Personale di Ivano Troisi "Prima"
Caserta - dal 7 aprile al 20 maggio 2018
Comunicato stampa
Galleria: Nicola Pedana arte contemporanea, Piazza Giacomo Matteotti, 60,
Caserta
Curatori: Testi in catalogo di Luca Beatrice e Alessandra
Troncone
Inaugurazione: Sabato 7 aprile ore 18:30 - 21:00
Durata
evento: 7 aprile / 20 maggio 2018
Prima (per Ivano Troisi)
Prima c’era la terra, l’albero, la polvere, le foglie secche cadute.
Per
Ivano Troisi il fare artistico è ricerca del sé attraverso quelle cose
rilasciate come frammenti, alle quali difficilmente prestiamo attenzione. Sono
resti non trovati, ma cercati, esatto contrario del paradigma picassiano.
Le
matrici ispiratrici sono chiare ed evidenti: Arte Povera e Land Art. Entrambe
però svuotate dal monumentalismo e dall’inseguimento dell’impresa titanica,
frutto di quella tensione utopistica che il nostro tempo ha lasciato per strada.
Non ci sono tronchi giganteschi da trasportare né paesaggi da modificare, non è
necessario attraversare un lago salato e neppure affrontare un deserto di rocce.
Basta guardarsi intorno, fiutare quelle tracce minime che compongono il nostro
universo quotidiano, dove semplice non vuol dire affatto banale.
E c’è poi
un’altra questione legata all’anagrafe. Troisi ha trentaquattro anni e quando ha
cominciato a lavorare attivamente nel mondo dell’arte, l’economia mondiale era
già entrata nella più aspra crisi del dopoguerra, trasformatasi in lunga
recessione. Ciò ha avuto un effetto non indifferente nel modus operandi di
questa microgenerazione nata tra fine anni Settanta e metà Ottanta. Un tempo si
sarebbe detto “fare della precarietà un’estetica”, oggi possiamo certamente
mettere a fuoco la mutazione poetica di artisti che, consapevoli di ciò che
stava accadendo loro intorno, hanno eliminato dal linguaggio alcune parole
sostituendole con altre. Al posto di impantanarsi sul costo di produzione si è
dato maggior spazio alle tecniche del riuso. I materiali aulici sono stati
sostituiti da altri più poveri eppure più ricchi, se si riflette quanta storia
si porta con sé un oggetto abbandonato, eroso e consumato dal tempo. La
fragilità si è trasformata in forza. Arte di racconti brevi, frammentari, short
stories ben più convincenti dell’ambizione al Grande Romanzo che poi non arriva
quasi mai. E, non ultimo, un nuovo concetto di spazio; non più il trionfalismo
dell’installazione sovradimensionata al centro della sala museale, ma brevi
interstizi decentrati, al limite dell’impercettibilità, poggiati con
discrezione, sculture senza piedestallo, fogli di carta smarginata, tranches che
sfuggono dall’idea di completezza a sottolineare che è l’esperienza del vissuto
la traccia più autentica a muovere il lavoro dell’artista.
Belli i titoli
delle opere di Ivano Troisi (diffido dei senza titolo perché le persone e le
cose care hanno sempre un nome). Nel vento, ispirato al movimento delle foglie
secche sugli alberi nel giardino della Reggia di Caserta; Ricordo, la memoria
che va a una camminata, una passeggiata dove annusare e raccogliere le tracce;
Prima, il lavoro più importante, una colonna di castagno scolpita in dieci
sezioni e poi ricomposta, tentando così di restituirla alla condizione iniziale.
Mi scrive Ivano, “Prima racconta di questo castagno che ormai solo, strappato
dalla natura, ricorda i suoi simili che ancora vivono nel bosco e ogni sezione è
scavata su di un lato come un ricordo impresso, una cicatrice”.
Nato a
Salerno nel 1984, Troisi non ha dovuto affrontare lunghi viaggi per riportare
tutto a casa. Imparare a guardarsi intorno, mappare l’esistente, conoscere il
proprio giardino, scoprirne le sfumature e i segreti, significa avere l’occhio
vigile e allenato al mondo. Un mondo che c’è sempre stato. Ci siamo noi, ma lui
c’era anche prima.
Luca Beatrice