Perchè il Corno fa bene alla Reggia
Caserta, dicembre 2013
Articolo e foto (di Venezia) di Sara Di Donato
Anche se attualmente sono ad Istanbul e purtroppo non posso ne potrò
esperire di persona l'opera temporanea di Esposito situata dinnanzi la
reggia, ne sto seguendo le critiche ed il chiacchiericcio virtuale che ne è
derivato. Seguivo la vicenda distrattamente e senza particolare interesse
fino a quando, qualche giorno fa, parlando con alcuni miei amici casertani
ho saputo che l'amministrazione è intenzionata, sollecitata non solo dal
malcontento della parte più rumorosa della cittadinanza ma anche da alte
istituzioni, alla rimozione del "corno" prima del termine stabilito. Se ciò
avvenisse sarebbe, secondo il mio punto di vista, un grave errore
culturale, estetico, storico e politico.
Culturale perché lascia il monumento morire. Affinché un
monumento non sia morto abbisogna che gli siano dati nuovi significati, che
avvengano nuove cose sulla sua pelle, che se ne discuta, che sia esaltato ma
anche ridicolizzato, che possa divertire oltre che destare ammirazione, che
possa avere alcune parti temporaneamente celate per risaltarne altre, che
possa cambiare anche in peggio per un pò affinchè sia nuovamente
riapprezzabile al rispristino delle sue condizioni iniziali. Ognuno di noi
non indossa ogni giorno lo stesso vestito, per quanto possa essere bello,
perché ognuno di noi ha diversi modi di essere non solo legati all'aspetto,
ma all'umore, alla funzionalità, alla comodità, ecc. Perché siamo vivi. Ciò
dovrebbe valere anche per un monumento.
Estetico perché denoterebbe la resa verso una concezione del
bello ottocentesca, idealizzata, scontata e banale, che non prevede gli
stridori e la bellezza della contraddizione, che accetta senza fiatare ogni
anno fiocchetti, lucine ed addobbi altrettanto invasivi solo perché
"canonici". A me sembra, per esempio, che il solito alberone infiocchettato
che desta ogni anno l'ammirazione dei passanti, sempre lo stesso ogni natale
ed in ogni città, sia indiscutibilmente più orribile e culturalmente vuoto
del "corno", che, se anche non possa piacere, ha una capacità dialogica con
chi osserva e con il contesto ben più forte e nuova. Credo che spendere dei
soldi per questo sia più civile ed in linea con i tempi che spenderli per le
lampadine ed i babbo natale di cartapesta.
Storico perchè la sua rimozione sarebbe fare un passo indetro
rispetto all'attualità ed al "fuori". Nel resto del mondo oggi, che ci
piaccia o no, sono commissionate e realizzate innumerevoli istallazioni
temporanee che acquistano il proprio valore e significato proprio in
funzione della loro prossimità di capolavori architettonici e delle loro
dimensioni "urbane" (mi viene in mente l'installazione di Marc Quinn di
fianco al S.Giorgio maggiore di Palladio a Venezia per la biennale). Si
tratta spesso di opere molto discusse e criticate, ma qui sta il loro
successo come opere d'arte perchè offrono allo spettatore l'opportunità di
pensare, indignarsi, sorridere, di provare forti emozioni. Mi sembra che il
corno stia svolgendo egregiamente questa funzione e lo stia facendo in linea
con quello che avviene nelle grandi rassegne artistiche odierne. Pensare che
un'opera temporanea, per quanto eccessiva e brutta, possa danneggiare
l'immagine di un bene culturale in modo permanente è poco credibile e
provinciale.
Politica perché sarebbe un riconoscimento da parte
dell'amministrazione, di non saper prendere decisioni, di non saper
indirizzare i fondi economici e di non avere forti motivazioni alla base
delle proprie scelte. Ovviamente si devono riconoscere gli insuccessi,
ammesso che questo possa esserlo e non mi pare, ma con la dignità di aver
concluso fino in fondo il proprio progetto con coraggio e convinzione,
perché sostenuti da ragionamenti ed idee. Fare dietro-front significa
affermare che questi ragionamenti ed idee alla base della spesa non c'erano.