Mostra "Mitografia di una maschera"
Caserta, dal 18 Gennaio al 6 febbraio 2011
Comunicato stampa
Presso la Reggia vanvitelliana - Salone di
Rappresentanza dell’Associazione Turistica Pro Loco di Caserta - si
inaugura, martedì 18 gennaio, ore 18.30, la mostra di opere grafiche,
plastiche e di decorazione ceramica degli artisti Salvatore e Teresa Nuzzo,
curata e presentata da Carlo Roberto Sciascia
All’inaugurazione dell’esposizione, che gode del patrocinio della Regione
Campania, della Provincia di Caserta, del Comune di Caserta,
dell'Associazione Culturale Amici della NuzzoFilm”, dell'Associazione
Turistica Pro Loco di Caserta e dell’Associazione Ars Supra Partes e della
sponsorizzazione della Fiat Sammarco di Acerra, interverranno il Presidente
della Pro Loco dott. Francesco Giaquinto ed il Dirigente Scolastico prof.
Renato Botte. Alla cerimonia saranno presenti i due artisti.
Durante la serata vi sarà un intervento musicale alla chitarra di Francesco
Colella.
La mostra sarà visitabile fino al 6 febbraio 2011
Orario: 9.15 – 12.45 giorni feriali, 9.30 – 12.00 la domenica su
appuntamento (338/79 22 753)
Patrocinio: Regione Campania, della Provincia di Caserta, Comune di Caserta,
Associazione Culturale “Amici della NuzzoFilm”, Associazione Turistica Pro
Loco di Caserta e Associazione Ars Supra Partes
Sponsorizzazione: Fiat Sammarco di Acerra
Salvatore Nuzzo, docente del Liceo d'Arte di
Napoli, delinea un Pulcinella semplice, popolare, ma con un'energia
indomabile, che conserva intatte le sue caratteristiche più “nobili” e vere;
il suo volto è sempre in bilico tra lo scanzonato ed il meditabondo ed il
suo discorso ricco di riflessioni rispecchianti la filosofia popolare più
genuina.
Teresa Nuzzo, invece, presenta con gestualità prorompente un Pulcinella
incisivo, fatto di slanci e di passione; il suo rapporto con la mitica
maschera è viscerale ed immediato, senza ripensamenti e/o considerazioni
sociali.
Per Salvatore Nuzzo, pittore, disegnatore, scultore e ceramista, il feeling
con la maschera acerrana è iniziato da bambino e non lo ha più lasciato; del
resto anche sua sorella Teresa ha subito il fascino di Pulcinella e, come
tanti napoletani, vive in simbiosi con quel personaggio che, in fondo,
rispecchia l'essenza del popolo.
Certo le sue forme, i suoi atteggiamenti, le sue movenze hanno
fondamentalmente subito un'evoluzione dovuta al tempo, così come il suo
aspetto ha assunto forme diverse in base alla nazione che la ha adottata.
L’ottocentesco Pulcinella inglese ha, per esempio, due gobbe, la pancia
prominente, il naso lungo e non lineare è ciò permette di veder <esplodere>
quasi la satira che da quell'aspetto stesso prende il via.
Salvatore Nuzzo ha dato, invece, al Pulcinella del duemila il carattere di
un maschera sognante, tutta ripiegata in una malinconia misteriosa, ricca di
sentimenti e di avversione nei confronti di tutto ciò che è grossolano e
volgare, ma anche del consumismo e dello squallore della politica dei giorni
nostri. Nelle sue opere si avverte un lirismo tradotto nei bagliori riflessi
dalle superfici lucide delle sue statuette in ceramica, forte del silenzio
incombente e della profondità umana.
Teresa Nuzzo traduce ogni momento della famosa maschera in un segno
imperioso capace di penetrare nell'animo del fruitore e <dettargli> immagini
e valenze uniche. Il suo Pulcinella non è né servo e servitore, ma un
archetipo di vitalità, un anti-eroe ribelle e irriverente, è un protagonista
assoluto, che affronta e sconfigge tutti i suoi avversari.
Il musicista Francesco Colella è un giovane studente appassionato di musica,
che sa affrontare con immediatezza i vari generi; con la sua chitarra
renderà un'atmosfera particolare che proietterà il pubblico in un teatro ove
Pulcinella reccita nelle opere in mostra.
“Salvatore Nuzzo sembra intraprendere – ha affermato Carlo Roberto Sciascia
- un viaggio che si addentra con un linguaggio accattivante nei meandri
della maschera acerrana e ne descrive ogni atteggiamento puntualmente; il
mito si trasfigura ma, in questa sua metamorfosi, rimane tuttavia
irriducibilmente fedele a se stesso con tutti quegli elementi che lo hanno
reso famoso nei secoli e che si sono stratificati nel tempo nell’immaginario
collettivo fino a giungere alla contemporaneità. Salvatore Nuzzo la descrive
vivace con il suo fascino ed i suoi enigmi, vera nelle inclinazioni più
inafferrabili e sorprendenti del suo carattere, mitica con il suo ampio
camicione bianco, istintiva e naturale come i napoletani; nelle sue opere,
però, l’artista riesce a mettere in evidenza i legami intercorrenti fra la
psicologia di tutte le genti e la maschera polivalente, vista e studiata
come simbiosi emblematica di un’intuizione individuale capace di
trasformarsi in modello per l’intera comunità. Nei disegni i chiaroscuri,
nelle ceramiche le movenze ed i portamenti, nei dipinti l'imperturbabilità
dei cromatismi esaltano l'attore-mito con la sua eccezionale furbizia,
essenza di una realtà subita quale fato ineluttabile e di un inarrestabile
desiderio di rivincita e di un'inesauribile voglia di vivere. Nel contempo
Teresa Nuzzo presenta un Pulcinella dinamico, in cui si mescolano un'intensa
vitalità ed un'indole inquieta, triste e sempre pronta a stupirsi delle cose
del mondo. Le sue opere esteriorano questa energia vitale grazie al tratto
fluido ed alla gestualità spontanea. I due fratelli, originari di Acerra a
due passi dalla casa di Pulcinella offrono il giusto atteggiamento in grado
di produrre una <sistemazione formale> di Pulcinella, erede di una
tradizione culturale stratificata e complessa distintiva di un popolo, che
successivamente si avvale di un <filtro> filosofico e di spontanee
riflessioni per tracciare la maschera sullo sfondo di un complesso colmo di
concretezza e lirismo.”
Il Sindaco di Acerra Tommaso Esposito, già direttore del Museo di Pulcinella
di Acerra, ha precisato che “Pulcinella nasce e i suoi natali sono
innumerevoli. Pulcinella vede la luce in teatro per opera del capuano Silvio
Fiorillo, che fu interprete del Capitan Mattamoros. Pulcinella è stato anche
l’erede di Maccus. Per i classicisti, a partire dal XVIII secolo, la
maschera napoletana ha rappresentato il perdurare in Campania della
tradizione comica delle antiche Fabulae Atellanae. Ma Pulcinella nasce anche
dall’uovo e da una chioccia che lo cova. Egli è un piccolo pulcino.
Polliciniello Pulcinella ha perciò gli occhi tondi, il naso da gallina e la
strana voce stridula comune ai Pulcinelli italiani e stranieri, specialmente
se burattini. Pulcinella, infine, non nasce a Napoli. Nasce in provincia, ad
Acerra, in quella parte della Campania Felix definita come Antica Liburia o
Terra di Lavoro: il lavoro dei campi e dei contadini, che aravano le messi e
producevano le cibarie per i napoletani. Pulcinella è indefinibile nella sua
reale identità, proprio come accade nella tradizione. Eppure questo
indefinito Pulcinella balla, danza, saltella, canta, si commuove e piange a
ridosso della sua casa di Acerra, ma anche in luoghi indefiniti e
indefinibili del mondo. Pulcinella è ormai un mito, che resta immortale e
trionfa su tutto. È come la luce, che si riflette nell’oro, non si perde
nella materia e neppure nel tempo. Li attraversa invincibile”.
Il Presidente della Pro Loco di Caserta Francesco Giaquinto ha, poi,
indicato nell'internazionalità di Pulcinella la conferma della sua
grandezza: “La maschera di Pulcinella ha un significato non solo storico,
artistico e culturale, ma soprattutto sociale, o meglio di denuncia sociale.
Metaforicamente quindi la maschera simboleggia la plebe napoletana che
stanca degli abusi e delle umiliazioni ricevute dalla cinica classe
alto–media borghese, si ribella a questi disumani potenti, che hanno fatto
di tutto per rendere nel corso dei secoli una vita dura e avversa al popolo
partenopeo. Quindi Pulcinella essendo l’anima del popolo minuto rispecchia
la voglia di rivincita di quest’ultimo. Con la sua ironia e con la sua forza
si burla del potere sottolineando la sua volontà di vivere e superare gli
ostacoli. Per ciò è una maschera conosciuta e <riprodotto> in tutto il
mondo: in Francia nasce Polichinelle, in Germania Kaspar, in Inghilterra Mr.
Punch, in Russia Petruska, in Spagna Don Cristobal, in Olanda Punk e, per
certe similitudini, Vitez-Lazlo in Ungheria e così via. In tutti questi
Paesi la maschera è accomunata, oltre che da sensibili similitudini
drammaturgiche, anche e soprattutto dal suono identico della sua voce dal
timbro stridulo”.
La mostra proseguirà fino al 6 febbraio 2011 con il seguente orario: 9.15 –
12.45 giorni feriali, 9.30 – 12.00 la domenica e su appuntamento (338/79 22
753).