Nuova Opera Festival: Bob McFerrin in "Solo Concert"
S. Leucio (CE), 13 Luglio 2010
Articolo e foto di Salvatore Viggiano
Allora, corrono d’obbligo delle precisazioni preliminari, per non
riversarle tutte al termine di questa rilettura estiva di uno spettacolo
sensazionale. Che Bobby Mc Ferrin fosse un talento innato, capace di
evoluzioni, variegature di registri ed ardite trovate vocali, fin qui tutto
nella norma, sebbene d’eccezioni. Poi, che il giovanotto sessantenne di New
York abbia a disposizione un pubblico di mille persone, a spanne, e lo
trasformi in uno strumento polifonico perché a lui bastano una sedia e una
luce puntata sulla chioma rasta, qui il tasso di interesse non fa sconti.
“Solo concert” di Bobby McFerrin (e ormai la firma di selector di Nunzio
Areni finisce quasi nel sottaciuto), al Complesso Monumentale di San Leucio,
conclude la prima tranche di Nuova Opera Festival, rassegna che riprenderà a
settembre con un programma di più che buon livello.
Il signor McFerrin è osannato all’ingresso sul palco, si ha impressione vaga
che sia uno dei fonici dei palco scattato sul palcoscenico per qualche
ottimizzazione di inizio spettacolo, invece è lui, lo si riconosce dalla
fisionomia profonda, eloquente. Ora, pur senza voler mettere sotto la lente
ogni traccia del suo repertorio proposto al Teatro dei Serici, basterà di
sicuro rimarcare un’immensa dote innata (non è possibile accrescere pian
piano una discreta attitudine, non si diventerebbe Bobby McFerrin, neanche
ad ottant’anni), e una versatilità che punta a scomporre l’egemonia scenica
della sua figura e dell’allestimento sobrio. Il vocalist di New York, già
collaboratore agli albori di George Benson, è strumento portante vocale,
drum machine, effettistica varia, poi un aereo in fase di atterraggio a
Capodichino sorvola San Leucio e lui innesta le fantasie proprie con il
sibilo imponente dei motori che si allontanano nel buio, ma che gli
occorrono come risoluzione al finale. E poi, un’osmosi esecutiva con la
platea come se ne vedono di raro; bastano due braccia e l’entusiasmo
sgusciante in ogni fila. A circa tre quarti d’ora dall’inizio chiama a
raccolta i valorosi che volessero duettare “open” con lui, e la fila si
infoltisce subito. Si intuisce che non si siano presentati degli
sprovveduti, ma tra tutti bello l’ultimo duetto (cfr. foto sottopalco) su
“Round midnight”. Le aperture più generose al pubblico ci sono anche quando
invita sul palco quattro persone a danzare su temi ed effetti improvvisati,
e quando riproduce tutta la parte per organo dell’Ave Maria di Gounod, gli
arpeggi in semicrome, mentre il pubblico sovrapponeva la melodia.
Lo spettacolo chiude dopo un’ora e cinquanta, ma nel tramite Bobby si toglie
qualche altra vertigine dalla testa. Impone all’audience un pedale fisso di
Mi bemolle (in attesa del brevetto per orecchio assoluto, ho chiesto ad un
musicista presente che ne ha uno in dotazione sufficiente per tre), mentre
lui intesse una meravigliosa melodia dal fascino tibetano, calma, dopo le
euforie soul, R&B, techno, e dopo essersi intrufolato per scale blues.
Infine, un accennato Mozart per invitare, in canto, un bel gruppo di cantori
a formare un coro sulla scena. “I need Soprano, more Soprano, Altos, Tenor,
Bass, on my left, on my left, BASS!!!, not with Soprano!”
E il canto collettivo, ridente dell’impasto polifonico, vivo e in movimento,
conduce, attraverso un altro paio di brani e un bis, ai saluti finali.
Timbro scuro ed estensione pazzesca, “Goodnight everybody, thanks a lot”.
Grazie a te, Bobby.
note
13 luglio, Bob McFerrin in "Solo Concert"
Ritorna sulle scene il più grande vocalist di tutti i tempi. Cantante jazz
statunitense, McFerrin ha visto la sua fama varcare i confini degli
appassionati del genere grazie al successo internazionale della sua canzone
"Don't Worry, Be Happy" (1988). Posto unico € 15
Consulta:
Nuova Opera Festival