Presentazione di “Cento passi coi tacchi a spillo” di Antonella Izzo
Capua (CE), 13 dicembre 2008
Articolo e foto di Gerardo Masciandaro
Capua 13 dicembre 2008. Nell'ambito di una intensa giornata di
lavori promossa dall'amministrazione comunale di Capua, che ha visto una
grande partecipazione ai vari convegni ed iniziative che hanno avuto luogo
questo stesso giorno a sostegno delle Arti in nella nostra Provincia, è
stato presentato nell'aula consiliare uno stralcio dell'ultimo lavoro di
Antonella Izzo, intitolato 'Cento Passi Sui Tacchi A Spillo – Teatro-Musica
per la Legalità'
Come il titolo lascia ben intuire e come precisato dai relatori, il prof.
Angelo Damiano dell'ass.ne 'La Comunità' , dalla prof.ssa A.Fusco e dal
sindaco di Capua dott. Antropoli, si vuole presentare e dare massima
diffusione a quest'impegnata opera di denuncia, che riduttivamente potremmo
etichettare come 'musical'. E' di un lavoro molto articolato e complesso,
che comprende, oltre alla 'piece' teatrale, un book che raccoglie note,
recensioni, testi e fotografie, nonchè un CD con le musiche originali.
Occorre a questo punto necessariamente inquadrare l'opera nel vastissimo
curriculum di Antonella, artista eclettica come poche, capace di cantare,
ballare, recitare con eguale disinvoltura, ma anche di comporre testi,
ideare e realizzare scenografie e costumi.
Se a tutto ciò si aggiunge il costante e fortissimo impegno in campo
sociale, che ha visto Antonella diventare animatrice di comunità di minori a
rischio e di centri di igiene mentale, presidente di cooperativa sociale con
centro di aggregazione per persone svantaggiate e tantissime altre
esperienze simili, è chiaro perchè con 'I Cento Passi ...' ella abbia
definitivamente deciso di 'lanciare il cuore oltre l'ostacolo', assumendo
una posizione schierata esattamente, definitivamente e senza compromessi
contro l'illegalità in tutte le sue forme, e di cui è pervasa purtroppo il
nostro territorio e non solo.
L'illegalità, per Antonella, si manifesta oltre che nelle modalità che tutti
ben conosciamo, anche in forme più sottili, come quando ad es. nell'ambito
scolastico non vengono portati correttamente a termine i progetti finanziati
e che riguardano la formazione dei nostri giovani.
Dalle note dell'autrice si estraggono due frasi che ben sintetizzano questo
suo forte impegno sociale:
'Ho chiuso definitivamente con tutte le scelte che la normalità aveva fatto
a nome mio e ho deciso di ricostruire la mia biografia con la forza delle
parole, dell'energia del teatro, della musica e della danza. [...] Carcere,
centri di aggregazione, centri di salute mentale. E' qui che mi sono formata
e sono state queste le persone che hanno dato coraggio alle mie parole e
sostegno al mio impegno [...]'.
Ma la frase chiave che specifica la finalizzazione del lvoro di Antonella è
'[...] E' questa la mia scelta: lavorare per restituire la bellezza al
nostro territorio'.
Come ha ben chiarito Salvatore Cuoci , presidente dell'associazione
intitolata al martire della camorra 'Don Peppino Diana' di Villa di Briano,
nel suo deciso intervento conclusivo, probabilmente noi non vedremo i frutti
di questo impegno, ma possiamo pregustarne il sapore per i nostri figli che
li assaggeranno: la libertà di vivere senza questo pesante capestro che
condiziona la nostra provincia e che come un cancro sta invadendo l'Europa.
I 'Cento Passi ...' , cui chi scrive ha avuto la fortuna di assistere alla
prima stesura che fu effettuata in anteprima a Guardia Sanframondi, è stato
poi portato a Casal Di Principe, in uno scenario che altro non era che uno
dei beni sequestrati alla camorra locale.
Ma sarebbe impossibile parlare di Antonella senza citare il marito Pasquale
Carusone, impegnato indissolubilmente con lei in tutto quanto citato, autore
delle musiche col bravissimo compositore-pianista Massimo Russo, coadiuvati
dal figlio Fabio che è uno dei migliori percussionisti di tamburi a cornice
della provincia. Si ricorda inoltre che essi, con Marino Sorrentino e Nicola
Fiorillo ai fiati, costituiscono lo storico gruppo musicale dei 'Cantica
Popularia', impegnato da oltre quindici anni nella riscoperta delle musiche
dell'Agro Caleno e dell'Alto Casertano in generale.
Per quanto riguarda lo spettacolo, esso prende le mosse da un dialogo fra
due innamorati, Stella (A.Izzo) e Dado (impersonato da un energico Nicola
Bonacci), in cui l'ottimismo viene sostituito dalla disperazione che
l'illegalità procura, con l'indecisione fra lo scappare via ed il rimanere e
combattere per far sì che si possano non troncare i nostri affetti e le
nostre radici.
Le musiche di P. Carusone e M. Russo, raccolte anche nel CD, sottolineano a
perfezione i momenti drammatici e le coreografie, cui partecipano quattro
bravissime giovani ragazze di Camigliano e dintorni, anch'esse formate alla
scuola dell'infaticabile Antonella.
La rappresentazione si conclude al buio illuminato solo da ceri, con una
toccante enumerazione di tutte le vittime di mafia, tra cui, tra nomi noti
(Falcone, Borsellino, Impastato... ) è stato incluso anche quello di
Nicandro Izzo, guardia carceraria di Calvi Risorta ed anch'esso vittima
della camorra.
Quest'opera, finanziata col progetto 'Scuole Aperte', nasce dall'esigenza
dell'autrice di 'scrivere, perchè il nostro territorio cui non abbiamo
voluto bene ci sta sfuggendo dalle mani...' ed è recitata nel nostro
dialetto; essa rappresenta un forte stimolo alla meditazione ed è
auspicabile un impegno da parte delle autorità affinchè venga portato nelle
scuole, nei teatri e nelle piazze, facendo in modo che i nostri giovani
aprano gli occhi e trovino energia e motivazione per non farsi sopraffare,
anzi per combattere, questa mentalità perversa dell'illegalità. Essa
comunque è già stata annoverata, nell'ambito dell'associazione antimafia
'Libera' fra le rappresentazioni che saranno portate a testimonianza della
lotta che si sta portando alle organizzazioni camorristiche.
Per concludere, nell'augurare che quest'opera apra una breccia in certi muri
ed abbia il rilievo che merita, riporto una frase di Salvatore Cuoci che mi
ha particolarmente toccato: ' Triste è quel paese di Pinocchio dove non c'è
la scuola. Lì non c'è libertà, ma solo sopraffazione e violenza, e dove c'è
sopraffazione e violenza si innesta e prospera la mentalità mafiosa'.