Manifestazione a Caserta per la Difesa del Creato
Caserta , 9 Novembre 2013
Comunicato stampa
Anche la città di Caserta scende in piazza e rompe il silenzio con un
corteo silenzioso a sostegno della custodia del creato promosso dalla
Diocesi di Caserta e dal coordinamento delle Associazioni per la Difesa del
Creato.
La manifestazione è il risultato concreto di un lavoro di sinergia compiuto
tra tutti quei soggetti-associazioni, movimenti, singoli cittadini- che
hanno a cuore il problema dell’inquinamento ambientale, affinché sia
possibile creare una rete comune in grado di dare un segnale forte non solo
alle istituzioni, ma soprattutto a quella parte della città che ancora non
ha compreso a pieno la gravità del problema.
Decine di migliaia di cittadini, in queste settimane, sono già scesi
spontaneamente in piazza per esprimere la propria indignazione davanti ad un
quadro che si sta rilevando sempre più drammatico. Con questa manifestazione
l’intento è di dare una voce unica a tutti coloro che in maniera individuale
o collettiva si sono già mossi o si apprestano a farlo.
La manifestazione ha delle caratteristiche ben definite, alle quali la
collettività si conformerà: sarà silenziosa, non violenta, fuori da
qualsiasi logica di partito politico e aperta a tutta la cittadinanza e si
aprirà con una croce senza crocifisso, perché crocifissa è la nostra terra
devastata, violentata, avvelenata; come crocifisse risultano, altresì, le
persone morte a causa dell’inquinamento.
Il corteo vedrà il suo concentramento alle ore 10,30 del 9 Novembre, in
Piazza Pitesti, toccherà le strade centrali del nostro capoluogo, snodandosi
attraverso Viale Cappiello, Viale Beneduce, Corso Trieste, Via Mazzini e si
concluderà in Piazza della Prefettura.
Tutte le associazioni e i movimenti che rappresentano questa manifestazione,
abbracciandone tematiche e modalità, hanno sottoscritto e dato voce a
quattro punti ritenuti imprescindibili e fondamentali:
1. Il ripristino della legalità
Precondizione necessaria ed indispensabile è il RIPRISTINO DELLA LEGALITA’!
E’ palesemente inutile infatti adottare qualsivoglia soluzione se i rifiuti
continuano ad essere sversati e bruciati illecitamente. E per fermare
concretamente questo scempio non si può prescindere da due questioni:
• il corretto recepimento nel nostro ordinamento della normativa comunitaria in
materia di reati ambientali con l’introduzione di pene adeguate alla gravità del
danno causato;
• un reale controllo del territorio da parte delle Istituzioni attraverso la
dichiarazione dello stato di emergenza e del conseguente intervento
dell’esercito a presidio costante del territorio.
2. L’analisi del territorio
• Le caratterizzazioni
E’ necessario raccogliere ed analizzare i dati delle caratterizzazioni che in
parte sono già state avviate e predisporre piani di caratterizzazione per le
aree potenzialmente inquinate che invece ancora ne sono prive. Va fatta anche
una mappatura puntuale di tutte le aree e sulle quali è noto lo sversamento
abusivo di rifiuti o la presenza di discariche e vanno accertati gli eventuali
inquinamenti delle matrici ambientali.
I dati della caratterizzazione sono indispensabili per comprendere l’estensione
e la qualità della contaminazione che, ovviamente, non si ferma al terreno su
cui sono stati sversati rifiuti poiché la presenza di sostanze tossiche comporta
la contaminazione delle falde acquifere sottostanti e quindi il progressivo
inquinamento di tutti i pozzi posti a valle del terreno stesso.
• La sigillatura dei pozzi inquinati
Occorre a stretto giro il censimento di tutti i pozzi utilizzati per
l’irrigazione nelle province di Napoli e Caserta con relative analisi della
qualità delle acque. Allo stato la maggioranza dei pozzi dove viene emunta
l’acqua per l’irrigazione risulta sconosciuta alle autorità. Il monitoraggio
deve essere immediato ed i pozzi fuori legge vanno sigillati, al fine di
impedire l’emunzione illecita! Anche tra Caserta, San Nicola e San Marco esiste
già dal 2010 il divieto di emungere per scopo irriguo, ma senza sigilli questo
divieto viene sistematicamente disatteso.
• Cosa fare con i terreni inquinati
I terreni le cui matrici risulteranno compromesse dovranno essere interdetti
alle coltivazioni a scopo alimentare e, laddove possibile, riconvertiti verso
altri tipi di coltivazioni evitando le biomasse a scopo energetico al fine di
impedire l’immissione in atmosfera degli inquinanti presenti nel terreno: la
produzione di canapa, ad esempio, può tornare ad essere un volano per l’economia
di questo territorio, o anche la floricoltura, posto che il nostro paese risulta
essere uno dei maggiori importatori di fiori dall’Olanda e dal Kenya. Tale
obiettivo può essere raggiunto attraverso la collaborazione tra il mondo
Universitario e l’imprenditoria agricola, incentivando in tal modo anche
l’occupazione giovanile.
3. I prodotti agroalimentari
• Il monitoraggio
Si avvii, in aggiunta ai monitoraggi ordinari già previsti dal Piano Regionale
Integrato sui controlli alimentari, una sistematica e puntuale attività di
monitoraggio dei prodotti ortofrutticoli ed alimentari provenienti dalle aree
limitrofe a quelle contaminate.
• La tracciabilità della filiera
E’ indispensabile predisporre un efficace sistema informativo per garantire la
tracciabilità e la rintracciabilità della filiera agroalimentare al fine di
conoscere nel dettaglio la provenienza dei prodotti sulle ns tavole. Sarà poi
necessario un intervento normativo teso a rendere obbligatoria l’adesione al
sistema di tracciabilità. Sarebbe un grave errore demonizzare l’intero
territorio. E facile immaginare i contraccolpi gravissimi sulla già compressa
situazione occupazionale. Ovviamente l’impatto di una tale trasformazione è
epocale, in quanto si tratta di aprire le aziende campane a mercati fino ad oggi
non battuti. Per questo sarà fondamentale un lavoro di sinergia tra le
istituzioni locali e nazionali, e le associazioni di categoria del mondo
agricolo.
4. Le Bonifiche
Il ripristino dello stato quo ante pare sempre più un terreno difficile da
praticare, sia sotto il profilo tecnico che sotto quello economico. Dove però la
bonifica sarà ritenuta tecnicamente percorribile sarà indispensabile uno sforzo
da parte delle istituzioni, le stesse istituzioni che per anni hanno ignorato,
minimizzato o in alcuni casi addirittura avallato questo scempio, al fine di
drenare le risorse finanziarie per avviare un processo così complesso ed
oneroso.
• Le risorse per le bonifiche
E’ fondamentale che si proceda all’approvazione definitiva del Piano regionale
di bonifica in modo da svincolare i fondi di provenienza comunitaria ancora
bloccati.
È indispensabile il varo di una norma che destini alle bonifiche sia i proventi
dei beni confiscati alla malavita organizzata – in particolare, ed in via
immediata, il denaro ed i titoli di credito – sia i proventi delle sanzioni
relative ai reati ambientali.
• Il controllo sulle bonifiche
Sarà compito delle stesse istituzioni vigilare affinché quello delle bonifiche
non diventi il nuovo grande business della criminalità organizzata ed a tal fine
sarà indispensabile consentire la partecipazione attiva di quei soggetti che da
anni monitorano e denunziano la tragedia che affligge il vivere quotidiano del
nostro territorio.
• Sui cementifici
A chiusura delle cave e dei cementifici che insistono sul territorio tra Caserta
e Maddaloni. Il rischio che corre la città è infatti che questi vengano
trasformati in inceneritori a seguito delle nuove normative votate dal
parlamento che autorizzano i cementifici a bruciare il CSS (combustibile solido
da rifiuti). I lavoratori di ciascun opificio dovranno essere viceversa formati
ed utilizzati per la messa in sicurezza dei territori distrutti dalle cave, per
la loro bonifica e successiva riqualificazione.
Riteniamo sia un caso di coscienza.
Non c’entra il credo religioso.
Non conta l’impronta politica.
Non interessa chi saremo a percorrere quel tratto di strada.
Importa sentire ed avvertire che il creato è di tutti e per tutti.
Questa manifestazione è solo un inizio.
don Antonello Giannotti