Andrea Donaera, il poeta dagli “Occhi rossi”, al Jarmusch Club
Caserta - Dicembre 2015
Articolo e foto di Maria Pia Dell’Omo
Si è da poco concluso il tour campano di “Occhi rossi”, raccolta del
poeta Andrea Donaera pubblicata dalla ‘roundmindnight edizioni, casa
editrice fondata da Domenico Cosentino. Impreziosito dalle illustrazioni di
Luca D’Elia, il libriccino fa parte della nuova collana lanciata
dall’editrice, “Billie”, ispirata alla figura di Billie Holiday.
Il libro
è stato presentato allo Jarmush Club, realtà da sempre sensibile alle
iniziative culturali più ricercate. Interpretate dall’attrice Helena
Stefanelli, accompagnata musicalmente da Alessandro Solidoro, le poesie
della raccolta scorrono piacevoli e roche, introdotte da Donaera in persona
che, invece, prima della performance, discute di poesia contemporanea.
«L’approccio
alla poesia si deve discostare dalla visione simile a quella tramandata
dalla scuola: quella dove un io lirico si racconta, dando piacere e
riempiendo il lettore. La realtà storica in cui viviamo è profondamente
diversa, per cui la poesia oggi deve illuminare o quantomeno abbagliare le
problematiche della vita. L’io deve farsi espediente che parla dei problemi
del nostro tempo.»
Legge al pubblico una lirica di Pagliarani e
commenta: «Questo è un vivere e parlare i luoghi. La poesia è accumulo
di esperienze, luoghi, visioni, accadimenti, è un dire al lettore “Tu che
stai leggendo, guarda dal cono di luce che ti offro”. Bisogna volgere uno
sguardo all’operato degli autori patricidi dei grandi poeti che li hanno
preceduti. Baldini ad esempio, nel suo Intercity, fa una grande ricerca
linguistica: quella di scrivere come si parla e lo fa utilizzando proprio
quelle sgrammaticature che non abbiamo il coraggio di mettere in poesia. In
L’amore a dirlo è una cosa difficilissima (‘roundmindnight edizioni , 2013)
mi sono molto avvicinato a questo studio.»
Il poeta legge dunque la
seguente lirica, contenuta nella raccolta appena menzionata:
Quel
giorno partivi
Berlino
e prima di salutarci ti ho preso
una
confezione di fazzoletti
sono andato alla bottega di Alí
ho scelto
quelli lí aromatizzati
Foxy da un euro e ottanta
e poi mi era rimasto
qualche spiccio e ti ho preso
due panini da farli poi come
[piace a te
con il cotto e poi ti ho preso le
[mani
e ti ho detto Dai vai
fammi
sapere a che ora arrivi
[poi.
In “Occhi rossi”, con cui Donaera è semifinalista del Premio Rimini 2015 per
la poesia, sofisticate, fluide si fanno le immagini, che trovano un
corrispettivo eidetico nelle illustrazioni di D’Elia. La parola è evocativa, ma
forse non basta comunicarla affinché questa s’esaurisca, per il poeta. Nel
poeta, che commette un “errore di identità” (pag. 49).
L’errore delle
parole che sorgono
in poesia e se ne vanno poi
cacciate dal poeta che
s’illude
di regalare quel poco di sé
Una solitudine, quella di Andrea, espiata con i piccoli gesti e i ricordi
rubati alle giornate che si susseguono, mentre la vita continua a manifestarsi
in amici che sanno ascoltare, la sua Gallipoli-Madonna, baristi che preparano
due cappuccini ad un uomo nostalgico, che non riesce a smettere l’immagine della
donna un tempo amata, ora assente.
“[…]appari e basta tu, all’improvviso
appari);
inserisci i tuoi segni nelle mie intimità […];
al bar ordino
ancora due cappuccini
(perché sono abitudinario e tu
sei un tipo di
abitudine che ancora amerò a lungo)
ma uno rimane lì a freddarsi e il
barista
certe volte non me lo fa pagare” (pagg. 54-55)
Io, che ho
“Occhi rossi” sulla scrivania da mesi e da mesi continuo a trovarlo “il racconto
di un uomo e dei bagliori di un amore che ha brillato, bruciato, fino a
consumarsi e farsi occhi rossi e mani inanellate senza più diritto di dittatura”
senza riuscire a continuare/contenere in un articolo il mio pensiero sul poema,
gli rivolgo alcune non-domande.
Maria Pia Dell’Omo: Andrea, leggendoti ho trovato che il tuo
sia un dire-non dire, una segreta trasparenza che esplode soprattutto nelle
chiuse delle singole liriche…
Andrea Donaera: È giusto che
chi legga intuisca e non intuisca. Non possiamo dire tutto. La poesia ha un
aspetto luminare: fa luce sul lettore, che vuole andare ad interpretare ed
interiorizzare; il movimento che fa il lettore nel processo di interiorizzazione
genera questo confine tra il detto e il non detto del testo.
MPDO: Ho trovato “Occhi rossi” strutturato come fosse un
concept album, un’unica storia che scorre…
AD: Un
canzoniere. Ho sempre desiderato fare un canzoniere. Per me una raccolta deve
avere concretezza tematica, completezza. Bisogna che siano complementari i
testi. Deve esserci una comunione tematica, stilistica, contenutistica. Mi
interessa un messaggio univoco.
MPDO: Si ha difatti l’impressione di una storia che
nell’essere raccontata continui ad accadere…
AD: La poesia
è l’accadere. È un accadimento. Una quercia che ti capita tra i piedi.
MPDO: Stilisticamente parlando, potrei definire la tua
raccolta un “onesto racconto”. Si percepisce cioè che davvero stai donando
qualcosa a qualcuno, senza però sottolineare il fatto che tu lo stia facendo.
AD: L’idea che ci sia sempre un qualcuno è fondamentale. Chi
scrive solo per sé stesso è difficile che arrivi alle persone. Ci deve essere
sempre un referente secondo me. La poesia è una forma di narrazione, se pensi ad
esempio a Dante Alighieri. Parlando, raccontiamo. Stiamo utilizzando strumenti
del linguaggio e il linguaggio è un racconto. La poesia è un racconto fatto
usando tecniche diverse e che possono mirare ad una emozionalità in chi la
riceve più acuta di un mero racconto orale o di un’opera narrativa, la quale
funziona in altri tempi. Non voglio dire che la poesia abbia sempre una funzione
narrativa immediata superiore al romanzo, ma è auspicabile che questo avvenga.
Per informazioni sulle modalità di acquisto del testo e sulle raccolte della
‘roundmidnight : http://www.roundmidnightedizioni.com