Il Muse String Quartet

I Taranterrae

 

Presentazione del CD "‘O primmo figlio" dei Taranterrae

Caserta, 11 Aprile 2008

Articolo e foto di Pia Di Donato

Caserta, 11 Aprile. Ancora un bel momento di musica con i Taranterrae. L'anno scorso hanno voluto festeggiare i 10 anni insieme con un concerto al Comunale, quest'anno il concerto è dedicato alla presentazione del loro CD "‘O primmo figlio".
E... come per il primo figlio si è in ansia, anche qualche momento di nervosismo c'è stato prima del concerto (per puri motivi tecnici) tanto da ritardarne l'inizio. Il ritardo non ha scoraggiato gli spettatori che, in definitiva, sono stati premiati da una bella serata di musica.
Tanta i brani presentati: sia presenti nel CD  e frutto di un paziente lavoro di ricerca sul territorio (la "Ninna nanna" capuana, "Zi Munaciello" di Castelmorrone, “So’ doje ore” di Pignataro) e di collaborazione con figure storiche della cultura popolare come Giovanni Monte, sia di brani che al Sud praticamente tutti conoscono (coe "O Sarracino" e "Briganti se more").
Ad affiancare il consolidato gruppo, solo per il cocerto, è stato il quartetto d'archi, tutto al femminile, del Muse String Quartet che ha messo al servizio della musica popolare strumenti classici quali viola e violoncello (oltre ai violini).
Il risultato è stato un arricchimento delle sonorità, non pienamente apprezzabili data la pessima acustica dell'Auditorium (che dovrebbe essere ribattezzato "Cacoforium"), e l'inizio, probabilmente, anche di un percorso comune.
In sala anche un nutrito gruppo di ragazzi del Progetto Intercultura che, pur non comprendendo i testi, hanno apprezzato il "sound" e si sono lanciati in balli e trenini improvvisati rendendo il concerto ancor più allegro e colorato.
L'invito, infine, che vi rivolgiamo è di ascoltare, appena possibile, il concerto e di acquistare il CD "... perchè altrimenti non tornate a casa!" come più volte scherzosamente minacciato dalla vulcanica "'a Regina" (al secolo Michele Ardolino).

Comunicato

Sarà presentato venerdì 11 Aprile all'Auditorium di Via Ceccano, a Caserta, alle ore 19, con una presentazione- concerto, il nuovo Cd del gruppo di musica popolare Taranterrae (ingresso gratuito). Il Cd raccoglie le ricerche del gruppo su canti più e meno noti sia della provincia che della tradizione campana: un totale di ben 13 tracce audio e la traccia video "Ballo 'e l'urso" di Santa veere a Marcianise

Componenti:
Michele Ardolino "'a Regina": voce, castagnette
Simona Riccio: voce
Antonio Picciola: Chitarra acustica e battente
Niko Vescuso: Chitarra classica, mandoloncello, bassoacustico
Michele Landolfi: organetto diatonico, fisarmonica
Gaetano D'Errico: flauto traverso, Ottavino
Tony D'Ambrosio: percussioni, tammorre, tamburello
Michele Fierro: mandolino, voce
Rossella Marino: violino
Giovanni Monte: Tammorra marcianesana in "Aucelluccio"
Simone Picillo: percussioni etniche, effetti

Taranterrae – ‘O primmo figlio

La Campania è una terra trasposta in musica, e per questo il mondo intero ce la invidia. Poche altre regioni del globo possono vantare un simile patrimonio sonoro, sia per riconoscibilità immediata che per varietà di linguaggi musicali: tanto la melodia quanto il ritmo segnano le passioni di un popolo lungo l’arco intero della vita, dalla nascita al lavoro all’amore, fino naturalmente alla morte. La fioritura delle linee vocali trasporta emozioni e struggimenti del cuore, la cadenza napoletana tocca le corde più malinconiche, il canto a fronna permette di giocare con le proprie mature abilità canore, il furore ritmico delle tammurriate scandisce le pulsioni più istintive dell’animo.
Proprio in questo furore hanno il loro punto di forza i Taranterrae, che dalla loro Caserta viaggiano a cavallo della musica attraverso l’intero territorio campano - grazie anche alla parallela attività di ricerca e diffusione delle musiche tradizionali dell’Associazione L’Isola, a loro collegata. Dicevamo delle spinte emotive della tammurriata: il folto ensemble infatti ha nell’energico vigore dell’endecasillabo alla napoletana un valore aggiunto, l’esecuzione veracemente ruspante di brani come “È l’uso, è l’uso”, “Oi’ Tiritò” o “Aucellucce” coinvolgono con la loro immediatezza e il loro vigore. Ma la voce è spesso in primo piano, dando il giusto risalto anche al lato melodico della canzone campana, da Napoli al Cilento e al casertano: “All’acqua all’acqua”, “So’ doje ore” o “Zi’ munacello” (in cui la linea di basso è particolarmente straniante) contano su armonizzazioni vocali decise, che sostengono la melodia sul pieno degli strumenti. Due parole vanno spese anche sugli arrangiamenti, debitori del folk revival dei ’70 senza però essere pedissequi: chitarra battente, flauti, castagnette, violino e organetto spostano di sovente gli accenti emotivi dei pezzi, evitando abilmente il rischio di ripetitività che affligge la musica popolare estratta dal proprio contesto ‘rituale’. Un grosso punto a favore, per un disco che si lascia ascoltare con gusto in tutti i suoi 41 minuti consecutivamente: ad oggi non è per nulla facile.
Come ogni lavoro, anche ‘O primo figlio è perfettibile in alcuni punti – qua e là l’intonazione vacilla, tirata per la giacchetta dall’irruenza dell’esecuzione: ma è un peccato veniale, figlio di una voglia di trasmettere le proprie passioni più forte di ogni rigore accademico. In fondo, è così che la musica del popolo e della storia dovrebbe essere.
Daniele Bergesio, World Music Magazine – il giornale della musica

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