Leuciana Festival: Uto Ughi e Marco Grisanti
Belvedere di S. Leucio (CE) - 31 Agosto 2015
Articolo di Marilena Lucente foto L. Maffettone (www.leuciana.it)
Letteralmente rapisce il pubblico Uto Ughi alle Leuciane, edizione 2015. Ammalia e seduce quando suona e diventa una cosa sola con il suo violino. Maestria, virtuosismo, alternarsi di pezzi noti e pezzi sconosciuti. Incanta quando introduce ogni singolo pezzo, con la precisione dello studioso, con il coinvolgimento dell’esecutore: dai settecenteschi Leclaric e Kreisler, ai più contemporanei Bartok e de Sarasate. Il pianoforte di Marco Grisanti, amplifica l’effetto di rapimento sonoro.
Mentre parla prima e dopo quando suona, Uto Ughi insegna a vedere i colori della musica, quelli studiati e praticati dal francesi, spinge l’attenzione sulle ricerche melodiche dei tedeschi, ci sono i racconti dei suoi viaggi “quando vado a Budapest sono sempre stupito dalla passione musicale” – i passaggi sulle musiche etiche e sulle ricerche nei villaggi dei contadini di Bela Bartok, e le esecuzioni molto coinvolgenti delle zingaresche. “Perché” – sempre prodigo di spiegazioni, il Maestro – gli zingari sono particolarmente portati per il violino, che è lo strumento più facile da portare con sé”. Il violino è sempre in viaggio, non come il pianoforte che ha bisogno sempre di uno spazio in cui sentirsi a casa. E si viaggia ancora, durante il concerto, con le danze rumene, i rondò spagnoleggianti, e gli echi orientali che soffiano in molti brani. Cambiano i violini – Stradivari e Guarnieri del Gesù – ma gli applausi scroscianti alla fine di ogni brano sono sempre tanti. Splendido il bis “La ridda dei folletti”, scritto da Bazzini, un allievo di Paganini. Storie di musicisti e dei loro strumenti, biografie che si intrecciano e poi confluiscono in una esecuzione leggerissima, con le note che tutto il tempo sembrano ricamare la sera del Belvedere di San Leucio. Per chi c’era si è trattato di poesia.
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