Toros

Pittura in verticale

 

Mostra “La libertà del segno tra pittura e simbolo” di Mimmo Petrella

Caserta - dal 27 maggio al 15 giugno 2017

Comunicato stampa

L’arte di Mimmo Petrella si coglie nella sua profondità nel raccordo tra simbolo e segno. L’assetto simbolico dell’opera è prospettiva ideale, introduzione prospettica, anche sul piano intuitivo e allusivo ( le ali e recentemente la sagoma del toro e più in generale la struttura stessa dell’opera e persino la sua incorniciatura). Ad esso corrisponde una dimensione più interna, informale ed astratta, in cui si coglie il nesso profondo tra segno e senso, tra vedere e sentire. Nella sagoma l’artista esemplifica di fatto un progetto mentale, cui si lega un orizzonte psicologico e altresì emotivo, a cui affida l’analisi più intimistica, più libera, maggiormente legata alla sua esistenza, al suo narrarsi e narrare. Un narrare che non è solo intuizione, segno, ma anche cultura. Petrella recupera infatti nel suo lavoro il riflesso di una attenta lettura della storica tradizione pittorica. Alcune temperie cromatiche, ad esempio, rimandano alla pittura partenopea del Sei-Settecento, dall’artista lungamente studiata. Conservando però la proprietà del suo segno, carico emotivamente e libero, pensato nella tensione estrema dello sguardo, come riflesso di una forza interiore. Qui Petrella ritrova la sua vera natura. Alcuni suoi sviluppi pittorici, come quelli che si leggono all’interno delle “Ali di poeta” si legano ad un segno gestuale e visionario, eppure calibratissimo sul piano estetico, ad una tensione informe che nasce dalla cultura del passato e si riversa nel presente, recuperando nella immediatezza del segno una riflessione interna del colore, dello spazio, della forma. Una riflessione cui non è estranea una progettualità modulare, come testimoniano molte sue opere realizzate componendo quadri più elementari, nell’intento di dare all’insieme un assetto linguistico. Qui Petrella si rivela artista di forte e autentica natura pittorica. Quella stessa che oggi recupera in queste sagome che variamente compone a decifrare ancora il legame tra una simbologia esteriore ed una più interiore. Una sagoma- simbolo, quella odierna del toro, che nel culto dell’antico riverbera nel suo interno un mondo magmatico di cui, nel tumulto del presente, l’artista si fa interprete raffinato e impulsivo.
Giorgio Agnisola.

Unusual Art Gallery, Via Maielli, 45, Caserta

BREVE SCHEDA BIOGRAFICA.

Mimmo Petrella nasce ad Acerra nel 1948, allievo di Carlo Striccoli all’Istituto Statale d’Arte “Palizzi” di Napoli nei primi anni sessanta, e successivamente di Domenico Spinosa presso l’Accademia di Belle Arti della stessa città, a metà anni settanta è docente di pittura presso lo stesso Istituto "Palizzi”, insieme a Caiati, Desiato, De Siena, Pappa, Waschimps ed altri. Chiuderà successivamente poi la sua carriera scolastica come docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Cardito.
Sin dai primi anni sessanta si dedica alla pittura con grande passione, mostrando in quegli anni grande interesse per i colori e il segno intrigante di Van Gogh. Successivamente subisce il fascino del Surrealismo e soprattutto poi della pittura gestuale, mostrando una particolare ammirazione per i pittori Cobra; e ancora per De Kooning, Gorky, Crippa, Vedova, Burri, Rauschenberg, Johns, Warhol e persino della spontaneità graffiante dei segni di Basquiat. Nel 1996 dà inizio alla poetica delle ali, costruisce nella sua campagna di via Varignano Acerra, di propria mano, una struttura in legno e lamiere con copertura a capriate, una casa in sostanza, dalle dimensioni di metri 4x6 per 3,70 di altezza, denominata poi da Giorgio Agnisola “Casa del vento” per il fatto che le ali sospese ai fili, sotto l’azione del vento, nel battere l’una contro l’altra determinavano un sonoro ticchettio . Realizza circa 200 ali in compensato di varie dimensioni, le colora e le sparge per i campi, immaginando che siano le ali perdute dai tanti Icaro nel mentre valicavano i cieli dei loro sogni e dei loro ideali. Le raccoglie come se le avesse trovate per caso e le colloca all’interno della casa, rivestendo con esse pareti e soffitto e sospendendole a fili di nailon, colora i mobili sistemati all’interno sovrapponendo le scritte: ”Ali mute ali anonime”, colora lo stesso letto in omaggio al letto di Rauschenberg, aggiunge alcune mascherine in alabastrino sospese a fili, (mascherine di chi? Forse di quei poeti, scrittori, pittori o comuni sognatori che incontri per strada tutti i giorni ai quali le ali stesse sono appartenute o appartengono). L’impatto traumatico con la realtà, determina in sostanza la crisi degli ideali, la perdita delle ali , perché il mondo non è ancora migliorato, tuttavia, non deve essere la fine, bisogna tenersi le ali sulle spalle e continuare a volare.

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