Mariagrazia De Luca, la soprano casertana finalista a Sanremo Newtalent
Intervista in esclusiva
A cura di Maria Pia Dell'Omo
La città di Caserta ha molti figli d’arte, che si sono distinti nelle
varie discipline. Tra questi, uno dei nomi da tenere d’occhio nei prossimi
anni è quello di Mariagrazia De Luca, giovane soprano che, a meno di
trent’anni, era già allieva e pupilla del celeberrimo soprano procidano di
fama internazionale Maria Dragoni.
La De Luca, protagonista di concerti
lirici in prestigiosi teatri italiani (tra cui, il San Carlo) ed esteri,
vincitrice di svariati premi di settore, questa volta stupisce: buca lo
schermo, portando la tradizione classica in un contesto “pop”.
La sua
partecipazione a Sanremo Newtalent, raccontata con l’intervista che segue.
D. Mariagrazia, com’è stato per te qualificarti come finalista del
“concorso canoro nazionale più seguito per talenti emergenti”, peraltro,
per convocazione diretta?
Sicuramente inaspettato. Ho scelto di
rappresentare un genere del tutto obsoleto per un contest televisivo, la
lirica, portando un brano d’opera: “Vissi d’ arte” dalla “Tosca” di Giacomo
Puccini.
Ero in procinto di trascorrere una tranquilla serata ottobrina
in famiglia quando, scorrendo tra i post di Instagram, ho scorto un
annuncio in merito a un contest legato a Casa Sanremo:“Sanremo Newtalent.
Ero molto indecisa perché sarebbe stata la prima volta nel mio percorso
artistico in cui mi sarei avvicinata agli studi televisivi.
Mi feci
forza ed inviai il video per la prima selezione online, ma senza alcuna
pretesa di essere chiamata, visto il contesto non propriamente lirico.
Certo, mi sarebbe piaciuto “fare colpo” sulla giuria, composta da Devis
Paganelli, organizzatore del talent, Maria Teresa Ruta, nota conduttrice
televisiva, ed il M° Vince Tempera, importante direttore d’orchestra che,
insieme al M° Giuseppe Vessicchio, ha da sempre partecipato e dato voce
all’orchestra del Festival di Sanremo.
Inaspettatamente mi arrivò, dopo
qualche mese, la convocazione diretta alle audizioni nazionali, senza dover
passare attraverso le scremature intermedie e regionali.
Fui molto
colpita da questa comunicazione perché mi avevano selezionato tra i primi
80 talenti dopo aver ricevuto più di 6000 audio-video di prova.
Con
grande entusiasmo mi sono recata a Sanremo per la semifinale il 2 Marzo,
presentandomi con lo stesso brano del video che mi aveva portata fin lì, e
cantai “Vissi d’ arte”.
Date le lunghe selezioni, che sarebbero durate
fino al 5 Marzo, e la lunga mole di persone che si presentavano con cover o
brani inediti, non mi sarei mai aspettata che un genere così distante mi
avrebbe fatto guadagnare uno dei primi 12 posti in finale, eppure così è
stato.
Il 6 Marzo, in concomitanza della finale del festival, io ho
cantato di nuovo a Casa Sanremo e ho ricevuto i complimenti del M° Tempera
per la performance e l’audacia nel portare un brano di tale difficoltà,
poiché la linea musicale e quella melodica si incastrano grazie alle
armonie, ma non combaciano nella progressione delle note e canto e melodia
seguono (almeno apparentemente) percorsi differenti, per cui si è dato
valore allo studio, all’impegno ed alla vocalità, a detta del
maestro,“molto importante e pastosa nel timbro”.
È stata una magnifica
esperienza che mi ha permesso di conoscere nuovi artisti di ambiti
disparati del mondo musicale e grandi professionisti che hanno compreso il
messaggio che io volevo portare a Sanremo.
Il mio intento è quello di
aiutare la lirica a riemergere sugli schermi e far arrivare il mio canto
non solo dai palchi ai loggioni dei vari teatri. ma anche al grande
pubblico della televisione.
Tutto questo per ricordarci sempre che
l’opera è un patrimonio unico e inestimabile, una punta di diamante
appartenente alla tradizione italiana; tutto parte dall’opera e la grande
tecnica del canto lirico è alla base del percorso di studi di un buon
cantante, che, a quel punto, assimilate le norme basilari, può scegliere di
cantare qualsivoglia genere di stile.
D. “Roma non si è fatta in un solo giorno”. Quale percorso di studi ti
ha condotto fino a qui? Ci sono stati dei maestri importanti nel tuo
percorso di maturazione professionale?
Ho iniziato giovanissima a
cantare avvicinandomi al pop e alle grandi interpreti della storia della
musica leggera (Whitney Houston, Celine Dion, Mina, Giorgia, Aretha
Franklin, Mia Martini, etc.).
Passando poi attraverso il musical e il
gospel, sono approdata alla lirica all’età di 19 anni e mi sono innamorata
di questo mondo così antico, ma così moderno per ciò che vuol trasmettere.
Il melodramma è ricco di antichi ideali, che poi sono sempiterni. Di
valori di cui si parla poco, ma che penso ancora esistano e sopravvivano
alla storia dei popoli, nei suoi corsi e ricorsi.
L’amore, la dignità,
l’ onore, il coraggio, la forza di eroi ma, soprattutto, di eroine che
animano le varie opere sono i sentimenti che emergono spesso nell’opera (in
particolare quella ottocentesca).
Era uno studio totalmente differente
da ciò che avevo fatto fino ad allora, non si trattava solo di assimilare
una nuova tecnica vocale (estremamente complessa e fondamentale perché alla
base di qualsiasi carriera volta al teatro lirico), ma anche scenica,
perché per ogni ruolo da affrontare c’è un lavoro importante di
approfondimento sia dal punto di vista del contesto storico che
dell’immedesimazione nel personaggio che si vuol rappresentare.
Oggi
devo molto varie importanti personalità del mondo dell’opera tra cui il M°
Maria Dragoni, soprano drammatico di agilità, ed il M° Giovanna Casolla,
soprano Falcon, entrambe di grande fama e punti di riferimento, ognuna nel
suo repertorio, del belcanto.
Altri importanti maestri ed amici che
hanno influito molto nella mia crescita professionale sono Maurizio
Iaccarino, eccelso pianista e spartitista,ed il M° Carmine Monaco D’
Ambrosia, noto baritono in carriera. Ho avuto modo di perfezionarmi,
inoltre, seguendo varie Masterclass con molti maestri e nomi d’ eccellenza
tra cui il soprano Mariella Devia ed il celeberrimo direttore d’orchestra
Riccardo Muti.
Posso affermare con grande convinzione che questo
percorso sia tutto un divenire, un lavoro certosino su se stessi che
dev’essere eseguito meticolosamente ogni giorno perché non si smette mai di
studiare.
D. L’emozione più forte provata sino ad ora sul palco, ti va di
raccontarcela?
Ne ho provate molte, sicuramente tra le più belle
esperienze cito la mia Manon Lescaut in Germania. Un debutto del tutto
inaspettato perché ero partita da Caserta come cover del ruolo principale
(perché nei teatri all’ estero i cantanti sono dipendenti fissi del teatro
e non sono itineranti come in Italia). Mi recai a Flensburg (vicino
Amburgo) con l’ intenzione di sostituire, qualora fosse stato necessario,
il soprano che era da anni in pianta stabile nel teatro Statale.
Per
una fortuita combinazione, mi ritrovai a dover cantare per tutto il corso
delle prove (sia musicali che sceniche) e all’ante-generale vidi il soprano
che sostituivo tornare in scena.
Nonostante non fosse una cosa proprio
corretta, la regola prevedeva che chi cantava all’ante- generale e alla
prova generale avrebbe poi cantato la Première e le recite successive.
Il giorno della generale, mentre preparavo le valigie, perché credevo sarei
partita nel pomeriggio, mi arrivò la telefonata della mia agenzia che si
congratulò con me perché avrei cantato alla generale e sarei andata in
Première (cosa molto prestigiosa perché alla Prima partecipano tutte le
testate giornalistiche con i vari critici).
Fu una grande gioia per me
e ricordo che mi ritrovai in clima di scetticismo iniziale, legato al fatto
che il pubblico si aspettava che cantasse l’ altro soprano (che ormai era
conosciuto per i vari anni di servizio stabile in quel teatro). Si
riscontrava, inoltre, un forte sbigottimento dovuto alla mia età poiché
avevo solo 29 anni e cantare un’ opera così complessa come Manon Lescaut in
debutto assoluto a quell’età poteva rappresentare un rischio e la cosa
lasciava molto perplesso il pubblico. Questa sorta di pregiudizio, però, fu
il mio grande sprone perché a quel punto la sfida sarebbe stata più grande
e diedi tutta me stessa per interpretare ( sia vocalmente che scenicamente)
questo personaggio così complesso e distante da me caratterialmente (poiché
molto materialista e opportunista) e alla fine l’ emozione più grande fu
vedere in piedi tutto il pubblico che mi ha reso onore con un applauso
durato più di 20 minuti a cui fece seguito il plauso dei colleghi nel foyer
in cui ricevetti i complimenti del direttore d’ orchestra e del direttore
artistico, e le critiche furono più che positive.
Un’ altra grande
emozione l’ ho vissuta quando cantai la Turandot al Real Teatro San Carlo
di Napoli, il “mio” teatro in cui ho iniziato ad inseguire questo sogno. Un
grande successo e l’emozione di cantare in uno dei teatri più importanti al
mondo e di essere ascoltata non solo dal pubblico napoletano, ma anche da
amici e familiari, che mi hanno sempre seguita e supportata, proprio lì
dove tutto ebbe inizio.
D. Qual è stato il ruolo che hai preferito interpretare in assoluto
sino ad ora?
Ho amato molto Santuzza, la siciliana sedotta e delusa
da Turiddu, che l’allontana per un’altra donna. Ho amato la forza di questo
personaggio, il dolore della vergogna che la porta a doversi piegare orante
ai piedi dell’amato, supplicandolo di non abbandonarla al suo destino, e
l’orgoglio che poi la porta alla vendetta, ma di cui subito si pente perché
buona di cuore.
Una donna che parla di onore e di dignità in un
contesto in cui le donne venivano mortificate e che difende il suo ruolo e
la sua dignità con la forza di una guerriera che sa cedere al sentimento,
ma allo stesso tempo combatte per non essere schiacciata dal grave peso
della società legata ai dogmi di una Sicilia dell’800 verista.
D. Caserta, città in cui vivi, è stata la prima a vederti calcare le
scene? Cosa suggeriresti a una persona giovane con la tua stessa devozione
al bel canto che desidera farne la sua carriera e che viene dalla tua
stessa città?
Caserta è stato il posto in cui ho iniziato ad
avvicinarmi alla musica, a partire dalla scuola salesiana, in cui il mio
professore di musica, il M° Romeo Saudella, ha scoperto il mio talento per
il canto spronando sia me che la mia famiglia a farmi perseguire il sogno
di una carriera musicale.
Ho organizzato alcuni concerti nella mia
città, anche se spero che in un futuro si riesca a dare maggior spazio
all’arte classica e una più significativa pubblicizzazione dei vari eventi
per far sì che le persone del posto possano conoscere gli artisti che la
loro terra così generosamente genera.
Il mio consiglio ai giovani è
quello di non demordere davanti alle difficoltà e di studiare tanto perché
solo con l’impegno e la dedizione il talento ha la possibilità di emergere
e perfezionarsi e, prima o poi, con grande pazienza e forza di volontà, i
frutti del proprio lavoro arriveranno.
Per seguire le attività del soprano De Luca, rimandiamo alla sua pagina
artistica:
https://www.facebook.com/MariagraziaDeLucaOfficial