Tutti pazzi per Rose

La vita di Adele

 

Caserta Film Lab: eventi

Caserta, Dal 29 Ottobre 2013

Comunicato stampa

Si è costituita nei giorni scorsi l’associazione culturale Caserta Film Lab, che sotto la presidenza del dott. Mauro Alifano e la direzione artistica di Francesco Massarelli, intende proseguire quel progetto di diffusione della cultura cinematografica già sviluppato negli ultimi anni con la storica associazione Cineclub Vittoria Filmhouse. Negli intenti della neonata associazione c’è un maggiore radicamento nel tessuto cittadino ed una più fitta collaborazione con la rete di operatori culturali del territorio.
Tra le principali attività dell’associazione il classico cineforum, con incontri ed approfondimenti in sala, che quest’anno trova ospitalità al martedì presso il Multicinema Duel.
La serata inaugurale del cineforum è prevista per Martedì 29 ottobre con la proiezione del film Che strano chiamarsi Federico, film dedicato da Ettore Scola all’amico e maestro Federico Fellini in occasione del ventennale della sua morte.
Il Cineforum, in programma ogni martedì alle ore 18 e alle ore 21, sarà un omaggio ai giovani cineasti italiani, ai film di grande qualità ma deboli sul piano della distribuzione, ai documentari e soprattutto al cinema d’autore, nazionale e internazionale. Tutti i film risponderanno infatti a questi requisiti. Un sogno che si realizza grazie al Duel Village che Caserta Film Lab ha scelto perché, pur essendo un multisala, il Duel ha conservato quella dimensione umana e familiare tipiche delle monosale tanto care agli amanti del cineforum’. La visione di ogni pellicola sarà preceduta da una breve presentazione e, quando possibile, arricchita anche da un dibattito con il regista e parte del cast.
29 ottobre, ‘Che strano chiamarsi Federico – Scola racconta Fellini’, un omaggio del regista al grande Maestro in occasione del ventennale della sua scomparsa
Un vero e proprio viaggio nel mondo visionario di Fellini.
Dalle ore 17.30 e per tutta la serata sarà possibile conoscere e tesserarsi all'associazione Caserta Film Lab
5 novembre ‘Sacro Gra’, documentario di Gianfranco Rosi che ha vinto il Leone d’Oro all’ultima Mostra del Cinema di Venezia.
Ad introdurre il film, il regista casertano Pietro Marcello, uno dei più interessanti e apprezzati documentaristi del panorama italiano ed internazionale, legato da un lungo rapporto di amicizia e collaborazione con Rosi, che lo ha portato a seguire in maniera attiva tutta la realizzazione del film. Nel documentario Rosi racconta un angolo dell’Italia. Per due anni infatti il regista ha girato con un mini-van sul Grande Raccordo Anulare di Roma per scoprire i mondi invisibili e i futuri possibili che questo luogo magico cela oltre il muro del suo frastuono continuo. Lontano dai luoghi canonici della capitale, il Grande Raccordo Anulare si trasforma così in un collettore di storie e di personaggi ordinari dalle vite straordinarie.
Sacro Gra
Dopo l’India dei barcaioli, il deserto americano dei drop out, il Messico dei killer del narcotraffico, Gianfranco Rosi ha deciso di raccontare un angolo del suo Paese, girando e perdendosi per più di due anni con un mini-van sul Grande Raccordo Anulare di Roma per scoprire i mondi invisibili e i futuri possibili che questo luogo magico cela oltre il muro del suo frastuono continuo. Dallo sfondo emergono personaggi altrimenti invisibili e apparizioni fugaci: un nobile piemontese e sua figlia laureanda, assegnatari di un monolocale in un moderno condominio ai bordi del Raccordo; un botanico armato di sonde sonore e pozioni chimiche cerca il rimedio per liberare le palme della sua oasi dalle larve divoratrici; un principe dei nostri giorni con un sigaro in bocca fa ginnastica sul tetto del suo castello assediato dalle palazzine della periferia informe a un’uscita del Raccordo; un barelliere in servizio sull’autoambulanza del 118 dà soccorso e conforto girando notte e giorno sull’anello autostradale; un pescatore d’anguille vive su di una zattera all’ombra di un cavalcavia sul fiume Tevere. Lontano dai luoghi canonici di Roma, il Grande Raccordo Anulare si trasforma un collettore di storie a margine di un universo in espansione.
12 novembre, ‘Infancia clandestina’. Un film di Benjamín Ávila. Con Natalia Oreiro, Ernesto Alterio, César Troncoso.
Juan ha dodici anni e ha condotto una parte della sua vita in esilio. Nel 1979 torna, con i genitori e la sorellina di un anno, nel suo paese, l'Argentina. Il ragazzino è stato costretto a vivere lontano da casa per la condizione di clandestinità dei genitori, guerriglieri peronisti dell'organizzazione dei Montoneros, oppositori della dittatura militare di Videla, che ha rovesciato con un golpe il governo Peron nel 1976. Il padre e la madre di Juan sono adesso convinti che sia giunto il momento di alzare il tiro e portare la resistenza nel cuore dell'Argentina. Il ritorno in patria è, però, rischioso: sono latitanti ricercati dalle autorità e devono, quindi, vivere nascosti, sotto falsa identità. Anche Juan ha un nuovo nome. Per i suoi compagni di scuola e per la ragazzina di cui si innamorerà, si chiamerà Ernesto, come il Che. È un'infanzia rubata quella raccontata dal regista argentino Benjamín Ávila nel suo primo lungometraggio. Una condizione che ha il preziosissimo valore della testimonianza. La sconvolgente storia del dodicenne Juan si basa, infatti, su eventi realmente accaduti al regista da piccolo. Già questo basterebbe a rendere Infanzia Clandestina un film necessario. Di opere sull'eroismo della resistenza contro le dittature nel mondo ne abbiamo viste tante, ma l'originalità di questo film sta nel diverso punto di vista, che ci permette di osservare il microcosmo partigiano dall'interno, senza filtri, se non quello di un bambino che partecipa alla resistenza scrutandola dal punto di osservazione privilegiato della propria età. E così la mette a nudo, svelandone in maniera impietosa le contraddizioni e le assurdità. Lo sguardo indagatore di Juan, che è lo sguardo bambino del regista, non condanna ma neppure assolve. Non ci suggerisce cosa è giusto o sbagliato, perché nelle guerre - clandestine o ufficiali che siano - non può esserci giustizia. Nell'Argentina di fine anni Settanta, da una parte ci sono interessi, dall'altra convinzioni. Eppure, anche queste possono condurre sul terreno minato dell'insensatezza. Al valore di tematiche così importanti si aggiungono meriti squisitamente cinematografici: un cast sempre all'altezza del difficile compito, una sceneggiatura ben scritta - che sa far ridere e piangere subito dopo, senza mai appesantire, anche nelle situazioni più drammatiche - e una regia sicura, non invadente, ma capace di soluzioni peculiari, come l'uso del disegno animato nelle sequenze più violente, quelle che la mente di un bambino non può concepire, persino quando i suoi occhi ne diventano testimoni innocenti
18 e 19 novembre "Enzo Avitabile Music Life" di Jonathan Demme (Italia -USA)
Interverranno il musicista Enzo Avitabile ed il produttore del film Davide Azzolini
In concomitanza con l’uscita in tutta Italia del film-documentario a lui dedicato da Jonathan Demme, regista Premio Oscar per ‘Il silenzio degli innocenti’, il musicista napoletano si esibirà dal vivo con il suo sax. Seguirà la proiezione della pellicola dal titolo ‘Enzo Avitabile music life’ che ruota intorno alla figura e al ruolo di Enzo Avitabile, alla sua musica e soprattutto alla città di Napoli. Presentato fuori concorso al Festival di Venezia 2012, il film nasce dalla stima reciproca tra i due artisti e dal fatto che il regista americano segue da tempo il percorso musicale di Avitabile, protagonista riconosciuto sulla scena internazionale della world music e che ha fatto della continua ricerca e sperimentazione un segno distintivo. La musica ha sempre svolto un ruolo determinante nelle opere dirette da Demme: è evidente dall'uso che ne ha fatto in tutti i suoi film per il grande schermo. Fresco vincitore insieme a Francesco Guccini del premio di Amnesty International per ‘Gerardo nuvola ‘e povere’ (miglior brano sui diritti umani) e da sempre grande sostenitore della musica come strumento in grado di favorire l’integrazione tra i popoli, Enzo Avitabile ama definirsi un cittadino del mondo. La sua musica è infatti il frutto della contaminazione di suoni e generi provenienti da tutti i continenti. Il film documentario verrà proiettato anche lunedì 18 novembre alle ore 21.
Ingresso euro 12,00 - Ridotto 10,00 - Soci Caserta Film Lab 8,00 (prezzi imposti dalla distribuzione del film)
Mercoledì 20 ore 18.00 - ore 21.00, Kill Your Darlings - Giovani RIbelli di John Krokidas, Giornate degli Autori Venezia 2013
Ingresso euro 5,50 - Soci Caserta Film Lab 3,50
Un noir, ambientato tra il 1943 e il 1945, che racconta dell’omicidio di David Kammerer da parte di Lucien Carr e delle ripercussioni di questo tragico delitto sulle vite di tre grandi poeti e scrittori della Beat Generation: Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William S. Burroughs. Definitivo dai più come un remake trasgressivo de 'L'attimo fuggente', 'Giovani Ribelli' è stato presentato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia nella sezione 'Giornate degli Autori'. A introdurre il film il titolare del Duel Village, Silvestro Marino, e il direttore artistico di Caserta Film Lab, Francesco Massarelli.
LA TRAMA
Ginsberg, Kerouac, Burroughs, chi erano prima di diventare vere e proprie icone della controcultura? Nel 1944 Allen Ginsberg era una nervosa e puritana matricola alla Columbia University. Jack Kerouac era uno slavato universitario che si era re-iscritto dopo aver resistito otto giorni nella Marina Militare. William S. Burroughs aveva abbandonato la facoltà di medicina, ex venditore porta a porta di insetticidi, stava diventando un giovane tossicodipendente, sopravvivendo ai margini della scena bohémien newyorkese, dopo aver seguito un paio di amici, Lucien Carr e David Kammerer, dalla nativa St. Louis a Manhattan. Questa è la storia di tre giovani che si sono trovati e scelti, e di un brutale omicidio che ha consacrato il loro primo sodalizio.
26 novembre "Tutti pazzi per Rose" di Regis Roinsard (Francia)
Un film di Régis Roinsard. Con Romain Duris, Déborah François, Bérénice Bejo. Titolo originale: Populaire - Commedia - durata 111' - Francia 2012
Francia, fine anni cinquanta. Rose Pamphyle vive in una piccola città di provincia della Normandia. La vita sembra riservarle poche sorprese: un matrimonio già organizzato con il figlio del meccanico, un bravo ragazzo. Una vita da casalinga. Ma il sogno di Rose è di diventare segretaria. Pur nata in provincia, il suo è uno spirito decisamente da donna moderna e emancipata. La sua tenacia, e un talento fuori dal comune nel battere a velocità strepitosa i tasti della macchina da scrivere - la porteranno lontano. Supera i colloqui presso un'agenzia di assicurazioni e diventa la segretaria di Louis Echard, di cui ovviamente si innamorerà follemente.
Deliziosa commedia romantica dai colori pastello, che ha tutto il sapore di una madeleine francese mangiata sotto la Tour Eiffel. Il perimetro di riferimento è questo: fra la pubblicità di Miss Dior firmata Sofia Coppola fatta lungometraggio, Cenerentola a Parigi con Audrey Hepburn e Les demoiselles de Rochefort di Jacques Demy.
Per chi è in sala, e ama quello stile, è al posto giusto. La giovane Rose, frangetta francese perfettamente al di sopra del taglio degli occhi, è una antecedente di Amélie Poulain: goffa e dispettosa, ma dalla tenacia indiscutibile. Sa cosa vuole, e lo ottiene. Ingaggiata dall'affascinante Louis (Romain Duris) s'imbarca in un allenamento serissimo (una vera naja al femminile con tanto di corsa al mattino) per vincere i campionati regionali prima, nazionali dopo, di dattilografia. Il ritmo delle battute sulla tastiera si fa sempre più veloce e sicuro, la postura sempre più dritta, anche se non mancano le gaffe che rendono il personaggio di Rose sempre più irresistibile agli occhi di Louis. Per allenarsi la ragazza dovrà ribattere a macchina, e sempre più velocemente, tutti i classici della letteratura francese. Così finito Madame Bovary, si ricomincia subito con un altro tomo.
03 dicembre "Lo sconosciuto del lago" di Alain Guiraudie (Francia)
Un film di Alain Guiraudie. Con Pierre de Ladonchamps, Christophe Paou, Patrick d'Assumçao, Jérôme Chappatte - Titolo originale L'inconnu du lac. Poliziesco, durata 97 min. - Francia 2013.
Un lago d'estate e una spiaggia di soli uomini, circondata da una boscaglia deputata agli incontri sessuali tra gli stessi. Qui, all'inizio della stagione, Franck conosce Henri, separatosi di recente dalla moglie, che siede ogni giorno di fronte all'acqua, semplicemente in cerca di serenità, e, dopo pochi giorni, incontra Michel, per il quale prova immediatamente una forte passione. Michel è un ottimo nuotatore, un amante prestante e un uomo estremamente pericoloso. Franck lo sa, ma non si tira indietro e s'innamora di lui.
Lo sconosciuto del lago non è un film che scandalizza, ma è un film che in un certo senso confonde. Le scene di sesso tra uomini non potrebbero essere più esplicite, le inquadrature non potrebbero essere più frontali, al punto che si ha quasi l'impressione che a dialogare tra loro, nelle giornate sulla spiaggia, siano i membri dei bagnanti anziché i loro volti; eppure si percepisce con altrettanta evidenza che Guiraudie non sta cercando la provocazione e pare anzi mosso dalla volontà di parlare chiaro e di guardare le cose come stanno, senza ambiguità. Tuttavia il film confonde, perché mescola le carte, restituisce la contraddizione nella mente del protagonista, cambia più di una volta registro, pur restando sempre dentro i confini di una messa in scena estremamente geometrica, eloquente ed elegante. E di ciò il lago è l'emblema perfetto: specchio d'acqua limpida e dunque sinonimo di libertà, lo è però di una libertà confinata, chiusa dalla terra tutt'attorno
Martedì 10 dicembre solo ore 21, "La vita di Adele" di Abdellatif Kechiche, Palma d'oro Miglior Film - Cannes 2013
La Trama
Adele, una liceale di quindici anni, aspetta il grande amore e un giorno lo intravede in Thomas, giovane tenebroso ma cordiale. La loro però è una storia destinata a non essere vissuta a pieno: lo stesso giorno Adele ha incontrato anche una misteriosa ragazza dai capelli blu che ogni notte diventa protagonista dei suoi sogni e desideri più intimi. Rifiutando dapprima le esperienze oniriche, Adele prova a concedersi a Thomas ma si rende conto di non riuscire ad essere completamente sua e di provar attrazione per le ragazze. Grazie a un amico frequentatore dei locali gay della città, ha la possibilità di rintracciare la ragazza dai capelli blu e lasciarsi travolgere dal suo febbrile, caotico e passionale sentimento.
12 dicembre "La cittá ideale" di Luigi Lo Cascio (Italia)
Trama
Michele Grassadonia è un ecologista sensibile e integralista. Architetto palermitano, ha lasciato la Sicilia per la Toscana, dove abita quella che lui considera la città ideale, Siena. Inviso ai colleghi, vive solo in un appartamento spartano, dove sperimenta energie alternative. Una sera di pioggia tampona un'ombra e finisce contro un'automobile parcheggiata. Qualche chilometro dopo rinviene il corpo di un uomo riverso sull'asfalto. Chiamati i soccorsi, viene interrogato dalla polizia stradale sull'accaduto. La macchina ammaccata e alcune sfortunate circostanze, convincono gli agenti della colpevolezza del Grassadonia, che da soccorritore diventa indagato. È l'inizio di un'avventura paradossale e di una ricerca angosciata della verità.
Si respira l'aria di impegno civile del cinema di Francesco Rosi e l'indignazione e la tensione morale di Leonardo Sciascia nell'opera prima di Luigi Lo Cascio, attore autore che, alla maniera del personaggio che lo ha reso celebre (il Peppino Impastato di Marco Tullio Giordana), sogna di cambiare il mondo e di renderlo meno ingiusto e più pulito. Per questa ragione scrive e interpreta Michele Grassadonia, un uomo che crede nel valore dell'impegno civico e nella solidarietà sociale. Sempre dimesso, sempre gentile e alla ricerca della parola bella e appropriata, il protagonista viene precipitato in un incubo giudiziario che gli aliena amici e cittadini. Emarginato e diffamato, scoprirà a sue spese che la città ideale nasconde mostri dall'aspetto normale.
Con uno stile secco e asciutto, Lo Cascio svolge un tema robusto, denunciando l'incoscienza civile, le derive giudiziarie, i contratti sociali fondati sulla connivenza, l'indifferenza e la mancanza di pudore. La città ideale, con singolare forza simbolica, mette in schermo il trauma di chi si sente e si vuole 'diverso' rispetto alla cultura diffusa e condivisa da tutti. Lo Cascio individua quel trauma, lo mette a fuoco e poi lo indaga incarnando il suo personaggio, accompagnandolo con lo sguardo dentro la macchina della giustizia e dell'umana (in)comprensione. Posseduto dal proprio demone, l'ecologista Grassadonia coltiva sogni, speranze e illusioni che si spengono, proprio come accadeva ne I cento passi, sul volto di Luigi Maria Burruano, là padre piegato alla legge del più forte, qui (il)legale al servizio della Legge. Lo Cascio è bravo a costruire un film di attori e di sceneggiatura che ha il suo punto debole nelle digressioni, l'affittuaria ideale di Catrinel Marlon e il palafreniere negligente di Roberto Herlitzka. Diversioni che fiaccano, interpretandola, una drammaturgia altrimenti solida. Gli studi sulla cattura nei disegni della fanciulla (am)mirata e la conversazione intorno alla fuga di un cavallo chiosano e svolgono una storia che proprio nella sua imperscrutabilità, nella sua incoerenza e nella sua esasperata ricerca di giustizia e congruenza trovava (non)senso, ragione e originalità.
La città ideale resta tuttavia un debutto importante e maturo che nel dilagare di tanta bruttezza prende le parti della bellezza
17 dicembre "La prima neve" di Andrea Segre (Italia) per la rassegna "Italia opera prima e seconda"
Alle ore 21.00 incontro in sala con il regista Andrea Segre e presentazione del progetto La prima scuola
L'incontro con Segre, da sempre impegnato in prima linea nel raccontare il dramma dei migranti, sarà anche l'occasione per discutere del problema alla luce dei tragici eventi dei mesi scorsi. Andrea Segre, il cui impegno civile e sociale si esprime su molteplici fronti presenterà in sala anche il suo nuovo progetto "La prima scuola" realizzato in collaborazione con la sua storica casa di produzione Zalab e volto a raccogliere fondi volti a realizzare iniziative a sostegno della scuola primaria. Il film La prima neve è stato presentato con grandissimo successo alla recente Mostra del cinema di Venezia, in concorso nella sezione Orizzonti.
LA PRIMA NEVE
Pergine, piccolo paese del Trentino ai piedi della Val de Mocheni. E' lì che è arrivato Dani, fuggito dal Togo e poi nuovamente costretto a fuggire dalla Libia in fiamme. Dani ha una figlia piccola (che gli ricorda troppo la moglie morta per volerle davvero bene) e una meta: Parigi. In montagna, dove ha trovato lavoro presso un anziano apicoltore, fa la conoscenza di Michele, un bambino che soffre ancora per la perdita improvvisa del padre.
Andrea Segre prosegue con questo suo secondo film di finzione dopo Io sono Li la personale ricerca del rapporto tra gli esseri umani e i luoghi che ne ospitano le vicende sia che vi appartengano dalla nascita sia che vi siano giunti per i rovesci della sorte.
LA PRIMA SCUOLA
La prima scuola è un progetto che vuole riportare la scuola elementare italiana al centro delle questioni nazionali. Non si tratta di un'impresa facile dopo 20 anni di sistematica erosione della consapevolezza e del ruolo della scuola pubblica nella vita dei nostri figli, che ha determinato un serio regresso rispetto alle conquiste e ai modelli di eccellenza sviluppati nel ventennio precedente. Per affrontare la questione nella sua complessità e con risposte concrete, ZaLab propone un progetto articolato che si sviluppa su più piani e integra linguaggi e approcci differenti. L'obiettivo principale è quello di finanziare progetti artistici e pedagogici nelle scuole primarie, come strumento per riportare la creatività e la libera espressione dei bambini al centro del progetto scolastico, e come strumento privilegiato per raccontare la realtà della scuola, in particolare quella più marginale e disagiata, dal suo interno .
7 gennaio "Zoran, il mio nipote scemo" di Matteo Oleotto (Italia)
14 gennaio
"Gloria" di Sebastian Lelio (Cile)
Divorziata da anni con due figli ormai adulti, un nipote e un vicino molesto, Gloria cerca un nuovo equilibrio in feste, eventi serali e discoteche nelle quali poter incontrare qualcuno della propria età, un nuovo fidanzato. Quando però sembra averlo trovato questi si rivela inaffidabile, misterioso e poco propenso a tener fede a quel che dice.
Sul corpo non più giovane di Gloria, sulle sue imperfezioni, sui diversi look, sulle sue valorizzazioni e sulla potenza con la quale si regge in piedi e procede nonostante tutto, è riconoscibile la forza di un film capace di elevarsi al di sopra di qualsiasi banalità e qualsiasi rischio di smielata drammatizzazione dell’ordinario.
Gloria è un ritratto di donna come raramente si ha la fortuna di vedere: completo, profondo, toccante eppur composto, talmente onesto e sincero da travalicare il sesso di riferimento e risultare universalmente disarmante.
La storia di una 50enne che con compostezza e serietà vive come un’adolescente fuori tempo massimo, attraverso il lento accumularsi di eccessi, passioni e delusioni aliene alla sua età, è attraversata con una grazia ed un’urgenza morale che impediscono al personaggio di scivolare nel ridicolo anche quando questo è palesemente nell’aria (atteggiamento che rende anche l’entrata in scena dell’omonimo brano di Umberto Tozzi una perla di sofisticazione).
Il film di Sebastian Lelio con audacia non comune prende le distanze dai più illustri esempi del cinema passato in materia di profili femminili e sceglie un registro da commedia sebbene si attacchi alla protagonista come in un dramma, trovando in lei una forza motrice inesauribile. Molto della riuscita del film è infatti merito di Paulina Garcìa, attrice capace di tramutare una sceneggiatura rigorosa in cinema di rara intensità grazie ad una maratona di recitazione ai massimi livelli. Con un’economia di gesti, espressioni e movimenti disegna la sua Gloria giocando sulle minuzie, sulle canzoni cantate in macchina, sui piani d’ascolto o su movimenti accennati, senza mai presentare due volte lo stesso volto alla macchina da presa.
In questa maniera Paulina Garcìa aderisce in pieno alla filosofia minimalista e invisibile con la quale Lelio dirige un film che pare farsi da sè davanti agli occhi dello spettatore, il quale ha quasi l’impressione di vedere la storia svolgersi senza nessuno a dirigerla ma con la naturale semplicità della vita vera.


 

La tessera darà diritto ad una riduzione sul prezzo del biglietto della rassegna del martedì (3,50 euro) e su tutti gli spettacoli del Duel Village del mercoledì (4,50 euro) con esenzione dal pagamento del parcheggio. La tessera darà inoltre diritto a sconti e promozioni in tutti gli spazi culturali e i locali convenzionati*. Il costo della tessera è di euro 15,00 - Per i ragazzi in età tra i 16 e 25 anni il costo è di soli euro 5,00
*Biglietto ridotto presso Teatro Civico 14 e Bottega del Teatro
*Sconto del 10% presso i seguenti locali: Jarmusch Club - Mallè - Anche no - Harpos - Ristorante vegetariano Terra - Manouche Bistrot - Tequila - Antico cortile - Ex-Libris Palazzo Lanza
*Speciali promozioni presso Associazione Artemisia (corso di cucina) e Aquazone Urban Sp

Il cineforum sarà affiancato da una retrospettiva dedicata a Fellini, a ingresso gratuito, in programma tutti i giovedì di novembre al centro Sant’Agostino di via Mazzini e da proiezioni tematiche e d’autore, strettamente collegate al cartellone del Cineforum, che si svolgeranno invece ogni lunedì al Jarmusch di via Cesare Battisti a Caserta

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