Dal Paesaggio all’Impressione. Impressionisti e Postimpressionisti: La Donna, il Paesaggio e l’Impressione.
I dipinti dei Musei Civici di Pavia tra Ottocento e Novecento, al Palazzo Reale di Caserta, dal 20 dicembre 2008 al 29 marzo 2009
Comunicato stampa
L’esperienza artistica italiana della Seconda metà dell’Ottocento è stata
oggetto in questi anni di una doverosa rilettura critica che ha portato a
recuperarne il significato, facendo emergere situazioni e personalità di
grande fascino pur nella specificità delle diverse scuole regionali.
La mostra ospitata negli scenografici ambienti del Palazzo Reale di Caserta,
dal 20 dicembre 2008 al 29 marzo 2009, s’inserisce in questo
contesto, contribuendo a svelare la dimensione pienamente “europea” della
nostra produzione artistica: una ricca rassegna degli sviluppi della cultura
figurativa italiana tra il XIX e il XX secolo - più di ottanta opere - che
diviene ancor più interessante ricordando l’importante produzione
ottocentesca maturata all’ombra del Vesuvio e l’originale esperienza della
cosiddetta Scuola di Posillipo, con cui idealmente si “impone” un confronto.
La mostra, curata da Susanna Zatti e Francesca Petrenga e promossa dalla
Regione Campania, Assessorato al Turismo e ai Beni Culturali - con la
partecipazione della Direzione Regionale per i Beni Culturali e
Paesaggistici, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per
le province di Caserta e Benevento, Provincia di Caserta ed Ente Provinciale
del Turismo di Caserta, Comuni di Caserta e di Pavia, Confindustria e Camera
di Commercio di Caserta - proponendo alcuni tra i più significativi dipinti
delle collezioni dei Musei Civici di Pavia, consente dunque da un lato di
tracciare un percorso della pittura lombarda del tempo - e nello specifico
di una scuola dalla forte identità come quella pavese – dall’altro, grazie
agli indiscussi capolavori e alla variegata composizione della collezione
Morone, ripercorre il clima culturale e la cifra poetica sviluppatasi in
Italia in quegli anni, rivelandone l’assoluta qualità e seguendo il trapasso
dal paesaggio all’impressione.
I dipinti conservati presso i Musei Civici di Pavia costituiscono un
repertorio ampio ed originale dell’arte ottocentesca e di quel percorso
alternativo al classicismo e al romanticismo storico e romanzesco che la
scuola pavese propose e sviluppò nel variegato panorama italiano pre e post
unitario. L’orientamento alternativo si andò enucleando intorno
all’Accademia attiva a Pavia dal 1842, a seguito del legato testamentario di
Defendente Sacchi, noto poligrafo e conoscitore d’arte, che con la sua
donazione diede il primo impulso a quella che fu una feconda fucina di
talenti: dai fratelli Trécourt a Federico Faruffini, da Pasquale Massacra a
Tranquillo Cremona, fino a Giorgio Kienerk, ultimo direttore della Civica
Scuola di Pittura di Pavia dal 1905 al 1934.
Accanto ai pregevoli prodotti della scuola artistica locale, si affiancano
le raffinate scelte collezionistiche dei coniugi Morone - confluite nel
2001, grazie a una esemplare donazione, nelle raccolte civiche del Castello
Visconteo di Pavia – che consentono una puntuale documentazione della
pittura italiana tra Otto e Novcento prediligendo soprattutto i pittori
legati alla scuola francese: da Boldini a De Nittis, a Zandomeneghi.
Temi conduttori scelti per la mostra casertana sono il paesaggio e la donna:
due soggetti in grado di offrire, come pochi altri, chiavi di lettura e
lenti d’ingrandimento attraverso cui indagare le tante novità di quella
stagione artistica.
Sul finire dell’Ottocento il paesaggio si trasforma in “teatro di emozioni”
e dall’osservazione en plain air – che scalzerà la tradizionale trascrizione
mimetica della realtà per cogliere la fuggente impressione di una visione,
attenta alle mutevoli suggestioni della luce e del colore – si giunge alla
forza evocativa della pittura simbolista, in cui realtà ed immaginazione
concorrono all’espressività pittorica dei sentimenti.
Dai paesaggi cittadini di Angelo Inganni e Francesco Trécourt la mostra
dunque ci conduce alle prime prove d’impronta macchiaiola di Vincenzo
Cabianca, alla sperimentazioni divisioniste di Vittore Grubiey de Dragon,
alla pittura - attenta ai passaggi cromatici e alla resa dell’atmosfera - di
Serafino Macchiai, il terzo “italiano di Parigi” accanto a De Nittis e
Zandomeneghi, fino ai paesaggi di montagna innevati di Oreste Alberini.
Nello stesso lasso di tempo il diversificato repertorio del ritratto
femminile ratificherà, nella innovativa trattazione del soggetto, una
rivoluzione del tessuto sociale in cui la borghesia e l’ideologia
progressista giocano un ruolo dominante. La signora con bincolo di De Nittis
e le numerose donne in lettura (nelle opere di Luigi Trécourt o di Leonardo
Bazzaro o nel Ritratto di Carla Morone in lettura di Mario Acerbi) mostrano
la partecipazione della donna alla vita salottiera e mondana ma anche la sua
emancipazione culturale.
In mostra, i volti, i sentimenti, i gesti delle donne si succedono,
proponendo un catalogo di figure femminili di grande fascino secondo un
percorso creativo che, passando attraverso l'iconografia intimista di
Federico Zandomeneghi - capace pur nel contesto della rivoluzione
impressionista di mantenere una forte individualità che ripropone con vigore
l'ipotesi di un impressionismo italiano dotato di una propria fisionomia -
giunge all'alternativa divisionista e poi simbolista di Plinio Nomellini e
Giorgo Kienerk.
Ecco allora esposte a Caserta le donne còlte nelle fatiche quotidiane di
Angelo Tommasi e di Dall'Oca Bianca, che in Donna che che cuce mostra ormai
matura una nuova esperienza pittorica attraverso la pratica della
fotografia; e ancora gli olii e i pastelli - come Donna nuda coricata, La
toilette, il Busto di ragazza nuda o la singolare e affascinante Roussott -
in cui Zandomeneghi si sofferma sulla figura femminile con un'intonazione
carezzevole ed affettuosa, senza nulla concedere al voyerismo.
Ecco l'impressione temporanea, pallida e tremolante delle pitture
scapigliate di Daniele Ranzoni - che traccia volti di giovani donne minute
dagli atteggiamenti naturali e colloquiali - affiancate alla bellissima
Lucilla di Nomellini, dallo sguardo intenso e fuggente (opera che venne
esposta nella sala personale dedicata al pittore nella Biennale di Venezia
del 1920) in cui l'artista livornese, avviluppando il corpo e il volto della
donna in una vegetazione rigogliosa, sembra volerla cogliere in un momento
di metamorfosi con l'elemento naturale, sorta di trasfigurazione dal sapore
simbolista; mentre, infine, saranno sempre tre figure femminili enigmatiche
quanto affascinanti, nel trittico dedicato all'Enigma umano, a rappresentare
nell'opera di Kienerk il Dolore, Il Silenzio e il Piacere.
Periodo: Dal 19
dicembre 2008 al 29 marzo 2009
Orario: Dalle ore 8.30 alle ore 19.30, ultimo ingresso alle ore 19.00. La mostra
resta chiusa il MARTEDI’.
Biglietti:Il biglietto di ingresso alla mostra comprende la visita agli
appartamenti reali del ’700 e ’800 e la visita della
mostra “Terraemotus”.Intero: € 4,20 - Ridotto: visitatori di età compresa tra 18
e 24 anni € 2,10 - Gratuito: (visitatori
sotto i 18 anni e sopra i 65 anni). I possessori ARTECARD hanno diritto ad uno
sconto.
Biglietteria: Arethusa s.r.l. tel. 0823/44.80.84, fax 0823/22.08.47- caserta@arethusa.net
- www.arethusa.net
Informazioni: ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO CASERTA: tel: 0823 55001/3222233,
fax: 0823 326300 -
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