Liberi "Caput"
Di Pasquale De Marco

Liberi, un piccolo comune montano, a 25 Km circa da Caserta, era conosciuto già dai Romani, che ne facevano mèta preferita di villeggiatura e riposo. Il clima ottimale e il verde maestoso, le grotte e i sentieri di montagna, l'acqua limpida dei suoi numerosi ruscelli erano in sintonia con la bontà delle molte anime che lo abitavano. Gente semplice, umile ma intelligente ed operosa, edita soprattutto all'agricoltura e alla famiglia.

Fontana Lazzaro con i suoi alberi secolari, Monte Frigento, Monte Melito e la grotta di S. Michele, sono stati mète di turisti provenienti dalle grandi città, che qui venivano a ossigenarsi e a trascorrere ore di serenità, ravvivando l'umore e il turismo delle cinque piccole frazioni (Liberi ex Schiavi -Villa -Cese -Merangeli e Profeti).
Non sono mancati comunque intellettuali, scrittori, musicisti, imprenditori, giovani intraprendenti che purtroppo sono scappati, in cerca di lavoro, abbandonando il paese nativo, il paese del cuore alla mercé di altri che hanno avuto solo il merito di dividere il paese, e di incentivare la fuga verso posti più vivibili, non fosse altro per le strade impercorribili e per la mancanza ancora oggi di acqua necessaria alle comuni necessità giornaliere.
Oggi assistiamo quindi all'agonia di intere frazioni e ad una emorragia prevedibile ed evidente. Quei vicoletti stretti e angusti che una volta raccoglievano tanta gente e tanti bambini fanno oggi paura per il loro silenzio. Che tristezza, per chi come me ha vissuto la propria infanzia in questi luoghi. Che malinconia attraversare strade e viali deserti, case abbandonate e in decadimento. Il suono del "Campanone" che una volta richiamava a sé tanti fedeli, diffondeva nelle valli un messaggio di festa e di gioia, oggi ha un suono mesto e malinconico.

Gli emigrati sono finalmente tornati, ma senza figli e senza energie, quelle energie spese in altri paesi, e si accorgono che qui, non solo non è cambiato nulla, ma è stato distrutto ciò che una volta costituiva l'unica fonte di ricchezza: il verde, l'ambiente e la vita stessa.
Cosa accadrà fra trent'anni?
Chi resterà in questi luoghi ?
Ciò che oggi mi preoccupa di più è tuttavia l'indifferenza e l'impassibilità dei giovani di fronte a questi problemi, e non mi rendo conto se questo avviene per incoscienza o ignoranza.
Una cosa è certa: di tutto ciò dobbiamo ringraziare coloro che avrebbero dovuto pensarci e che hanno avuto l'"abilità" di distruggere in pochi anni un intero comune e con esso, i sacrifici di diverse generazioni, il futuro dei suoi stessi figli che, "secondo tradizioni borboniche consolidate", fra non molto, "Amministreranno cimiteri deserti ".

© Casertamusica - 2001