Rassegna Letteraria “Sulle Orme del Cantor d’Enea”
Sant'Arpino(CE), Dal 20 Ottobre 2013
Comunicato stampa
Domenica 20 ottobre, ore 10.30, Palazzo Ducale “Sanchez de Luna”
Sant'Arpino, presentazione del libro “Tommaso Campanella, La
Repubblica di BANANAB. Una critica secentesca all’Italia del duemila". Un
"autentico falso d’autore" di Antimo Cesaro, deputato e docente
universitario.
Prenderanno parte i giornalisti e scrittori Luciano Scateni e Samuele
Ciambriello, il presidente onorario della Pro Loco Giuseppe Dell’Aversana,
il direttore della Rassegna di Teatro Scuola PulciNellaMente Elpidio Iorio.
La mattinata sarà introdotta dai saluti del Presidente della Pro Loco Aldo
Pezzella e dell’assessore alla Cultura Francesco Brancaccio.
La Repubblica di Bananab è un singolarissimo libro su un antico manoscritto
della prima metà del Seicento attribuibile al filosofo Tommaso Campanella.
Divertente e amaro, il testo è un «autentico falso d’autore» pubblicato a
Napoli da Guida (pp. 78, euro 8,00) e inventato da Antimo Cesaro.U na
critica secentesca all’Italia del Duemila è il sottotitolo del libro,
dedicato alla mitica Città del sole di Campanella, abitata dai Bananabbi, e
incredibilmente simile all’Italia contemporanea: fra intercettazioni vintage
(«sofisticati congegni mossi da Mastr’Occhiale e Mastr’Orecchiale») e
abitudini sessuali («le libidinose costumanze»), fino alla «gran corruttela»
degli uomini, che «si reggono follemente e non con ragione».
Il pensiero di Tommaso Campanella (1568-1639), autore della celeberrima
Città del Sole, si pone, pur tra molte contraddizioni, come significativa
testimonianza della modernità. Sempre in bilico tra ortodossia cattolica ed
eresia, il frate domenicano trascorse circa ventisette anni in carcere a
seguito di un fallito tentativo di insurrezione contro il dominio spagnolo
in Calabria. Riuscì, tuttavia, ad aver salva la vita fingendosi pazzo. In
intervalla insaniae, com’egli stesso dice, trovò la forza per continuare a
scrivere, specialmente di filosofia. Liberato grazie alla benevolenza di
papa Urbano VIII, decise di rifugiarsi a Parigi, dove si dedicò alla
pubblicazione dei suoi scritti.
Un antico manoscritto risalente alla prima metà del XVII secolo,
fortunosamente ritrovato, riporta alla luce un’ipotetica trascrizione di un
breve scritto campanelliano perduto. Forse una seconda appendice al De
politica, una sorta di sequel della Città del Sole. Il testo si ricollega,
infatti, al più noto scritto utopico del frate calabrese per la forma
dialogica adottata, per lo stile, i protagonisti della discussione e il
sofferto tentativo di debellare «i tre mali estremi: tirannide, sofismi e
ipocrisia». Se ne differenzia però per un vago, irridente e malinconico
sapore, ad un tempo fantastico e profetico che, sollevando non poche
difficoltà sulla sua esatta attribuzione, ne pervade l’intera trama.
Antimo Cesaro insegna Scienza e filosofia politica presso la facoltà di
Scienze politiche della Seconda Università degli Studi di Napoli. Promotore
di iniziative per la valorizzazione dei beni culturali e di alta formazione,
è spesso impegnato in attività culturali e convegnistiche promosse da enti
scientifici, associazioni culturali e studentesche. Il suo ultimo libro si
intitola Machina Mundi: Incursioni simbolico-politiche nell’arte federiciana
(Franco Angeli, 2012); tra diverse pubblicazioni, ha anche curato per
l’editore Guida due opere di Tommaso Campanella: il De Politica (2001) e gli
Aforismi Politici (1997). Da alcuni mesi è Deputato della Repubblica
Italiana.