Mystic Circles Trio fa il bis al Giardin degli Aranci

Maddaloni (ce), !6 Luglio 2009

Articolo di  Giuseppe Vuolo

Ad un mese di distanza, il Mystic Circles Trio torna a suonare al Giardino degli Aranci. I componenti della giovane formazione sono ormai di casa nel locale maddalonese. Si comincia a suonare alle 22, come sempre. Affluenza soddisfacente, serata piacevolmente fresca. Unica (mezza) nota stonata: il pubblico sembra, ogni tanto, pensare più alle portate del ristorante che alla musica, il che è perdonabile quando chi vuol mangiare non disturbi chi vuol suonare; per tutta risposta i tre non fanno una piega, mettono ancora una volta tutta la loro passione negli strumenti. In particolare, è in gran forma Umberto Casella from Falciano, che si lancia in scatenati assolo con una chitarra elettrica raramente distorta con la fida pedaliera. Lo rincorrono Michele Scalera e Giampiero Franco, come si rincorrono i bambini quando giocano ad acchiapparello. E proprio come questi, i tre si divertono a scambiarsi i ruoli spesso e volentieri, ciascuno a volte conducendo il gioco e a volte accompagnandolo. Il trio propone un’esecuzione tecnica precisa sin nelle sue sfumature (vedi i piatti della batteria di Giampiero Franco nel seguire le improvvisazioni e in chiusura di vari brani), si sente che la band è collaudata. Il repertorio è pressoché lo stesso di un mese prima, con alcune variazioni pescate dal cappello a cilindro, come ad esempio “Go Jake” di Bill Frisell, inaspettata – in quanto pezzo country – ma decisamente riuscita. Un divertissement.
Infine, prima di spegnere i microfoni, è ancora Casella a farsi notare all’orecchio – e su richiesta – del pubblico, proponendo da solo, con un sussurro di chitarra, il “Tema d’amore per Nata” di “Nuovo Cinema Paradiso”, composto da Morricone (non il padre Ennio, come forse credono i più, ma il figlio Andrea). Rispetto all’originale – per non parlare della famosa versione resa da Pat Metheny – il suo è un “Tema” tecnicamente un po’ abbozzato, ma non per questo meno capace di una minore presa emotiva su chi l’ascolta, tant’è che il pubblico approva.

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