Baia Domizia Blues Festival: Blues weekend, serratissimo
Baia Domizia (Ce), 23, 24 e 25 Luglio 2010
Articolo di Rossella Barsali, foto di Daniela Volpecina
Nel giorno di Venere, il BDB Festival mostra l’ammccante
giarrettiera rossa del rock ‘n roll alla Jerry Lee Lewis, impersonato dal
piacente, giovane e virtuoso Matteo in arte Matthew Lee, che smuove
la piazza gremita e oramai insufficiente a contenere il pubblico ballerino,
scatenato in un boogie-woogie collettivo, coinvolgente tutte le età,
mescolate tra loro come in un carnascialesco rito di gioiosa tribalità.
Matthew Lee si occupa di tastiere, e ricava rock’n blues anche coi…piedi!
Matthew Lee
Suona di spalle ai denti del suo piano rosso fuoco, alla
Mozart…insomma, dà spettacolo.
Però, quando finalmente decide di darci un po’ di blues, lo fa con maestrìa,
ed eleganza, rivelando una substanzia inusuale per un ragazzo così giovane.
Ma il merito della preparazione del pubblico lo si deve all’overture
di Francesco Piu, giovane e talentuoso chitarrista sardo, che non
disdegna l’armonica, e che offre una kermesse di alto livello, e di
spontanea freschezza.
Little Paul Venturi
Sabato: Di Little Paul Venturi- vero nome Paolo Venturi - direbbe Andrea Pazienza che “nasce a Vignola (di Modena), ottiene un discreto successo nel primo decennio del 2000, ma senza mai raggiungere la notorietà probabilmente meritata…Prende a vagabondare ed esibirsi in pic nic, feste private ed anche per strada…Alla sua attività da musicista ha sempre alternato lavori saltuari e discontinui, tra i quali anche il commercio di merce contraffatta e/o rubata. Morirà assassinato con un colpo d’ascia alla testa una notte del 2043”.
Francesco Piu
Nel frattempo, ce lo godiamo come one-man-blues, col suo
sound fondo ed intenso, solo ma anche accompagnato da PG Petricca, già
calcante il palco del BDB Festival lo scorso anno in tandem con Olga Mundig.
E che la serata sia informale, e realmente blues, lo riconferma Sherman
Robertson and Blues Move, ammaliante e coinvolgente bluesman di New Orleans
sulle strade texane.
Sherman, con una band di supporto inglese, incanta il pubblico cantando al
bordo palco a voce nuda, e poi scendendo fra la folla, ravvivando attenzione
e applausi.
Sherman Robertson
Entusiasma con la sua empatia e il suo chitarrismo tecnico, ma anche di
notevole espressività.
Ma è nell’ultima serata che si manifesta appieno il celato intento di chi ha
pensato il Festival: la rivalutazione di un territorio, la sua gente, le sue
tradizioni che si condensa nello sforzo eccellente e riuscitissimo della
Banda Aurunca, che addomestica al blues i propri clarinetti, trombe,
sassofoni, flauti e tromboni, bassotuba, e percussioni, orientati dal mitico
Mario Insenga, già fondatore,batterista e voce degli storici Blue Stuff, e
adesso reincarnato in Dr Sunflower Jug Band. Cover di standard blues, certo,
ma anche pezzi del nostro, addolciti, ad un certo punto, dalla voce di
Michelle Chiuchiolo, che duetta con Insenga.
Pubblico pronto quindi a ricevere Shawn Pittman, voce e chitarra, e Andy
Just, armonica.
Il primo, freakettone texano, imbraccia la chitarra sulle orme di Stevie Ray
Vaughan, producendo un blues di buona qualità, ma sarà quel piglio alla
Michael Bublè che mi distoglie l’attenzione…
Invece Just, tecnico ma convincente, infiamma maggiormente gli animi, da
3-4 anni a 90!... …
Sono passata in piazza la mattina, smontavano il palco, a torso nudo e con
le cicche spente tra le labbra: c’era silenzio, qualche carta portata dal
vento, nuvole che si alzavano a settentrione: era il Blues, che non voleva
andarsene…