Personale “Four rooms: a sud del mondo” del fotografo Giovanni Izzo
Caserta - dal 15 al 31 marzo 2014
Comunicato stampa
Il 15 marzo 2014, alle 18.30, si inaugurerà, presso Arterrima
Contemporary House Gallery - Corso Trieste 167 a Caserta - la mostra
personale “Four rooms: a sud del mondo” del fotografo Giovanni Izzo curata
da Matteo De Simone, psicoanalista ordinario e resp. culturale
dell’Associazione Italiana di Psicoanalisi (A.I.Psi.)
La mostra vuole essere un omaggio a Giovanni Izzo, uno dei più grandi
fotografi italiani, e al lavoro che svolge da anni sul tema della
migrazione. Izzo ha colto soprattutto l’essenza di un’Italia nascosta, è il
fotografo che ha meglio documentato l’insediamento della comunità africana
nell’entroterra campano.
La mostra si declina in quattro tematiche, una per ogni stanza, ognuna con
un presentatore “Architettura” Raffaele Cutillo architetto, “Domitiana finis
terrae” dal filosofo Lucio Saviani, “ Matres” da Matteo De Simone
psicoanalista e “Affetti” da Anouck Vecchietti Massacci, traduttrice.
Izzo ritrae gli umili, gente lontana dai riflettori e racconta di fame, di
dolore e di miseria, ma anche di occasioni di riscatto e giorni di festa:
nascite, matrimoni, morti, abusi, dolore, gioie di questo popolo migrante
che si è installato in una terra di nessuno sognandola come una nuova
Africa, una terra promessa per una nuova genesi. La sua narrativa
fotografica è carica di una forza patica che colpisce chiunque, la osservi,
aldilà di qualsiasi differenza sociale e culturale, il suo lavoro consente
la costituzione di uno spazio intermedio ove l’occhio dell’osservatore
incontra l’opera e la poetica dell’autore ma anche la ragione e il
sentimento del soggetto ritratto, che siano persone o cose. E’ difficile nel
contemporaneo trovare un lavoro teoricamente irreprensibile e profondamente
rispettoso teso a raccontare la storia e gli interstizi dell’animo di un
uomo, di una donna, di un bimbo, di un popolo che deve identificarsi in una
nuova terra dopo aver attraversato in maniera definitiva il confine che
allontana dalle proprie radici.
Il lavoro di Izzo è profondamente civile e anche politico, si allontana sia
dal sensazionalismo ed effettismo mass mediologico che dalla retorica
dogmatica buonista o dai compitini deresponsabilizzanti. Spesso tutto ciò è
più pericoloso di una ostilità dichiarata verso i migranti, infatti, non
favorisce un’integrazione ma procura se va bene un assorbimento
verticalizzato, se vale male espulsione e indegna diversità. Si produce,
così, malessere, delinquenza, vera e propria schiavitù, fino ad arrivare
all’esito più terribile nel contesto umano: l’anomia, la cancellazione
dell’identità del singolo, la frammentazione del suo mondo interno, del suo
stesso essere in vita.
La fotografia di Giovanni Izzo non è pura documentazione: è narrazione che
diventa empatia, è impegno umano. Un fotografo dunque che non si nasconde
dietro la sua macchina ma anzi la usa come strumento di dialogo e di
introspezione, con il rispetto e l’umiltà necessaria e fondante per
incontrare e lasciarsi incontrare, nel rispetto delle differenze alla
ricerca delle similarità, di una possibilità di uno scambio.
La narrazione di Izzo procede per i territori degli affetti profondi, gli
spazi transferali/controtransferali, con tutte le loro vicissitudini, sono
percorsi senza timore ma con la necessaria levità e perseveranza nel
rispetto della dignità di ognuno e della ricerca di un senso lì anche dove
sembra predominare un non-senso.
Se la fotografia e il fotografare permettono di scoprire il lato oscuro del
mondo, dando rappresentabilità alle emozioni, espandendo il sogno e
l’immaginario, per far questo è importante esercitarsi a pensare, Giovanni
Izzo è un testimone di questa ricerca. Il bianco/nero è il suo campo di
specializzazione e la sua formazione con esperienze pittoriche a contatto
con i grandi maestri gli è stata di grande aiuto. Le sue pose, i suoi toni,
caldi e sfumati, le sue inquadrature sono un qualcosa di inconfondibile che
rende le sue produzioni dei veri e propri capolavori. Giovanni Izzo è uno
dei maggiori fotografi italiani: la sua fotografia è imponente, umana,
delicata, compassionevole, ma allo stesso tempo non concede tregua, il
fotografo interroga e tenta di raccontare l’umano. Le sue fotografie sono un
coro di sogni, delusioni, rabbia, felicità, stupore, lacrime e gioia.
“Per me la fotografia è un atto costitutivo della conoscenza che cerco di
portare oltre i limiti del mostrare e del raccontare".
e soprattutto uno sguardo umano che fa trasparire e traspirare la
possibilità della speranza. Una speranza di cambiamento, di unione di popoli
e culture, di popoli che sono stati e sono La sua opera è mossa da passione,
compassione e pietà. E’ uno sguardo umano che non offende, ma contempla. A
volte denuncia, forte, senza compromessi, dura. Ma anche migranti, un tempo
gli italiani, ora gli africani.