Ivan Montanaro presenta "Diario Di Uno Schizofrenico" alla libreria Hamletica
Maddaloni (CE), 12 Ottobre 2012
Articolo di Giuseppe Vuolo
Riprende il ciclo di incontri con gli autori alla Libreria Hamletica,
piccola realtà culturale nel cuore di Maddaloni sempre attenta alla
promozione di giovani talenti della nostra terra. Ivan Montanaro è uno di
questi, un ragazzo di 34 anni dall'aria tranquilla, sorridente, mentre
aspetta l'inizio della presentazione. Accanto a lui siede Floriana
Figliomeni, Presidente dell'Associazione Artemisia, persona dalla spiccata
competenza per parlare dei temi di stasera. I quali potrebbero essere
semplificati in una serie di dualismi: normalità e follia, depressione e
amore. Un viaggio dal rock dei Radiohead alle allucinazioni uditive (e con
una battuta qualche detrattore potrebbe obiettare che la differenza è ben
poca).
La trama infatti si svolge - si districa - tra un "prima" e un "dopo"; in
mezzo, lo spartiacque della malattia mentale che stravolge l'esistenza di un
ragazzo dalla vita fino a quel momento normalissima. Montanaro ammette che a
spingerlo a scrivere questa storia è stata - proprio come accade al suo
protagonista - una storia d'amore finita male, a seguito della quale ha
conosciuto la depressione e trascorso un periodo in analisi. Il personaggio
del suo libro, invece, vive in un continuo rimbalzo dalla realtà allo
straniamento, dai ricordi di un passato buono come la cioccolata calda della
mamma ad un presente vissuto in un mondo alieno, sia a causa degli stati
psichici provocati dalla malattia sia - in un senso strettamente materiale -
per il risvegliarsi in un reparto psichiatrico, un luogo estraneo,
freddo,che gli sembra un'indesiderabile continuazione dei suoi incubi.
Durante la conversazione l'autore si apre al pubblico, non esimendosi dal
muovere una sua personale critica alla politica, rea di non informare, di
non sensibilizzare la società alla tematica della pazzia come malattia
curabile, contrariamente a quanto invece fa con altre patologie (AIDS,
tumore) in qualche modo più "telegeniche". In effetti la cosa più difficile
è abbattere il muro del pregiuzio che gli altri - quelli che si sentono
"normali" - costruiscono attorno al malato (quante persone, ancora oggi, si
sentono a disagio semplicemente ad essere visti in compagnia di una persona
che ha o ha avuto problemi di questo genere?), condannandolo così, anche una
volta guarito, all'emarginazione e ignorando che la riabilitazione sociale è
parte integrante (e fondamentale) della cura delle psicopatologie. Manca, in
tali persone, la consapevolezza, da un lato, che i disturbi mentali sono
oggi curabili tramite le scienze psicologiche e psichiatriche nonché tramite
l'uso di farmaci; dall'altro, che chiunque può soffrire di tali disturbi,
anche perché spesso i sintomi rimangono latenti per molto tempo oppure sono
sempre stati minimizzati dai diretti interessati o non riconosciuti come
sintomi ("Io sarei malato perché avrei manie di grandezza? Ma dài, stai
esagerando").
A giudicare dal fatto che inizia ad essere presentato anche nelle scuole,
questo libro sembra raggiungere il suo obiettivo e cioè, appunto, aprire gli
occhi su questo misto di disinformazione e indifferenza. Un libro utile, di
quelli a cui volere bene per ciò che ci insegnano.
I prossimi appuntamenti alla Libreria Hamletica sono per il 24 Ottobre con
"La Venere dei terremoti", racconto per il teatro di Manlio Santanelli, e il
29 Novembre con "Nel nome dello Zio", promettente opera prima di Stefano
Piedimonte.
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