Collettiva d’arte "Oblio Memoria"
Capodrise (CE) - Dal 9 marzo al 6 aprile 2019
Comunicato stampa
Dal 9 marzo al 6 aprile, collettiva
d’arte "Oblio Memoria" a cura di Michelangelo Giovinale, Al PalArti di
Capodrise con Liberatore, Luccioli, Donnarumma, Capasso, Natale, Rao,
Gagliardi ed Alfano
Vernissage: 9 marzo, ore 18:30
L’uno contro l’altra, l’uno come l’altra. L’oblio è un
filtro sottile, un confine labile, che retrocede all’infinito verso un
inafferrabile orizzonte; un vuoto che inghiottisce la memoria di ciò che non
abbiamo saputo strappare dalla forza disgregatrice del tempo. Al contrario, se
vi fosse solo la memoria, la vita sarebbe schiacciata, soffocata nell’abbraccio
equivoco, per non dire mortale, del tempo passato. Costretti a ricordare! Siamo
abituati a pensare che oblio e memoria si escludano; in realtà, l’uno non può
vivere senza l’altra, in un eterno rapporto dialettico. Una relazione che non ha
soltanto una connotazione binaria, ma sfumature, ambiguità. Un gioco fra le
parti inesorabile e infinto.
Il mito di Lethe rimanda all’acqua che
scorre fra due distinte sponde: il fiume degli inferi, su cui Caronte
traghettava anime, che può tanto invogliare tanto respingere il passaggio.
Un’acqua che si offre all’oblio erodendo gli argini della memoria, fra
dissoluzioni e ristrutturazioni, infrangendosi al suolo, disciogliendo la forma
del tempo e rimodellando il precedente, in un forse nuovo e più incerto profilo.
È la mutevolezza del ricordo nel suo svanire che accomuna la ricerca artistica
di Nicola Liberatore, Massimo Luccioli, Giovanna Donnarumma, Francesco Capasso,
Annamaria Natale, Francesca Rao, Maria Gagliardi ed Elio Alfano, che si
inoltrano, intrecciandosi con il passato, nell’esperienza artistica del ricordo.
Dal 9 marzo al 6 aprile (vernissage: 9 marzo, alle 18:30), al Palazzo delle Arti
di Capodrise, gli otto artisti, in una collettiva curata dal critico d'arte
Michelangelo Giovinale, si interrogano su “L’oblio, nel gran teatro della
memoria”. Un’indagine nel nostro tempo, fra memorie individuali e collettive,
fra incertezze identitarie ed esistenziali, ponendo lo sguardo
nell’intercapedine che separa memoria e oblio, rapporto ambiguo tanto complesso
che interessa non solo il singolo ma l’insieme di più individui di una
collettività, nella frequentazione con il tempo passato e nella relazione con il
mondo moderno. La memoria è sempre un campo di battaglia: lascia spazi aperti,
di pozioni diverse, in cui si sceglie, come nelle memorie manipolate, di
ricordare o di far ricordare qualcosa, e in ciò stesso, di obliare
qualcos’altro, ripulendo gli archivi, sovrapponendo, esternalizzando memorie di
immagini e di ricordi altri, in un diverso contesto, alternandone lo spazio e il
tempo in un amalgama indistinto di vero e falso.
«Su di un versante – rivela
Giovinale – si colloca la ricerca di Nicola Liberatore e Maria Gagliardi, che si
avvalgono del vissuto dei materiali, recuperati al tempo, fra memorie sacre e
personali, entrambi manipolandole. Liberatore attraverso antichi tessuti, garze,
pigmenti d’oro mescolati in purezza nelle trame di pizzi, veli. Un recupero
antropologico, di una memoria che è anche la sua storia, dei suoi luoghi.
Gagliardi, attraverso un’anamnesi intima, svelando o obliando reminiscenze
personali, cancellando volti su foto di scolaresche d’epoca e,
provocatoriamente, riponendo bottiglie all’interno di teche, elementi utili alla
conservazione e alla resistenza del logorio del tempo. Di altre materie, Massimo
Luccioli, che raccoglie nella sua scultura antiche memorie del passato,
arcaiche, di terra e di fuoco, come le polveri rosse della sua Tarquinia,
aderendo a pratiche e memorie di antiche civiltà. Fra spiritualità e mito si
colloca, invece – aggiunge il curatore –, Giovanna Donnarumma: il suo è un atto
creativo che si consuma poeticamente come liturgia di un rito sacro. Un fare
arte che diviene esercizio interiore di purificazione, in attesa del “mio ultimo
giorno” fra ciò che resta della memoria e del suo passaggio nelle acque
dell’oblio. Francesco Capasso, Annamaria Natale, Francesca Rao, ritrovandosi su
un unico versante installativo, incrociano linguaggi differenti. Citazioni
fotografiche, ritrovamenti casuali di oggetti personali, collage di carte
veline. Si muovono fra reperti di memoria, reali e immaginati, in un orizzonte
di polveri indefinite, come le opere a parete, dove ambigui profili cromatici
disegnano memorie mutevoli di immagini inafferrabili, manifeste di un tutto e un
niente. La memoria nel suo passaggio verso l’oblio, come in un setaccio,
trattiene qualcosa. Scarti, fra residui confusi di altri. È l’opera di Elio
Alfano – conclude Giovinale –, una pittura d’impeto, gestuale. Una memoria
intermittente, che restituisce al reale solo parti di un ricordo, obliandone
altri, nel fondo bianco della tela».
La vera memoria, scriverà Adorno, è
quella che apprende dal passato, per evitare che le tragedie possano ripetersi.
Viviamo nell’era della memoria selettiva, che impara acriticamente da un tempo
passato per assolvere al presente; nell’era meccanicistica delle acquisizioni.
Richiamiamo in vita spettri, obliandone altri, con lo scopo di rendere
invisibili quelli presenti. La consulenza editoriale e strategica è del
giornalista e comunicatore Claudio Lombardi. Il coordinamento, della storica
dell’arte Rosa Bencivenga. Ingresso gratuito. Info: 3245583137.