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Le lacrime del popolo del basket

Caserta

Articolo di Francesco Massarelli

Era la sera dell'8 giugno scorso quando, con gli occhi umidi di gioia, scrissi un messaggio agli amici per festeggiare il ritorno in A della Juvecaserta. Scrissi che tra le cose di cui questa difficile terra può andare fiera c'è sicuramente la passione e la competenza del popolo del basket. Ieri, d'improvviso, intorno all'ora di pranzo, gli occhi di tutto quel popolo di appassionati e dell'intera città sono tornati a riempirsi di lacrime. Di dolore stavolta. Un dolore profondo ci ha toccato mentre già ci preparavamo alla sfida con una rivale storica, la Scavolini Pesaro. Cos'è successo su quel maledetto tratto di strada lo sanno tutti. Paolo, Gigi, Gianluca e Manuela erano un pezzo di noi, erano l'espressione di quel grande amore che da sempre anima la nostra città. Paolino e i suoi compagni di squadra neanche erano nati quando la Juve si fregiò del titolo di Campione d'Italia eppure sui campi ci andavano e ci andranno per rappresentare la naturale continuità con Nando Gentile, con Enzo Esposito e Sergio Donadoni, fatta non tanto di vittorie sul campo quanto di sana dedizione alla pratica sportiva. Un tempo nella nostra città si trovavano campetti da basket in ogni angolo di strada, oggi si fa fatica a trovare un canestro dove provare a sentirsi Oscar o Diaz per un minuto. Manuela non aveva però mai smesso di trasmettere ai ragazzi del Minibasket quell'amore e quella passione rendendola contagiosa anche per le nuove generazioni. Tanti papà, come Gigi, le avavano dato una mano condividendo con i figli tempo ed emozioni. Gianluca era un ragazzo di Marcianise, qualche settimana fa si era laureato, oggi avrebbe cominciato a lavorare in uno studio legale, ma si avviava ad essere, come Manuela, una guida per i nostri ragazzi. Quattro persone semplici, quattro espressioni della parte più sana e nobile dello sport, quella in cui il dio-danaro non è mai contraltare della vera passione. Quattro persone che tanti di noi nemmeno conoscevamo personalmente, ma che da ieri sentiamo parte della nostra famiglia. In città non si parla di altro e intanto si spera e si prega per Rosario e per Andrea, che ancora soffrono in ospedale. "Forza Juve": mai come stavolta il nostro tifo è tutto per la gioventù di questa meravigliosa under 15 e per tutti quanti gli vogliono bene.

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