Leuciana Festival: “Dolce Consort ”, concerto di flauti dolci
Palazzo delle visioni, Belvedere Reale di San Leucio (CE), 29 Giugno 2008
Comunicato stampa
29 Giugno, ore 12.15. Musica Multimedia.
Palazzo delle visioni, Belvedere Reale di San Leucio.
Tommaso Rossi, Rita Celentano, Mario Ricciardi, Raffaele Di Donna in
“Dolce Consort ” - concerto di flauti dolci.
Musiche di H. Purcell, G.P Telemann, L.A Dornel, A.Vivaldi, B. Bartòk.
Il Dolce Consort nasce su iniziativa di Tommaso Rossi con lo scopo di
esplorare il mondo musicale e il repertorio del consort di flauti dolci,
formazione che esprime straordinarie potenzialità timbriche e che possiede
un copioso repertorio, che va dalla musica antica alla musica contemporanea.
Con l'intento di far collaborare insieme musicisti provenienti da mondi
musicali diversi ma complementari (musica classica, musica antica, musica
popolare, musica contemporanea), il Dolce Consort si pone l'obiettivo di
interessare compositori di oggi a scrivere nuove musiche per flauto dolce,
senza vincoli stilistici ma puntando sull'incontro tra percorsi musicali
differenti. L'esordio del gruppo avviene a Napoli, nella stagione del Centro
di Musica Antica "Pietà de' Turchini" il 29 aprile 2007.
Programma
Musiche di H. Purcell, G.P Telemann, L.A Dornel, A. Pärt, P.Marrone,
B.Bartòk.
Henry Purcell (1659-1695)
Suite da "The Fairy Queen"
Entry Dance-Rondeau-Fanfare-Dance for the Fires-Hornpipe
Louis-Antoine Dornel(1680-1756)
Sonate en Quatuor in re minore
Gravement-Vite-Gravement-Vite
Allegro moderato
Adagio
Allegro
Georg Philipp Telemann (1681-1767)
Fantasia III per flauto solo
Tommaso Rossi, solista
Georg Philipp Telemann
Concerto Polonois
Dolce-Alegro-Largo-AllegroArvo Pärt ( 1932)
Pari intervallo
Patrizio Marrone (1961)
Non è una carezza per flauto solo (2007)
Tommaso Rossi, solista
Bela Bartòk(1881-1945)
Otto danze ungheresi (rev. Christa Sokoll)
NOTA AL CONCERTO
Il flauto dolce è strumento di antica e nobile gloria, visto che già nel XVI
secolo ha raggiunto vertici di virtuosismo e di grande espressività
musicale, com'è testimoniato dalla "Fontegara", trattato di straordinaria
importanza per la tecnica di questo strumento del veneziano Silvestro
Ganassi, pubblicato nel 1535. Oscurato dapprima dall'avvento del violino,
inventato in Italia, e poi del flauto traverso, diffusosi con particolare
rigoglio presso la corte di Luigi XIV in Francia, il flauto dolce continua a
regalarci tuttavia pagine di grande musica durante il XVIII secolo, specie
in area italiana e tedesca, raggiungendo il culmine del suo sviluppo e della
sua capacità espressiva nei capolavori di Vivaldi (meravigliosi i concerti
per flautino), nel repertorio di scuola napoletana (i 24 concerti di vari
autori per flauto, violini, viola e basso della Biblioteca di San Pietro a
Majella), nella copiosissima produzione di Telemann e in alcune perle della
sterminata produzione bachiana (il II e il IV concerto brandeburghese nonché
numerose cantate nelle quali è impiegato nell'organico orchestrale in chiave
solistica). Alla fine del '700 il flauto dolce viene definitivamente
soppiantato dal flauto traverso, più ricco di possibilità dinamiche e più
adatto alla pratica orchestrale. Il XIX secolo e il XX secolo, poi, segnano
lo sviluppo tecnologico del flauto Böhm, il moderno flauto traverso.
Tuttavia, nei primi decenni del XX secolo in Inghilterra, per merito di
Arnold Dolmetsch, in un quadro di recupero della musica antica, il flauto
dolce ricompare sulla scena stimolando fortemente anche numerosi compositori
a scrivere nuove musiche per questo strumento. In Germania e nei paesi di
lingua tedesca il recupero del flauto dolce si accompagna alla diffusione
capillare della musica nelle scuole, che porta alla diffusione di ensemble
di flauti dolci dotati di tutta la gamma degli strumenti (dal soprano al
basso).
Da una parte si comincia quindi a sviluppare un meccanismo virtuoso di
diffusione generalizzata, dall'altra un felice e inesorabile processo di
progressiva specializzazione tecnica, dovuto alla diffusione del flauto
dolce nei Conservatori Superiori e nell'Accademie che ha portato, negli
ultimi anni, alcuni costruttori a immaginare nuovi tipi di flauti e a
tracciare singolari incroci con la musica elettronica e con i linguaggi di
sperimentazione e di ricerca. Il nostro viaggio comincia con una breve Suite
di danze tratte da "The Fairy Queen" di Henry Purcell, opera scritta nel
1692, che la Cappella della Pietà dei Turchini diretta da Antonio Florio
pochi anni fa propose al Ravello Festival. I pezzi, che ovviamente sono
stati scritti originariamente per due violini, viola e violoncello, sono qui
presentati in una versione per flauti dolci che si differenzia di pochissimo
dall'originale. A seguire il Quatuor di Louis-Antoine Dornel, compositore
francese che guarda con occhio attento allo stile italiano di Corelli e di
Vivaldi. La Fantasia III di Telemann appartiene ad una raccolta di 12
fantasie a flauto solo, originariamente pensate per il flauto traverso, ma
che possono essere eseguite con uguale soddisfazione dell'esecutore e degli
ascoltatori anche con il violino o con il flauto dolce. Questo pezzo,
costruito in uno stile compatto, con grande arguzia e maestria riesce a
sintetizzare in pochi minuti tutte le caratteristiche di una sonata o di una
vera e propria suite. Dello stesso Telemann segue il Concerto Polonois,
anche questo una trascrizione di un lavoro per orchestra d'archi, in cui il
grande compositore tedesco si confronto con la brillantezza ritmica dello
stile italiano. Pari Intervallo di Arvo Pärt è originariamente pensata per
organo. Il pezzo ha un armonia basata sulla triade di do minore, con un
ritmo uniforme che gli dona un particolare fascino incantatorio. La
semplicità della scrittura non è certo sinonimo di banalità!Ed è questa la
convinzione esistenziale (che non vale solo per la musica) che ci ha spinto
a dare al concerto il titolo del pezzo del grande compositore éstone. Se è
vero che il futuro della musica sta sulle spalle dei bambini, futuri
musicisti e ascoltatori di domani, (sempre meno invogliati, per la verità,
dalle programmazioni correnti a frequentare le sale da concerto!) è anche
vero che la musica possa essere straordinario veicolo di comunicazione per i
meno fortunati e per le persone sofferenti. A questo mondo, al mondo della
sofferenza e della solitudine a volte ignorata, si rivolge Patrizio Marrone
con "Non è una carezza". Il pezzo è ispirato alla campagna informativa della
"Lega del filo d'oro". Scrive Marrone: « Un noto showman tiene in braccio un
bimbo che gli tocca il volto; sembra una carezza. Il bimbo, però, è
sordo-cieco, non vede e non sente, per cui il suo gesto è l¹unico modo che
ha per comunicare con gli altri. E’ così che fa amicizia, parla, si esprime,
conosce. Al centro della foto appare la scritta "Questa non è una carezza.
La foto, realizzata dalla Lega del filo d’oro, per la raccolta di fondi a
favore dei bimbi sordo-ciechi e pluriminorati, non può lasciare
indifferenti, e il flauto dolce, suonato da Tommaso Rossi, instancabile
divulgatore di nuova musica cui dedico e affido in prima esecuzione assoluta
la composizione, mi è sembrato lo strumento più idoneo per trasporre in
suoni la forza di questa immagine che arriva alle coscienze in modo diretto,
semplice, essenziale».
A Patrizio va un sentito ringraziamento per la sua gentilezza e per la gioia
che infonde tutti i giorni nel suo lavoro di musicista, dono raro e a molti
ignoto. Le danze di Bartòk, che concludono il concerto, sono una
trascrizione tratta da una raccolta per pianoforte solo comprendente 15
danze ungheresi, scritte tra il 1915 e il 1917. L'avvicinarsi di Bartòk alla
musica popolare in quell periodo fu dettato dall'esigenza di accostarsi ad
una nuova semplicità, cercando una strada per raggiungere un'espressività
concisa e senza orpelli superflui. La musica popolare fu anche scelta come
punto di partenza dal grande amico di Bartòk, il compositore Zoltàn Kòdaly,
per elaborare un metodo efficace di insegnamento della musica ai bambini.
Consulta: X edizione Leuciana Festival 2008
Il concerto è inserito in
Leuciana Festival: Le stanze di Ferdinando – Percorsi di Memoria