in cui si svolge la Sacra rappresentazione della natività è stato ideato sotto l’influenza dalle nostre esperienze turistiche e giustificato dall’universalità del messaggio salvifico della nascita di Gesù. Così l’anno del nostro viaggio in Egitto vide accanto alla Grotta un fabbro ferraio lavorare sotto il tendone della sua casetta cubica (fig. 1), riproduzione di quella che avevamo visto e fotografata alla periferia de Il Cairo. Un altro anno la Grotta fu da noi posta sotto la nostra riproduzione della yemenita Casa sulla Roccia (in fig. 2 l'originale nello Yemen, e in fig. 2 la riproduzione sul presepe) –anche il merletto mi servì per cercare di riprodurre i finissimi disegni di quella Casa - , mentre nell’anno seguente “i camini” della Cappadocia resero ancora più irreale il nostro Presepio e la Grotta trovò degno spazio in uno di essi. Ancora oggi i cammelli in legno di ulivo che comprammo a Gerusalemme accompagnano l’incedere dei “nostri” re Magi, che, se oggi passano accanto a un gruppetto di studenti delle Madrasse uszbeke intenti a discutere un passo del Corano –Dio ci perdoni- , nell’anno in cui andammo negli U.S.A., sfilarono davanti alle rovine dell’ “Old water- Mill” ( “il vecchio mulino ad acqua” (fig. 4)) da noi visitato a Plymouth.
Se così nella nostra famiglia è stata salvaguardata la tradizione presepiale, pur rinnovata e modernizzata con personaggi ed elementi di paesaggi derivanti da nostre nuove esperienze (sostanzialmente in carattere con l’introduzione di nuovi personaggi riprodotti dagli artigiani di via san Gregorio armeno, derivati da o copie di personaggi pubblici italiani e non), il desiderio di non rinunciare alla nostra vecchia Befana in favore di un rutilante Babbo Natale, sempre più invadente e … costoso, ha avuto vigore e sostanza da una creazione della fervida fantasia di mia moglie: la Casetta della Befana. La “Casetta della Befana” è oggi nota a quasi tutti i giovani casertani di età compresa tra 25 e 40 anni, in special modo se musicisti o amanti della musica, in quanto frequentatori abituali dei miei figliuoli, quindi della mia casa, e gioiosamente partecipi della festicciuola della presentazione della Casetta della Befana, ogni 6 gennaio, alle ore 18 circa, e questo da circa trentacinque anni. La Casetta della Befana -comprensiva di Befana con la scopa, camino, scalinata, legnaia, pozzo, carretto e giardino alberato- è fatta tutta di marzapane, caramelle, cioccolata, sfoglie di caramelle all’orzo, biscotti, liquirizia, e quanto sia dolce e mangiabile. Fu costruita, piccolina, la prima volta da mia moglie verso il 1965 per tenere buoni i bambini. Ma, visto che riusciva a divertirli ed ad impegnarli per molte ore, quando furono in grado di aiutarla nella decorazione la casetta divenne sempre più grande e, cresciuti i figliuoli, fu anch’essa attualizzata. Ad esempio la caduta del muro di Berlino fu ricordata con “il muro di Merlino” nel giardino della casetta; l’ “Old water-Mill” statunitense comparve anch’esso accanto alla casetta; il film “Jurassik park” fu salutato con uno stuolo di piccoli dinosauri che brucavano le foglie degli abeti … di pastafrolla. Naturalmente la casetta sopravvive solo qualche minuto alla sua presentazione, giusto il tempo di scattare una foto e poi, seguendo un ordine strettamente sorteggiato, ciascuno dei presenti mangia o si conserva un pezzo di essa. E Befane di marzapane, legnaie, dinosauri, pozzi e carretti -da gustare con gli occhi e col palato- entrano in altre case e ci procurano … altri graditi ospiti per l’anno successivo. Anche questa consuetudine,oggi, è rispettata sia da mia figlia sia dalle mie nuore, per cui, il 6 gennaio, la Casetta della Befana ha vita felice, anche se breve, in terra di Romagna oltre che qui da noi. Naturalmente siete invitati tutti alla festa della nostra Casetta della Befana. Ricordate la data e l’ora: 6 gennaio, ore 18 circa. E se non potete venire quest’anno, non mancate il prossimo anno. Vi aspettiamo. Con l’aiuto del Signore. P.S.: Le fasi di costruzione della Casetta della befana sono riportate e ben documentate nella rubrica Cucina Lorenzo Di Donato © Casertamusica.com - 2000
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