Nuovi spunti di cinema differente: "L’altra" di Sergio Recchia

Giovani talenti casertani partecipano ad un progetto cinematografico in Puglia

Articolo di Andrea Di Cosmo (andreadicosmo@hotmail.it)

C’è un contesto di collaborazione, di energia, di nuove produzioni che dimostrano differenti ambiti dello spettacolo e del cinema che non è solo quello delle grandi distribuzioni e che sa essere molto interessante per contenuti e orizzonti espressivi. Può essere il caso del nuovo cortometraggio, dal titolo "L’Altra", diretto da Sergio Recchia, giovane e promettente regista pugliese e allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e già vincitore di alcuni importanti premi. Per questo film, che prevede anch’esso un viaggio per i festival del cinema, c’è anche l’interessante contributo, tra gli altri, dell’attrice protagonista Anita Kravos, interprete in ascesa nel panorama italiano e molto premiata.
Un gruppo di giovani collaboratori tra artisti e tecnici provenienti da Roma, dalla Puglia e anche da altre parti, tra cui Caserta (in particolare Federica Roano, nostra collaboratrice, ndd), sta allestendo, nella Puglia di fine luglio, la lavorazione di un racconto che, nelle suggestive ambientazioni del luogo, vuole illustrare il doppio percorso di due donne con due esistenze e due mondi diversi, ma che sapranno dimostrare di avere qualcosa in comune. Da un lato c’è un’immigrata russa in cerca di inserimento lavorativo in Italia, dall’altro una signora benestante ma infelice nel suo rapporto familiare. La produzione del film vede l’incontro di varie esperienze per un percorso quotidiano dove è data l’anima ai personaggi della storia e spessore al contesto dell’ambientazione. Una vicenda, quella del film, che può dare spunti di riflessione sull’attualità della società e sulla singolarità di tante vicende individuali simili, diverse tra loro ma che diventano comuni a tutti perché rappresentano la condizione umana, vittima delle pressioni sociali e delle insoddisfazioni personali, come precisa il regista Sergio Recchia. La scelta artistica del racconto non vuole una narrazione lineare delle storie delle protagoniste, ma preferirà disorientare lo spettatore raccontando le vicende su piani temporali diversi e creando “originali” incroci delle situazioni. L’interprete Anita Kravos dichiara di apprezzare la visione inedita portata fino in fondo dal regista, visione cui confessa di abbandonarsi nella sua interpretazione di più ruoli, aiutata anche dai reparti che creano la sua immagine nel film, che contribuiscono alla creazione di personaggi opposti tra loro. Anche da queste professionalità si può cogliere, tra una ripresa e l’altra, qualche impressione personale sui significati del film. Così Santina Indellicati, curatrice d’immagine della protagonista, commenta che, secondo lei, l’esistenza della signora benestante è una ripetizione di un sistema passato di poteri e sottomissioni che genera disuguaglianza; mentre Federica Roano, segretaria d’edizione del film, aggiunge che invece i ceti sociali si incontrano non in uno stato sociale ma in uno emotivo: lo stato di insicurezza dell’umanità che nasce dal vuoto interiore di chi possiede tanto ma è solo.
Un film che si prospetta interessante e che man mano acquisisce significato nel suo viaggio di realizzazione, come quello di un gruppo giunto in Puglia a fine luglio per lavorare alla costruzione di questa storia.

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