Reggia di Caserta: eventi
Caserta - Settembre 2022
Comunicato stampa
Dal 27 maggio all’11 settembre la mostra “Il piccolo
Principe. Giuseppe Sanmartino alla Reggia di Caserta”. L’esposizione è
realizzata con il contributo degli Amici della Reggia e allestita nella
Cappella Palatina del Palazzo Reale.
La mostra prende le mosse dal
rinvenimento, nei depositi del Complesso vanvitelliano nei primi mesi del
2021, del ritratto in marmo di un neonato a grandezza naturale opera di
Giuseppe Sanmartino, identificato con il Real Infante Carlo Tito di
Borbone, primogenito maschio del re Ferdinando IV e di Maria Carolina
d’Austria.
L’opera, sulla quale sono state condotte rigorose ricerche,
fu realizzata su impulso della regina Maria Carolina che, come voto di
grazia per aver dato alla luce nel 1775 il maschio che avrebbe assicurato
la continuità dinastica dei Borbone sul trono di Napoli, commissionò un
ritratto a grandezza naturale del neonato Principe Carlo Tito al primo
scultore del Regno, Giuseppe Sanmartino, il noto autore del Cristo Velato
della Cappella Sansevero. Il ritratto fu poi tradotto in argento per essere
dedicato a San Francesco di Paola, santo al quale la regina era
particolarmente devota. Perduto I’ex voto in argento, gli studi su
Sanmartino, pur registrandone l’esistenza, hanno considerato perso anche
l’originale ritratto. Oltre che dal raffronto stilistico con altre opere
dell’artista, come gli angeli reggicortina del monumento funebre a Filippo
di Borbone in Santa Chiara o quelli che compaiono accanto al cardinale
Agostino Sersale nel suo monumento dedicatorio nel Duomo di Napoli,
realizzati in quegli anni, l’attribuzione della scultura a Sanmartino trova
conferma negli inventari postunitari della Reggia di Caserta. Questi,
accanto alla descrizione come Putto dormiente, riportano proprio il nome
del maggiore scultore napoletano della seconda metà del Settecento.
L’oggetto risulta presente nelle collezioni della Reggia di Caserta almeno
dal 1879. Gli studi iconografici hanno indotto a escludere che possa
trattarsi di un putto o del Bambino Gesù e che debba più correttamente
identificarsi con un bambino dormiente, ispirato all’allegoria classica del
Sonno dell’Innocenza. Sottoposto a un accurato restauro nei laboratori del
museo, il Ritratto del Real Infante Carlo Tito di Borbone di Giuseppe
Sanmartino è la riscoperta attorno alla quale la mostra raccoglie opere di
varia natura, legate ai giorni che videro la nascita dell’erede al trono
del Regno di Napoli. L’esposizione diventa, così, l’occasione per
comprendere l’importanza dello storico evento, per analizzare i rapporti
dell’artista con la casa reale borbonica, per studiare altre opere finora
ignorate e a lui riconducibili e per analizzare i suoi ritratti – genere al
quale Sanmartino pur lavorò – di cui restano diverse tracce in opere di
alto pregio come il Ritratto di Livia Doria Carafa, Principessa di
Roccella, di collezione privata.
Il progetto espositivo, a cura di
Valeria Di Fratta e Tiziana Maffei, è stato definito con il contributo
scientifico di Rosanna Cioffi, Riccardo Lattuada, Pierluigi Leone de
Castris e Anna Maria Rao. Saranno esposti 26 oggetti d’arte provenienti da
musei italiani e collezioni private, tra cui opere di prestigiosi artisti
del Settecento come Liani, Celebrano, Diano, Fischetti e Batoni, del quale
sarà esibita l’Allegoria della morte dei due figli di Ferdinando IV e Maria
Carolina, realizzata nel 1780 per commemorare la morte della Principessa
Marianna e dello stesso Principe Ereditario Carlo Tito, morto nel 1778.
Una sezione digitale mostrerà opere conservate presso musei esteri, come il
Ritratto di Ferdinando IV e la sua famiglia di Franz Linder del
Kunsthistorishes Museum di Vienna (ora allo Schloss Hof) o il Ritratto
della Regina Maria Carolina con l’Infanta Maria Teresa di Giuseppe Bonito,
del Museo Cerralbo di Madrid.
In un ambiente multimediale appositamente
allestito sarà possibile osservare in dettaglio particolari ingranditi del
Ritratto del Real Infante a confronto con altre opere dello scultore
napoletano. Saranno, inoltre, raccontate le tecniche di analisi preventiva
eseguite sulla statua dai Dipartimenti di Scienze della Terra,
dell’Ambiente e delle Risorse, di Scienze Chimiche e Biologia
dell’Università Federico II di Napoli, e la metodologia applicata
nell’intervento di restauro conservativo effettuato nei laboratori della
Reggia di Caserta. L’esposizione accoglierà anche la riproduzione a stampa
3d del manufatto, realizzata dal CeSMA – “Centro Servizi Metrologici e
Tecnologici Avanzati” dell’Università Federico II di Napoli con il
contributo di Facto 3D.
Il catalogo della mostra, edito da Colonnese e
riccamente illustrato, ospiterà, tra gli altri, contributi di Giangiotto
Borrelli, Rosanna Cioffi, Almerinda Di Benedetto, Carlo Knight, Riccardo
Lattuada, Anna Maria Rao, Charles Beddington, Lucio Tufano.
Dal 1° luglio al 16 ottobre la Reggia di Caserta ospita la
mostra Frammenti di Paradiso. Giardini nel tempo alla Reggia di Caserta,
curata da Tiziana Maffei, direttore del Museo, Alberta Campitelli e
Alessandro Cremona.
Oltre centocinquanta opere tra dipinti, disegni,
sculture, arazzi, erbari, libri e oggetti d’arte e interpretazioni
contemporanee in dialogo tra loro per raccontare la storia del giardino nel
corso dei secoli.
Un caleidoscopio di rappresentazioni dal Rinascimento
ai primi anni dell’Ottocento che attraversano e interessano tutta la
penisola nella diversità di paesaggi, modelli culturali e stili di vita,
evocando, attraverso il contatto con la natura, l’Eden perduto a cui l’uomo
da sempre aspira.
I giardini dipinti o riprodotti mirano ad immortalarne
la bellezza fugace, a tramandarla nel tempo. Il rapporto tra giardino reale
e vivente e giardino tradotto in un linguaggio artistico è quanto mai vario
e percorre la storia della nostra civiltà, stimolando anche i visitatori in
un’attenta riflessione sulla tutela e la salvaguardia della natura che ci
circonda.
Lungo le grandi sale dell’Appartamento della Regina,
affacciate sull’incomparabile vista del Parco Reale con la scenografica via
d’acqua, in un allestimento suggestivo ideato da Lucio Turchetta con
Vincenzo De Luce, si snodano i sette temi che compongono la mostra.
Nell’articolarsi delle sezioni sono presentate numerose opere, in molti
casi inedite, provenienti da prestigiosi musei e istituzioni italiane ed
europee tra cui i Musei del Prado e Thyssen-Bornemisza di Madrid, il Museo
di Versailles, il Museo di Capodimonte, le Gallerie dell’Accademia di
Venezia, la Galleria degli Uffizi e Palazzo Pitti a Firenze, il Museo di
Roma, oltre a collezioni private, biblioteche e altri istituti pubblici,
come gli Orti botanici di Napoli e Portici. Tra i tanti artisti, del
calibro di Gaspar van Wittel, Claude Lorrain, Paolo Anesi, Pietro e
Gianlorenzo Bernini, Hubert Robert, Hendrick van Cleve III,
Jules-César-Denis van Loo, Giusto Utens, Joseph Heintz il giovane e altri
celebri vedutisti, un ruolo di spicco spetta naturalmente a Jacob Philipp
Hackert che tante opere ha dedicato ai giardini e ai paesaggi campani e
dell’Italia meridionale