Caserta Film Lab: eventi
Caserta - maggio 2015
Comunicato stampa
Appuntamenti
5 maggio, Vergine giurata di Laura Bispuri (Italia)
Con Alba Rohrwacher, Flonja Kodheli, Lars Eidinger, Luan Jaha -
Drammatico - durata 90 min. - Italia, Albania, Svizzera, Germania, Kosovo
2015.
Hana, orfana albanese, viene accolta in casa da Gjergi, un montanaro con
moglie e una figlia più o meno dell'età della ragazza, Lila. Ma la cultura
arcaica che abita quelle regioni, seguendo il severo codice del Kanun,
mortifica e reprime il femminile, e Hana si ritrova a compiere una scelta
drastica: diventare una vergine giurata, ovvero giurare verginità eterna e
assumere un'identità maschile. Da quel momento sarà Mark e condurrà la sua
vita come un uomo, ovvero con maggiore autodeterminazione, ma al prezzo di
un rifiuto radicale della propria femminilità. Molti anni dopo Mark si reca
in Italia, dove ritrova Lila. Nessuno sa il perché della sua venuta, ma a
poco a poco, in contatto con una cultura più aperta, Mark ritroverà in sé le
tracce di Hana.
Vergine giurata, lungometraggio d'esordio di Laura Bispuri, già David di
Donatello per Passing Time e Nastro d'Argento per Biondina, esplora il tema
dell'identità, non solo di genere, attraverso immagini essenziali, e allo
stesso tempo rigogliose: i corpi sono descritti da vicino con un'intimità
fisica quasi disturbante - carne, macchie, muscoli, pieghe della pelle.
La regia di Bispuri ha una qualità ipnotica, soprattutto durante le sequenze
acquatiche che stanno diventando un suo "marchio di fabbrica". I dialoghi
sono ridotti all'osso, ma la storia è resa esplicita dalla limpidezza della
narrazione e dalla recitazione intensa e rigorosa di Alba Rohrwacher,
interprete di una femminilità di confine priva di vanità ma non di
sensualità segreta.
La cinepresa che soffia sul collo dei personaggi, inseguiti da dietro,
ricorda lo stile "documentario" dei Dardenne, e quella del "film di realtà"
è evidentemente una scelta narrativa: non a caso Vergine giurata è prodotto,
tra gli altri, da Vivo Film, che da sempre predilige questo genere. Ma
l'appeal carnale delle immagini ricorda soprattutto l'opera di Lucrecia
Martel, la regista argentina che ha raccontato la femminilità, soprattutto
adolescente, in modo magistrale in La ciénaga e La niña santa (dove l'acqua
assumeva la stessa valenza amniotica che ha in Vergine giurata). Entrambe le
registe maneggiano con disinvoltura gli elementi naturali, e non hanno paura
di ciò che può apparire osceno o imbarazzante. Attraverso di loro, la
conoscenza del corpo e dell'animo femminile si fa forma filmica, e accende
un altro riflettore su una realtà diversa (sommersa?) ancora poco vista al
cinema. (MyMovies)
12 e 13 maggio, Last summer di Leonardo Guerra Seragnoli (USA/Italia)
Con Rinko Kikuchi, Lucy Griffiths, Yorick van Wageningen, Laura Bach, Daniel
Ball. - Drammatico - Durata 94'
Martedì 12, Ospite in sala il regista.
Una donna giapponese ha quattro giorni di tempo per stare con suo figlio,
dopo di che non potrà più vederlo per undici anni. Quattro giorni per
recuperare il legame con lui, prima di lasciarlo di nuovo, troppo a lungo.
Quattro giorni da trascorrere sullo yacht della facoltosa famiglia del padre
del piccolo Ken, sotto lo sguardo vigile e invadente dell'equipaggio.
La distanza temporale che sta per separare Naomi e Ken suona sconfinata come
la distesa marina. Incolmabile rischia di essere anche la distanza emotiva,
affettiva, psicologica. Lo yacht è fermo, al largo del mare di Otranto, ma
Naomi ne ha di strada da fare, per avvicinarsi al cuore di suo figlio in
quelle poche ore, e può solo sperare in un vento favorevole, o nel dio del
mare.
Come nei migliori romanzi di Banana Yoshimoto, qui collaboratrice alla
sceneggiatura, più nuda è l'ambientazione, più stratificata e profonda è
l'indagine dell'anima, più significativo è il minimo gesto, il singolo
oggetto, il boccone di cibo, la lama di luce.
Per una volta, la riunione di talenti non è uno specchietto per le allodole
ma una bella prova di collaborazione. Sull'ottima idea del regista
s'innestano la scrittura di IgorT, i costumi di Milena Canonero -che
ibridano oriente e occidente-, il montaggio sapiente di Monika Willi, le
forti interpretazioni di tutto il cast. Ma la vera madre, nel film, non è
Naomi, bensì l'imbarcazione progettata da Odile Decq, un contenitore
vivente, che il regista sfrutta al massimo delle sue possibilità, giocando
con gli spazi interni e con i tanti diversi punti di vista che permettono.
Ugualmente, il punto di vista è anche oggetto narrativo: quello della
protagonista regge il film, mentre si prende man mano più spazio anche
quello del bambino, e quello dell'equipaggio, da blocco unico, si frantuma
al suo interno, sempre e soltanto secondo una silenziosa logica dei
sentimenti.
Le tappe del ricongiungimento sono la materia di cui è fatto il film e
arrivano allo spettatore fluidamente, placidamente, come portate dalle onde,
quando è la loro ora e mai prima. Il contatto fisico è l'ultimo passo,
conquistato con il tempo e la fiducia, anteponendogli a lungo quel pudore e
quel rispetto che sono caratteristici della cultura nipponica, ma anche e
soprattutto baluardi della sensibilità umana.
Un gusto dell'eleganza che non è fine a se stesso né alla meccanica
illustrazione del milieu sociale; un film che si esprime con il colore, e
parla delle sfumature della libertà - dallo sradicamento alla dorata
prigionia-, senza mai calcare inutilmente la mano. (Marianna Cappi -
MyMovies)
19 e 20 maggio, Foxcatcher di Bennet Miller (USA)
Presentato in anteprima allo scorso Festival di Cannes,
candidato a cinque premi Oscar ma rimasto a bocca asciutta, è una lenta
ricostruzione verso la tragedia, percorsa da interpretazioni possenti e
sentimenti contraddittori, silenziosi e pericolosi. Bennett Miller, regista
statunitense attratto da storie gravitanti attorno a persone reali
dalla singolare personalità (già autore di Truman Capote - A sangue freddo e
L'arte di vincere), porta sul grande schermo un ritaglio di vite e cronaca
vere: la carriera di Dave e Mark Schultz, fratelli lottatori americani
entrambi oro olimpico, e l'uccisione di Dave, il maggiore dei due, da parte
del miliardario americano John Eleuthère du Pont, suo mecenate e
finanziatore, fondatore del team di lotta libera "Foxcatcher" e presunto
amico.
Nell'interpretare Dave e Mark danno tutta la loro solidità fisica ed
espressiva Mark Ruffalo (per lui nomination all'Oscar), carismatico e
volitivo, e Channing Tatum, più rigido ma anche più inquieto. Insolitamente
alle prese con un ruolo drammatico, nei panni dell'instabile riccone e
filantropo con manie di grandezza John du Pont c'è Steve Carell (anche per
lui nomination all'Oscar), che dà subito inclinazioni eccentriche e
stranianti al suo personaggio.
LA TRAMA
Medaglie d'oro olimpiche nel 1984, Mark e Dave Schultz si preparano a
difendere il titolo ai prossimi Giochi di Seoul. Tuttavia, Mark viene
escluso dal gruppo degli atleti selezionati, proprio come suo fratello
maggiore, e si sforza di allenarsi da solo. Mark ritrova la speranza quando
il filantropo e miliardario John du Pont, intenzionato a mettere insieme la
migliore squadra di wrestling in tutto il mondo gli gli chiede di aderire al
marchio wrestling di un nuovo club. Ma le illusioni paranoiche di Du Pont e
la sua irrazionale volontà di garantire la vittoria degli Stati Uniti
all'estero avranno la precedenza sulla sua generosità e gentilezza.
martedì 26 alle ore 20,45 e mercoledì 27 maggio alle ore 17.30, "Una nuova amica" di Francois Ozon (Francia)
Un’opera in bilico tra commedia, melò e mystery , ispirata ad un racconto
breve di Ruth Rendell. La storia è quella di Claire e Laura, amiche
inseparabili fin da piccole. Quando Laura muore prematuramente per una
malattia, lasciando il marito David e una neonata, Claire va in depressione.
Un giorno però entrando in casa di David, fa una scoperta che le cambierà la
vita. ‘Una nuova amica’ è infatti il racconto di un percorso di
consapevolezza che François Ozon riesce a mettere in atto in maniera
equilibrata e vincente. Un film che esplora gli slittamenti d’identità
dosando la suspance sentimentale e le emozioni senza temere di scivolare nel
grottesco o di concedere terreno alla trasgressione.
LA TRAMA
In seguito alla morte della sua migliore amica, Claire cade in una profonda
depressione, ma una sorprendente scoperta, sul marito della sua amica, le
restituirà la gioia di vivere ma un in un turbinio di segreti, pulsioni
inaspettate e doppie identità nascoste, la situazione comincia a sfuggirle
di mano...
Multicinema Duel, via Borsellino, Caserta