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L'Acoustic Project di Giampiero Franco al Giardino degli Aranci

Maddaloni (CE), 22 gennaio 2010

Articolo di Giuseppe Vuolo

È stata una serata vibrante, piena di ritmo, quella offerta dal trio di Giampiero Franco al Giardino degli Aranci questo venerdì sera. Il suo Acoustic Project si è rivelato un progetto assai interessante ed eclettico, ricco di influenze che spaziano dal jazz classico a sonorità potenti, quasi rock, ai ballabili (come non pensare a qualche tango di Piazzolla nel sentire questa fisarmonica?), al funk e ai ritmi latini.
Anche stavolta, come domenica scorsa, il pubblico si è rivelato più che esiguo a causa di vari eventi musicali concomitanti, ma i tre (Giampiero Franco alla batteria, Mino Berlano al basso, Carmine Ioanna alla fisarmonica) non ne hanno sofferto, anzi se ne sono divertiti (l’impressione, verso la fine, è stata quella di suonare in una sala prove piena di tavoli e sedie). Beh, una partita può essere entusiasmante anche se giocata a porte chiuse.
E così è stato. Il gruppo ha disinvoltamente evitato uno dei rischi che incombono in serate come questa, quello del “me la suono e me la canto”, suonando con convinzione e impegno, senza tuttavia rinunciare a qualche lazzo musicale di tanto in tanto. E questo non ha inficiato la performance: quando hanno deciso di mostrare cosa sanno fare, ci sono riusciti in pieno. A cominciare da Giampiero Franco, con la sua batteria sempre presente, corposa e sostanziosa, a guidare efficacemente il trio. A tratti sembrava colpire i piatti con la foga di un rockettaro preso dal groove, col solito largo sorriso in volto, soddisfatto dei risultati.
Anche Berlano ha dato una sensazione simile, suonando in maniera divertita e puntualissima il suo basso acustico amplificato, facendosi notare soprattutto per gli assolo (evidenti le influenze funky e blues) e per il walking bass che trascinava infallibilmente le improvvise accelerazioni. La fisarmonica, infine, rappresentava una scelta coraggiosa, in quanto strumento che siamo abituati a vedere in contesti abbastanza diversi dal jazz. Ma, grazie alla bravura del giovane Ioanna, è risultata perfettamente amalgamata agli altri strumenti, sembrandone a tratti il complemento più naturale per essi.
In conclusione, ritmo, bravura tecnica e passione sono le qualità che questi musicisti lasciano impresse a fine serata nella mente degli spettatori. Un progetto davvero ben fatto (su cui, tra l’altro, si sta lavorando per registrarlo e pubblicarlo), da vedere, realizzato con seria dedizione e al tempo stesso – da notare i continui cambi di tempo nei pezzi, frutto di una versatilità musicale non comune – con la leggerezza di un divertissement.

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