Caserta Film Lab: eventi
Caserta - giugno 2015
Comunicato stampa
Appuntamenti
3 giugno, Figlio di nessuno – No one’s Child di Vuk Ršumovic (Serbia)
Martedi 9, ore 20.30 e mercoledì 10 giugno, ore 18.15, Leviathan di Andrei Zvyagintsev (Russia)
‘Leviathan’, vincitore a Cannes del premio per la miglior sceneggiatura e
candidato all’Oscar come miglior film straniero, è un dramma familiare che
rispecchia un dramma sociale nella Russia contemporanea. Scritto e diretto
da Andrei Zvyagintsev (vincitore del Leone d'oro nel 2003 con "Il ritorno").
La storia è quella di un meccanico che per scongiurare l'esproprio dai
propri terreni da parte di un sindaco potente e corrotto, ingaggia una vera
e propria battaglia giudiziaria. Ma la sua lotta sarà impari, e prenderà una
piega tragica. Ambientato nella Russia di Putin, Leviathan – vincitore anche
di Golden Globe - è una nuova versione dell'ottocentesco "Michael Kohlhaas"
di Heinrich von Kleist, prototipo del racconto di ingiustizie che gli umili
subiscono da parte del potere. A metà tra thriller e commedia sociale nera,
il quarto lungometraggio di Zvyagintsev è carico di suggestioni
biblico/filosofiche e mostra di saper scavare nella psicologia dei
personaggi.
LA TRAMA
Kolja vive in una piccola città sul Mare di Barents, a nord della Russia.
Gestisce un garage vicino alla casa dove vive con la sua giovane moglie e il
figlio Lylia Romka, avuto da un precedente matrimonio. Vadim Sergeyich, il
sindaco della città, vuole acquistare il terreno, la casa e il garage di
Kolja. Ma Kolya non può sopportare l'idea di perdere tutto ciò che possiede,
non solo la terra, ma anche la bellezza che lo circonda fin dalla nascita.
Poi Vadim Sergeyich diventa più aggressivo ...
Martedi 16, ore 20.45, mercoledì 17 giugno, ore 18.30,
‘Tourist – Forza maggiore’ di Ruben Östlund
La storia è quella di una famiglia svedese in vacanza sulle Alpi che, dopo
essere scampata ad una tragedia, si ritroverà a fare i conti con una
spaccatura insanabile che potrebbe mettere a repentaglio l’unità del nucleo
familiare. Il regista svedese, già autore del notevole ‘Play’, sfrutta al
meglio una idea originale e la sviluppa per raccontare le miserie degli
uomini. Il film trae spunto infatti dai risultati di una serie di ricerche
che hanno evidenziato un incremento dei divorzi nelle coppie sopravvissute
ad una esperienza drammatica come una catastrofe o un dirottamento. Da qui
muove i suoi passi la pellicola che ha vinto il Premio della Giuria nella
sezione ‘Un certain regard’ al 67esimo Festival di Cannes ed è stata
selezionata per rappresentare la Svezia agli Oscar.
LA TRAMA
Una famiglia svedese – Tomas, sua moglie Ebba e i loro due bambini – è in
vacanza per una settimana di sci sulle Alpi francesi. Il sole splende, la
vista è spettacolare, ma durante un pranzo sulla terrazza dell’albergo una
valanga improvvisa sembra sul punto di travolgere i villeggianti. Mentre la
gente fugge terrorizzata e il panico paralizza Ebba e i figli, Tomas
reagisce in un modo che sconvolgerà il suo matrimonio e lo obbligherà a
lottare strenuamente per riconquistare il suo ruolo di padre e marito.
Martedi 23 alle 20.45 e mercoledì 24 giugno alle 18, ‘Figlio
di Nessuno’ - No One's Child, opera prima di Vuk Ršumovic.
Premiato come miglior film alla Settimana internazionale della Critica di
Venezia, ‘Figlio di Nessuno’ è un film fantastico che racconta la storia
vera di un ragazzo selvaggio, un bambino cresciuto in mezzo ai lupi nella
Bosnia degli anni Ottanta. A metà strada tra Spielberg e Truffaut, il primo
lungometraggio del serbo Vuk Ršumovic si fa notare per la sua capacità di
intrecciare la vicenda del piccolo protagonista con la storia contemporanea,
quella che narra della disintegrazione della Jugoslavia, delle guerre, della
divisione e della ferocia etnica. Elementi dei quali Haris, questo il nome
che gli adulti attribuiranno al bambino selvaggio, non ha ovviamente alcuna
consapevolezza. Un’assurda odissea che coincide con l’assurdità del
conflitto nell’ex Jugoslavia la cui devastazione identitaria rispecchia e
amplifica quella del ‘ragazzo primitivo’. Un debutto cinematografico di
grande maturità e purezza etica ed estetica, un racconto in tre atti che
utilizza la luce e l'ombra come potenti strumenti narrativi.
LA TRAMA
Nella primavera del 1988, fra le montagne della Bosnia, viene ritrovato un
bambino cresciuto fra i lupi. Gli viene dato il nome di Haris e viene
inviato in Serbia, all’orfanotrofio di Belgrado, dove è affidato alle cure
di Ilke. Qui diventa amico inseparabile del piccolo Zika e, col tempo,
impara a pronunciare le sue prime parole. Ma nel 1992, nel pieno della
guerra, le autorità locali lo costringono a tornare in Bosnia, dove viene
armato di fucile e spedito al fronte. E una notte, per la prima volta nella
sua vita, il ragazzo prende una decisione tutta sua.
Giovedì 2 luglio ore 20.45, "Le streghe son tornate" Un film di Álex
De la Iglesia. Con Carmen Maura, Hugo Silva, Mario Casas, Carolina Bang,
Terele Pavez.
Titolo originale Las brujas de Zugarramurdi.
Commedia - Durata 112 min. -
Josè non è mai stato un gran lavoratore e da quando la moglie lo ha lasciato
può vedere solo ogni tanto il figlio piccolo, così decide di portarlo con sè
in una rapina al termine della quale, dopo un lungo inseguimento in auto, i
due assieme al complice, l'autista del taxi che hanno sequestrato e un
ostaggio finiranno in un paese di streghe nel tentativo di espatriare in
Francia.
Le streghe in questione sono interessate al bambino piccolo, perfetto per un
rituale che progettano da tempo e meditano di mangiare gli altri uomini in
un grande banchetto, se non fosse che la più giovane di loro si è invaghita
di Josè.
Zugarramurdi è un luogo esistente, un paese della regione basca noto per uno
dei più clamorosi casi di "stregoneria" registrati e aspramente repressi da
parte dell'Inquisizione spagnola, in cui Alex de la Iglesia si diverte ad
ambientare il suo film di streghe, deviando dalle regole del genere, come
spesso accade al regista spagnolo, per divertirsi con una trama che finisce
per assumere le consuete proporzioni apocalittiche.
Scritto assieme al solito straordinario Jorge Guerricaechevarria (spalla da
cui non si può prescindere per qualsiasi valutazione sul cinema di de la
Iglesia) Las brujas de Zugarramurdi non fa mai mistero di usare le streghe
per parlare di donne con il tono iperbolico, cattivo e spietato che il
regista applica a qualsiasi argomento e dalle cui esagerazioni riesce ad
estrarre le più oneste verità. Le donne sono streghe, tutte. Lo sono quelle
vere, che nel film irretiscono i protagonisti e pianificano l'annichilimento
del maschio, ma lo sono anche quelle che non hanno alcun potere magico, come
si intuisce dalla maniera in cui i protagonisti parlano di loro. Usando
infatti come un'arma il terrore degli uomini nei confronti di fidanzate e
mogli, de la Iglesia e Guerricaechevarria si tengono in un miracoloso
equilibrio, capace di condannare e scherzare pesantemente su entrambi i
sessi (tanto vili e scemi gli uomini quanto oppressive le donne), di fatto
evitando la trappola della misoginia.
Dopo i più cauti e modesti Oxford murders o La chispa de la vida e più in
linea con il fortissimo Ballata dell'odio e dell'amore Alex de la Iglesia
torna a girare un film in cui ambisce a godere e far godere, unendo tutto
ciò che provoca piacere a lui e agli spettatori. Il thriller, l'azione,
l'umorismo, i corpi, il sesso, il sangue, il mangiare, l'amare, il piangere
e il correre, l'obiettivo del regista sembra di nuovo (e finalmente) essere
quello di riuscire a comprendere nella stessa immagine tutto ciò che suscita
sensazioni piacevoli e di farlo con una tecnica filmica magistrale, seria
più di quella di qualsiasi altra commedia, capace di trovare sempre il tempo
o il luogo per dire qualcosa di audace con le ambientazioni e le immagini.
Se infatti da una parte Las brujas de Zugarramurdi può sembrare il massimo
del disimpegno godereccio, dall'altra è evidente che senza sottolinearlo mai
il film incastri nei dettagli segmenti potentissimi come la folgorante
apertura in cui viene rapinato un negozio ComproOro (il simbolo stesso della
crisi economica di questi anni) da un uomo armato di fucile a pompa, vestito
e truccato da Gesù Cristo, accompagnato dal figlio di meno di 10 anni.
Nessuno oggi in Europa è in grado di usare in questa maniera i generi
cinematografici più commerciali che ci siano (azione, horror e commedia) per
urlare con tale chiarezza la propria visione del presente.
Multicinema Duel, via Borsellino, Caserta