Mostra documentaria "Le fate ignoranti"

Caserta - dal 9 marzo al 31 marzo 2015

Comunicato stampa

Il problema dell’istruzione femminile in Terra di Lavoro nel processo di Unificazione Nazionale, all'Archivio di Stato di Caserta
L’insegnamento elementare nei documenti dell’Archivio di Stato di Caserta
La legge Casati del 1859 è l’atto di nascita della scuola nazionale, specialmente della scuola elementare, estesa in tutta la penisola con il processo di unificazione nazionale.
Purtroppo, però, risulterà insufficiente per la cronica mancanza di attrezzature, strutture e soprattutto di personale qualificato.
La gestione economica è affidata ai Comuni, che devono sostenere le spese delle strutture e degli insegnanti, essendo la scuola obbligatoria e gratuita.
La scuola elementare è divisa in due bienni di cui solo il primo è obbligatorio.
Le materie del biennio inferiore sono: religione, italiano e matematica; quelle del biennio superiore: religione, italiano, matematica, storia geografia e scienze.
Le classi sono divise in maschili e femminili.
Nelle classi femminili è obbligatoria la materia dei “lavori donneschi”, affidata di solito a donne senza alcun titolo di studio, molte volte del tutto analfabete.
Per mettere ordine nel metodo di reclutamento dei maestri, la legge Casati stabilisce che tutti gli insegnanti devono avere una patente di abilitazione all’insegnamento rilasciata dalle “Scuole normali”. Queste scuole durano tre anni e si possono frequentare all’età di quindici anni per le donne e sedici per gli uomini, senza nemmeno l’obbligo di aver frequentato i quattro anni delle scuole elementari. Vi si accede dopo aver superato un esame scritto e orale, per sondare le competenze basilari e le attitudini all’insegnamento.
I primi due anni di frequenza delle scuole normali danno la possibilità di insegnare nel primo biennio delle elementari, mentre la frequenza del terzo anno permette l’insegnamento anche nel secondo biennio.
Alla fine dei corsi si dovrà sostenere l’esame per avere la “patente”, una sorta di abilitazione all’insegnamento, senza la quale non si può insegnare.
Nonostante queste norme è arduo trovare insegnanti preparati, anche perché gli stipendi sono scarsi e differenziati e quindi non attirano le ambizioni dei maschi, che aspirano a incarichi meglio retribuiti.
La legge Casati non diminuisce l’analfabetismo che nel 1866 è al 74% a livello nazionale, ma al sud sfiora il 95%, anche perché la legge, pur sancendo l’obbligatorietà dei primi due anni delle scuole elementari, non prevede alcuna sanzione.

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