Hamletica Libri: presentazione del libro “Al voto dalle parti di Gomorra” di Paolo Farina
Maddaloni (CE), 16 Dicembre 2010
Articolo di Giuseppe Vuolo
Essere costretti a considerare, per abitudine
ed esperienza, un qualsiasi rivolo di fermento culturale – come, mettiamo il
caso, una piccola, interessante ed accogliente libreria - come un miraggio
destinato presto a scomparire è di certo qualcosa che fa male allo spirito
(e forse, a lungo andare, anche al corpo), perché significa cedere alla
rassegnazione patologica, significa che non puoi più permetterti nemmeno di
pensare che possa accadere qualcosa di diverso, di veramente nuovo,
significa che sei già convinto che non può (e non potrà mai) esserci
cambiamento-miglioramento-crescita. È come rinunciare al proprio stesso
futuro, un po’ come vivere senza mangiare: ogni giorno che passa si diventa
sempre più deboli e fragili. Perciò, entrare per la prima volta nella
neonata Libreria Hamletica di Maddaloni per seguire la presentazione del
libro del quarantenne casertano Paolo Farina mi ha fatto pensare: <<Sì, sono
qui perché anch’io credo che la frase “La cultura non si mangia”, tanto di
moda di questi tempi, è un’enorme idiozia>>.
Il tempo di dare un’occhiata alle novità sugli scaffali ed è iniziata la
presentazione. È stata più che altro una piacevole chiacchierata; Farina ha
dapprima illustrato per sommi capi il suo racconto – ispirato ad una sua
reale esperienza in politica –, ha letto un intero capitolo mostrandoci il
suo stile ironico, tendente a mostrare il farsesco che immancabilmente anima
le operazioni di voto “dalle parti di Gomorra”. Ma questo tono non è stato
fine a sé stesso: se ne serve, infatti, per introdurre il nocciolo della
questione, con una domanda nient’affatto scontata: se il degrado del Paese e
l’incapacità (quando non la disonestà) dei governanti sono originati dal
fatto che, a causa dell’attuale legge elettorale, il popolo non può
scegliere il candidato da votare ma solo il partito, come mai tale degrado è
presente anche al livello degli enti locali, dato che per le elezioni
amministrative gli elettori possono indicare le loro preferenze? Secondo
l’autore, dare tutta la colpa alla legge elettorale nazionale è fuorviante
e, appunto, non giustifica la cattiva gestione della res publica nei Comuni,
nelle Province, nelle Regioni. C’è, alla base del ciclico fallimento di
certe amministrazioni locali, non solo il fattore camorra ma anche una
concezione miope delle elezioni, una mentalità diffusa che porta l’uomo
qualunque a scegliere “il politico che si conosce”, non già il più
competente o quello col curriculum migliore. La società, quindi, dà più peso
al rapporto personale piuttosto che alla preparazione degli eletti, misura
l’affidabilità del candidato dalle quattro parole scambiate in piazza, da
quanti minuti ti ha “ascoltato”/lasciato parlare, dal fatto che “Chi,
l’assessore? È uno buono, io lo conosco!” anche se “l’assessore” ha solo la
terza media. Poi, partendo dall’assetto dei partiti della Prima Repubblica e
dal sistema delle preferenze multiple vigente in quegli anni, lo scrittore
ha evidenziato i profondi mutamenti italiani per giungere alla conclusione
che sono i partiti politici a doversi – ancora oggi – dare una nuova
struttura; ma questo non è possibile se prima i giovani non tornano a fare
politica attiva e a partecipare alla discussione interna ai partiti
decidendo “di riappropriarsi delle stanze del potere”.
Intervistato da Giovanni Bocciero del Corriere di Caserta, lo scrittore ci
ha espresso il suo punto di vista anche su altre questioni, spostando la
discussione, quasi inevitabilmente, sull’attualità, in primis i rifiuti: si
è parlato del ciclo di smaltimento, delle responsabilità e competenze
ripartite tra enti pubblici e società private, dell’inceneritore di Acerra
oggetto di perenni contestazioni, della raccolta differenziata che, dalle
nostre parti, non ha mai attecchito. Insieme al cosiddetto “effetto NIMBY”,
sono stati tutti questi fattori a determinare la saturazione anticipata
delle discariche campane, e non – avverte Farina – i rifiuti tossici del
Nord Italia che secondo Roberto Saviano venivano smaltiti illecitamente
nella nostra Regione.
In conclusione, è stata una conversazione davvero piacevole, dove numerosi
sono stati gli interventi dei presenti, in particolare sulla doppia
considerazione di “Gomorra” (come romanzo e come libro-inchiesta) e sulla
questione rifiuti, ma anche sul rapporto tra camorra e microcriminalità e
sulla società civile (“è più connivente o più assuefatta nei confronti del
Sistema?”). Il pubblico, per nulla intimorito da quella che sarebbe potuta
essere una seriosa presentazione ufficiale di un libro, ha discusso con
l’autore anche con convinzione, ma la sensazione è stata quella di uno
scambio di idee dal quale tutti, alla fine, si sono sentiti arricchiti.
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