Una sera con Lucio Turco
Intervista ad un "valoroso" batterista - agosto 2020
Articolo di Ferdinando Ghidelli
Come a volte accade, una cena tra amici, nei discorrere del più e del meno, può trasformarsi in una vera e propria intervista. Lucio Turco, amico di vecchia data, valoroso batterista da molti anni operante sulla scena nazionale (e legato affettivamente a Caserta dove soggorna più volte durante l’anno), sia in campo jazzistico che in altri ambiti musicali, si è gentilmente prestato a rispondere alle mie domande e quindi a ricordare i momenti salienti di una carriera che vanta importanti collaborazioni musicali, quali quelle di Romano Mussolini, Irio De Paula e Massimo Urbani.
D: Come iniziano le tue prime esperienze musicali?
R: Le mie prime
esperienze le ho avute a Bari suonando in gruppi locali, città nella quale mio
padre fu trasferito per motivi di lavoro, in quanto noi siamo originari di
Salerno. Ricordo che agli inizi degli anni '80, ad un festival jazz a Martina
Franca, ebbi un incontro significativo con musicisti affermati (Giorgio Gaslini,
Andrea Centazzo, Giovanni Tommaso ed un giovane promettente Massimo Urbani).
Legai subito con quest'ultimo, al punto tale che volle darmi appuntamento a Roma
in un noto locale dell'epoca: Il Folk Studio. Dopo qualche tempo mi recai nel
luogo prestabilito, ma Massimo non si fece trovare. Per me fu ugualmente
stimolante perchè in quel locale si suonava jazz ad alti livelli con musicisti
importanti quali Mario Schiano, Giancarlo Schiaffini e Maurizio Giammarco. Poi
una sera incontrai, finalmente Massimo Urbani che fu molto contento di vedermi.
Da quel momento è iniziata una duratura collaborazione musicale che mi ha
permesso di fare numerosi concerti insieme a lui. In pratica è stato lui ad
introdurmi nell'ambiente romano. Quasi contemporaneamente conobbi Pepito
Pignatelli che era il titolare del famoso "Music Inn", un'altro locale nel quale
si suonava jazz. Pur di stare a contatto con i grandi musicisti stranieri ed
italiani che ogni tanto passavano per quel luogo, mi adattai a fare le pulizie
nel locale. Ricordo tra i molti Chet Backer, Sal Nistico, Dexter Gordon ed
altri. Poi, una sera, Pepito Pignatelli si fece trovare ubriaco prima di un
concerto in cui doveva accompagnare (era batterista) proprio Dexter Gordon. La
moglie di Pepito propose me ad uno scettico Gordon. Suonammo, per prova, un
blues nel quale mi limitai ad accompagnare con semplicità e linearità i solisti.
Piacqui e quindi fui ingaggiato per tutto il concerto. Da quel momento è
iniziata una carriera che mi ha portato a suonare con molti grandi del jazz. In
effetti sono considerato un ottimo accompagnatore, cosa particolarmente gradita
da gran parte dei musicisti jazz. Il mio punto di riferimento è stato sempre Max
Roach, un musicista che faceva suonare i tamburi quasi come delle note.
D: Puoi illustrarci brevemente altre collaborazioni musicali che hai avuto?
R: Svolgendo questa professione ho incontrato molti musicisti, negli ultimi
dieci anni della sua vita ho collaborato stabilmente con Irio De Paula. Una
grandissima esperienza sia musicale che umana. Lui apprezzava molto il mio modo
di suonare la bossa nova e pur non essendo io un "sambeiro" riuscivo comunque a
ben seguirlo nel suo caratteristico timing brasiliano. Irio, nel 1974 venne in
Italia al seguito di Ella Fitzgerald, per suonare al Festival di Pescara e da
allora non si è mosso più dall'Italia. Un' altra esperienza importante è stata
quella con Romano Mussolini, musicista che, le prime volte, mi chiamava per
sostituire il suo batterista Picci Mazzei, batterista argentino. Con il tempo il
nostro rapporto si consolidò tanto da potermi quasi considerare come un suo
figlio. Da lui ho imparato tantissimo. Altri musicisti con i quali ho
collaborato sono stati Marcello Rosa, Danilo Rea ed ultimamente Gianni Sanjust e
Riccardo Biseo.
D: Volendo tracciare un bilancio della tua carriera, cosa ti sentiresti di
dire?
R: Posso dire di essere stato fortunato sia di aver conosciuto e sia di
aver accompagnato tanti grandi musicisti. Il jazz è sia la mia passione che la
mia professione
D: Concludendo, come vedi la situazione del Jazz oggi in Italia?
R:
Attualmente ritengo, che rispetto al passato, è diventato molto difficile
trovare ingaggi. Suonano solo i grandi, questo perchè il jazz è stato confinato
sempre di più a musica di nicchia. Ciò è dovuto, soprattutto, alla grande
ignoranza che si nota in giro. Inoltre bisogna dire che personaggi importanti
che prima lavoravano nella televisione nazionale, come ad es. Adriano
Mazzoletti, non sono stati sostituiti, per politiche aziendali, da altrettanti
personaggi preparati. La loro scomparsa “mediatica” ha lasciato un grande vuoto,
non colmato, nel settore) Pertanto il Jazz è quasi scomparso dai mass media. Con
l'avvento delle televisioni commerciali si è ulteriomente aggravato il fenomeno.
Una volta i grandi raduni erano a titolo gratuito mentre con i tagli alle spese
realizzati dai vari governi in questi ultimi anni, molte manifestazioni sono
sparite oppure sono state proposte a pagamento. Questo è un discorso che, però,
ci addentrerebbe in ragionamenti politici che esulano dal tema di questa
intervista e soprattutto, in questo momento, abbiamo altri impegni seri: è ora
di cena!
Ringraziamo, per la piacevole chiacchierata e per la disponibilità, Lucio ed
alla prossima.....