Artestate 2014
Casagiove - dal 2 al 7 settembre 2014
Comunicato stampa
Comprende, oltre una mostra pittorica, serate con compagnie teatrali,
gruppi musicali, che si svolgeranno nel Quartiere Borbonico, con Ingresso
gratuito
Programma:
2 settembre, la Compagnia teatrale E. Cunto con la commedia “Socrate
immaginario”
n una masseria della Napoli della fine del 1700 uno spassoso Don Saverio,
Ernesto Cunto, “perde la brocca” e immagina improvvisamente di essere la
reincarnazione di Socrate, avviando una serie di concatenate idee e buffe
grossolanerie ai danni della moglie e della figlia, mettendo disordine in
tutta la famiglia.
La commedia in due atti, che vanta un equipe di attori molto validi come il
regista e protagonista Ernesto Cunto, l’attrice Clementina Gesumaria, Amedeo
Mattiello, Daniele Maraniello, Carmen di Mauro, Teresa Perretta, Claudio
Nacca e Stefania Prisco
3 settembre, Paolo Caiazzo in “Il Piacere è tutto mio”;
4 settembre, duo Pietro Menditto e Linda Petriccione con lo spettacolo “I
Migliori Anni….. “, brani musicali degli anni ’60 e ’70,
5 settembre, concerto classico napoletano di F. Mantovanelli con il soprano
Cira Di Gennaro;
6 settembre l’associazione artistico-culturale “Principio Attivo” di G.
Caiazza, nello spettacolo comico in due atti dal titolo “Mio cugino
Roberto”;
7 settembre, l’Associazione Fratelli De Rege si esibirà nella commedia
brillante in due atti di Michele Pagano dal titolo “Uno, due, tre stella”
A cura di Enzo Battarra
Artisti: Bruno Donzelli, Giovanni Tariello, Gennaro Caiazza, Giovanni Enito
Esposito, Andrea Santacroce, Luca Lubello, Giulio Festa, Giuseppe Vaccaro
Il segno che la lasciato la pop, ovvero la “popular art”, nella cultura
attuale è tuttora profondo. Ancora oggi una parte significativa della produzione
artistica è riconducibile o addirittura legata alla pop. D’altronde, la ricerca
di un’espressività popolare, fortemente determinata dall’immaginario legato
prima ai mass media e ora ai social network, impera in tv come nella
cartellonistica pubblicitaria, fino ad arrivare alla Rete digitale che ha
progressivamente invaso i monitor dei computer fino a colonizzare i display
degli smartphone.
C’è del pop dappertutto. E la stagione americana non si è mai conclusa, così
come non si è esaurita la vena pop della Scuola di Piazza del Popolo. Anche se
andrebbe fatta una riconsiderazione storica su quelli che sono stati i movimenti
che simultaneamente in tre angoli del mondo hanno anticipato o addirittura
determinato la pop art: il New Dada negli Stati Uniti, il Nouveau Réalisme in
Francia e - perché no? - il Gruppo 58 a Napoli, quello di Guido Biasi, Mario
Colucci, Lucio Del Pezzo, Bruno Di Bello, Sergio Fergola, Luca (Luigi
Castellano), Franco Palumbo e Mario Persico. Di questi si dirà che erano
nuclearisti, ma una tale collocazione è parziale, in realtà erano i newdadaisti
partenopei.
La pop art è poi diventata negli anni Sessanta e lo è tuttora un fenomeno
planetario. Ecco perché in ogni realtà territoriale può essere individuato un
filone pop. Anche in Terra di Lavoro. Si può partire dagli antenati, ma si
arriva anche alle nuove identità, in una sorta di continua rigenerazione. È la
pop che si rigenera, ha i suoi riferimenti storici, ma ha poi i suoi più giovani
discendenti. Di generazione in generazione il sacro fuoco popolare si alimenta.
In una possibile genealogia pop casertana Bruno Donzelli è un antenato
partenopeo. Tiene nel 1964 una personale nella Galleria Il Centro di Napoli,
dove espongono nello stesso anno Guido Biasi e Sergio Fergola. Donzelli coltiva
una stretta amicizia con loro, così come con Lucio Del Pezzo, venendo a contatto
con alcuni dei protagonisti del Gruppo 58. Certi temi matureranno in lui e il
vero Donzelli pop è quello degli anni Settanta. E proprio nella seconda metà dei
’70 terrà una personale a Caserta presso Lineacontinua. È il suo primo incontro
espositivo con Terra di Lavoro, dove poi inizierà a vivere e ad avere una
stretta collaborazione con lo Studio Oggetto.
All’inizio degli anni Settanta per un percorso parallelo l’antenato casertano
Giovanni Tariello stringe un rapporto con Luca, il teorico del Gruppo 58. Da lui
assorbe la necessità di coniugare l’arte popolare con l’impegno sociale, che
secondo Luca avrebbe dovuto generare una pittura di propaganda, definita con un
gioco di parole “prop art”. Tariello però non soggiace al “propagandismo” e
sviluppa fortemente un’arte nel sociale, che ha comunque un’autentica
connotazione pop. Poi la lunga frequentazione nel corso degli anni Ottanta con
Franco Angeli, esponente carismatico della Scuola di Piazza del Popolo,
rafforzerà ancor più la sua vena “popular”.
Da questi due antenati discendono in chiave pop alcuni dei più validi esponenti
delle ultime generazioni di Terra di Lavoro. Questa “rigenerazione pop” può
contare sul gioco pittorico di Gennaro Caiazza, sui ritratti pellicolari di
Giovanni Esposito, sulle derive cromatiche delle foto di Giulio Festa, sui pixel
non digitali di Luca Lubello, sui paesaggi architettonici di Andrea Santacroce,
sul superficialismo materico di Giuseppe Vaccaro.
Tutto ciò avviene nel Quartiere Militare Borbonico di Casagiove, che è un’altra
Reggia, è il luogo dell’accoglienza, costruito dal re a pochi passi dal
monumento vanvitelliano per renderlo il ricovero dei lavoratori e degli
ammalati. Almeno, così narrano alcune leggende metropolitane tramandate da una
cultura popolare, è questa una “pop storia” che Casagiove gelosamente conserva.