Artestate 2010: “Sogno di un’ombra, l’uomo” rapsodia di testi greci;

Casagiove (CE), 17 settembre 2010

Articolo di Arianna Quarantotto, foto di Massimo Santoro

Rapsodia viene dal greco “rapto”, cucire, mettere insieme. E lo spettacolo proposto dal Laboratorio Teatro classico del Liceo “A. Manzoni”, diretto dal prof. Massimo Santoro, è una rapsodia di testi tratti da Pindaro, Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide che, nella loro diversità di genere, esprimono un unico senso, quella della caducità dell’uomo, creatura fragile alla ricerca di una propria dimensione, vittima ma anche artefice del proprio destino.
E’ la giovanissima Doriana Costanza, la sacerdotessa invasata, a raccontare quanto accade sulla scena: prima la vicenda di Prometeo, torturato da Kratos e Bia, per la sua tracotanza, poi quella straziante di Ecuba (magnificamente interpretata da Antonia Aulicino) che piange la morte del piccolo Astianatte mentre inerme riposa tra le sue braccia. Tra le due scene lo stasimo di Antigone che ricorda di quali cose meravigliose sia capace l’uomo solo se le sue azioni sono rivolte al bene.
Poi è la volta dell’Ulisse curiosus, che con la sua intelligenza sfida e vince il destino avverso.
Il tutto è ritmato dal verso di Pindaro sogno di un ombra l’uomo, intonato dal coro, che anticipa le battute dei protagonisti per poi lasciarli entrare sulla scena.
Ma la bellezza dello spettacolo sta nell’energia profusa, nella voglia degli adolescenti del Liceo “Manzoni”, diretto dalla Preside Adele Vairo, di scommettere sulle loro capacità di maneggiare la parola, di calarsi nella storia, possederla, esserne protagonisti, vivere la classicità. Questo è il senso del laboratorio: fare della scuola una sperimentazione continua attraverso uno studio intelligente, appassionato, concretizzando quanto imparato dietro ai banchi.
Straordinaria anche la scenografia, curata dal prof. Carmine Posillipo, che insieme ad Edoardo del Prete, curatore tecnico, e al prof. Emilio Colucci, ha permesso agli spettatori, numerosi e attenti, di essere parte integrante della storia, di sentirsi rapiti dalle voci strazianti delle sirene, di navigare sulla barca di Ulisse, di sapersi piccoli e fragili dentro la storia che ci sovrasta.
La rapsodia, mirabilmente “cucita” dal lavoro di traduzione di Almerinda Della Selva ed Ernesta Nozza, si propone come fiore all’occhiello di una scuola che ha tanto bisogno di passione, creatività, competenza e intelligenza.

consulta: Artestate 2010

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