Caserta applaude il "suo" Gorbaciof
Casagiove (CE), 18 ottobre 2010. Sala gremita e pubblico entusiasta al Cineclub Vittoria per la presentazione del nuovo, affascinante personaggio dal volto di Toni Servillo
Articolo di valentina Sanseverino, foto di
"Ma perchè mi fotografate? Mi vedete tutti i giorni in giro per Caserta!"
con l'ironia e la classe che lo contraddistinguono Toni Servillo ha
presentato al pubblico di curiosi e appassionati del Cineclub Vittoria,
l'ultima pellicola che lo vede assoluto e magistrale protagonista.
"Gorbaciof", presentato fuori concorso a Venezia dove Servillo è stato
acclamato come "miglior attore italiano contemporaneo" e portato in giro tra
i Festival di Toronto e Montreal, è la settima pellicola del regista
napoletano Stefano Incerti, scritta a quattro mani con lo sceneggiatore
Diego De Silva e modellata "a immagine e somiglianza" dello stesso Servillo,
con cui Incerti sognava di lavorare fin da quando, nel lontano 1992,
assistette al suo debutto cinematografico in "Morte di un matematico
napoletano" per la regia di Mario Martone, che un giovanissimo Incerti
affiancava come direttore di produzione.
Ne è passata di acqua sotto i ponti da allora ed oggi il regista partenopeo,
noto al grande pubblico per il piccolo capolavoro "Il verificatore", per
"L'Uomo di Vetro" e il più recente "Complici del silenzio", è riuscito a
mettere su un bel cast, quasi tutto made in Campania, e una vasta e
variegata produzione: Angelo Curti di Teatri Uniti, la compagnia teatrale di
Servillo, Luciano Martino, Massimo Vigliar, Edwige Fenech e Sergio Pelone.
Cinque produttori uniti in un film a basso budget ma già acclamato da
pubblico e critica come un piccolo, originalissimo gioiellino di questo
"nuovo cinema napoletano-casertano". Se la scarna sceneggiatura, tratta dal
trafiletto di un quotidiano di qualche anno fa che raccontava di un cassiere
del carcere con il vizio del gioco, è stata ridotta all'osso - passando da
120 a sole 60 pagine - grazie anche al contributo dello stesso Servillo, che
immaginava il personaggio più introspettivo e solitario possibile, più
riservato e "chapliniano" che mai, nell'interpretazione di Gorbaciof
Servillo non si è risparmiato nulla. Sguardi ammiccanti, andatura bizzarra,
abbigliamento fuori dal comune, gesti bruschi e mimica facciale da veterano
del teatro, il Gorbaciof portato sullo schermo da Servillo è un personaggio
che parla con tutto se stesso, tranne che con la voce: la prima frase, come
ha fatto notare Francesco Massarelli che ha presentato la serata e ha fatto
da mediatore tra palco e sala nel momento di "confidenze" seguito alla
proiezione, la pronuncia dopo ben 29 minuti dall'inizio della pellicola!
Un virtuosismo giunto al culmine quello di Servillo, forse alla sua migliore
interpretazione, onirica ma realistica, a metà tra lo Charlot di "Luci della
Città " e un personaggio qualsiasi che si incontra passeggiando nei vicoli
tra Poggioreale e la Stazione Centrale "Per capire quanto potesse
"funzionare" Gorbaciof - ha confidato Toni Servillo all'incantato pubblico
del Cineclub - ho passeggiato per quelle zone nei suoi panni e nessuno si è
accorto che era tutto finto, nessuno si è incuriosito o si è voltato a
guardarmi: ero assolutamente normale!".
La forza di Gorbaciof sta anche in questa incomunicabilità , nella necessità
di trovare un linguaggio del corpo, dello sguardo, dei gesti per farsi
comprendere dalla ragazza cinese, sullo sfondo di una metropoli colorita ma
crudele, accattivante ma spietata, poetica a suo modo, come solo l'obiettivo
di un napoletano puಠguardarla. In questo microcosmo di "scimmie che si
ergono a tigri" Gorbaciof - battezzato cosìdalla criminalità napoletana per
la voglia che ha sul capo, simile a quella caratteristica dello statista
russo - si muove spavaldo nei suoi grotteschi abiti.
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