Un’estate da Re: Madama Butterfly di Giacomo Puccini

San Leucio (CE) -  21 luglio 2018

Articolo e foto di Giuseppe Balducci ed Anna Di Nuzzo

Sabato sera, nell’ambito della rassegna artistica “Un’estate da Re” che per la prima volta in questa stagione ha avuto luogo nel cortile del Belvedere di San Leucio, Caserta ha aperto le braccia all’Opera lirica Madama Butterfly di Giacomo Puccini.
Madama Butterfly è un'opera in tre atti ispirata al breve racconto omonimo di John Luther Long e definita nello spartito e nel libretto "tragedia giapponese".
La vicenda si svolge a Nagasaki, in epoca contemporanea, in un Giappone ricco di fascino, incanti e misteri e fonte di attrazione culturale nell’alta borghesia e negli ambienti aristocratici europei.

Puccini era fortemente convinto della validità del soggetto esotico e del potenziale espressivo della geisha sedotta, abbandonata e suicida. Per musicare il dramma si documentò minuziosamente sulle musiche, gli usi e i costumi del Giappone; per fare ciò si avvalse della collaborazione di Sada Yakko (una famosa attrice) e della moglie dell'ambasciatore giapponese in Italia.
La prima, tenutasi alla Scala di Milano, il 17 febbraio 1904, fu un fiasco e ciò porto Puccini ad apportarvi alcune migliorie.
Ciò a cui abbiamo assistito ieri sera, invece, è stato un vero e proprio miracolo artistico, dove una trama risalente ai primi del Novecento risulta pienamente attuale e vivibile ai giorni nostri, eventualmente traslata e sovrapposta a realtà più moderne. Le vicende di un’adolescente inesperta della vita, sedotta dalle promesse iperboliche di un uomo e poi abbandonata per un’altra, può trovare facile riscontro nella realtà quotidiana.
Proprio come in un film moderno, quindi, la colonna sonora, suonata dal vivo dall’Orchestra Filarmonica Salernitana “Giuseppe Verdi” e dal Coro del Teatro dell’Opera di Salerno, ha reso perfettamente tutti i vari passaggi della vicenda, sfiorando con leggerezza ed allegria gli entusiasmi iniziali per passare gradualmente dal dubbio all’ansia dell’attesa del ritorno fino alla tragedia finale.
Anche da un punto di vista scenico il palco, inizialmente pieno dei colori dei Kimono delle geishe, si è andato via via scurendo con luci più cupe, poi romantiche (con un bellissimo ventaglio gigante, lanterne e fiori a terra), fino al buio di una stanza chiusa in cui Cio Cio-San decide di morire. La scenografia ha realizzato una scena essenziale e stilizzata, quasi un giardino zen, dove pochi elementi contribuiscono a creare quell’atmosfera orientale necessaria alla piena comprensione del dramma. La casa di Butterfly, cuore dell’azione, è disegnata con spoglie canne laccate e pareti di carta, a creare una sorta di ‘Torii’ (tempio tradizionale giapponese) consacrato all’amore della fanciulla per Pinkerton.
Pur riconoscendo l’immensa bravura di tutti gli artisti, ad esempio durante la suggestiva scena del coro “a bocca chiusa” sostenuto dal solo accompagnamento della viola d’amore, è stata eccelsa la prova dei veri protagonisti, sopra tutti il soprano Hui He (Madama Butterfly, Cio Cio-San), lineare, espressiva, essenziale quanto efficace nel manifestare i propri più intimi affetti.
Anche il tenore Piero Giuliacci (F.B. Pinkerton) ed il basso-baritono lirico Carlo Striuli (Sharpless) hanno scatenato il tripudio della folla a fine spettacolo proprio grazie alla loro potenza vocale, espressività mimica e dizione chiara di ogni parola cantata.
Unica pecca nell’organizzazione della serata è da individuare nella mancanza di uno o più schermi su cui proiettare il libretto con i testi oppure, più semplicemente, dei libretti in dotazione su ciascun posto con conseguente necessità da parte di quasi tutto il pubblico di tenere i cellulari accesi con il testo per poter seguire la trama a discapito dell’immersione nell’opera.
Complessivamente lo spettacolo è stato emozionante e, in alcuni momenti, al punto da provocare commozione o brividi, e tutto grazie alla maestria dell’Orchestra diretta da Francesco Rosa e del Coro diretto da Francesco Aliberti.

Consulta: Un'estate da Re: il programma

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