“Come Dentro Un Blues” di Joe Vescovi al Black Cat Music & Drink
Caserta, 14 marzo 2008
Articolo di Dario Salvelli, foto di Sebastiano Sacco
L'allegria del ritmo, l'energia delle blue note e del testo ironico
caratterizzato anche da temi sociali ed importanti che apparentemente sono
presi con leggerezza: tutto questo è blues, un genere musicale che troppe
volte viene, insieme al jazz, classificato come musica d'altri tempi e per
un pubblico d'èlite quando è uno di quelle forme musicali popolari,
universali, che appartengono al patrimonio di tutti.
Ed invece la musica riesce sempre a sorprendere anche quando si tratta dei
"soliti" giri di blues. E' quello che è accaduto Venerdì 15 marzo al
Black Cat durante la presentazione dell'ultimo di Giò Vescovi
(www.giannivescovo.it e www.myspace.com/giovescovi), "Come dentro un
blues - A Blues Italian Song": se mai dovessimo pensare al blues a
Caserta il primo nome che uscirebbe fuori è proprio quello di Vescovi, ormai
da anni impegnato con successo nella scena casertana e campana. Un vero e
proprio divulgatore e cultore del blues con i suoi mille impegni
nell'organizzazione e nella promozione di tantissimi festival.
Lo stile di Vescovi è quello di un bluesman navigato e spiritoso che bada
più alla sostanza della sua musica che alle chiacchiere: l'ultimo suo lavoro
è autoprodotto e vede la partecipazione di molti e raffinati musicisti che
si alternano, così come durante la serata, in tutte le 15 tracce dell'ultimo
album. La scaletta del live infatti ripercorre quasi l'ordine di "Come
dentro un blues": a fianco del mitico Giò mai domo con la sua armonica
suonano Max Gaudio (chitarra elettrica), Luciano Pesce (piano), Packy Palma
(basso elettrico), Fulvio Cusano (batteria), Rocco Di Maiolo (contralto,
clarinetto e sax), Alfredo Notarloberti (violino), Angelo Feola (chitarra
elettrica), Mino Berlano (basso), Giovanni Bucciero (slide guitar). Uno
squadrone ben assortito al quale si aggiungono due guest star dai nomi
altisonanti: il famosissimo chitarrista napoletano Antonio Onorato e
l'organo di Mr. Lucky "Hammond" Gargiulo proveniente direttamente da Roma.
Un peccato il pubblico non sia accorso in massa ad uno spettacolo del genere
con una qualità ed un'energia davvero fuori della norma: i musicisti
sembrano ben affiatati e sono rarissime le sbavature dei brani, anzi, forse
proprio qualche uscita fuori dalla norma propone allo spettatore quel tocco
di blues che difficilmente troveremmo in altre occasioni. Senza sosta si
prosegue in circa due ore di musica che vedono anche degli assoli fantastici
come quello di Antonio Onorato che interpreta a modo suo con una double
guitar alcuni brani del repertorio napoletano. Il sound di Vescovi invece è
affascinante, vaneggia tra forti e mai noiose banalità alternando in un
crescendo emozionale racconti di suicidi e desideri inespressi: ed è
divertente e dolce il vagabondare tra le note di "Sugar mama blues" e
"Figlio di un blues". Qui non c'è la canzone del "cuore, sole e
amore" ma quella che si può fischiettare per strada come se camminassimo
nella vecchia e "polverosa" New Orleans.
Il Bye Bye Baby finale di "Monroeniana" memoria non è un addio ma un
arrivederci a serate che siano ancora così profondamente blues: la tanto
bistrattata ed silente Caserta ne ha proprio bisogno
Comunicato
Sarà presentato Venerdì 14 Marzo, con inizio alle ore 22, al Black Cat Music & Drink il nuovo CD di Giò Vescovi “Come Dentro Un Blues”. La serata si preannunzia importante sia per la qualità del lavoro ma anche per gli artisti coinvolti nel progetto, alcuni dei quali saranno presenti sul palco del locale casertano
Note di Joe Vescovi
Il mio progetto nasce nel 2004, quasi per gioco. Come tutte le sensazioni “a
pelle” avevo intuito la necessità di rendere il linguaggio della musica blues,
che già portavo in giro da qualche anno con la mia band, comunicativa anche in
ambienti lontani da quella cultura. Il Blues non è un genere musicale che
potrebbe andare di moda confacendosi ai ritmi altalenanti del mercato, non è un
capo colorato che esplode nelle caldi estati come mocassini o magliette
pret-a-porter, nulla di tutto questo, ma lo si potrebbe definire con una
bellissima frase di Willie Dixon: “The blues are the roots, everything else is
the fruit”. Molto probabilmente nessun genere musicale ha avuto un ruolo di
grande importanza come è stato il blues per la musica moderna. In poche parole
si può infatti affermare che il blues è fondamentalmente il capostipite di
qualunque forma musicale moderna, ed infatti, tracciandone una sorta di albero
genealogico, lo troviamo senza dubbio alla base. Storicamente il blues nasce
nella seconda metà del 1800, quando viene ad essere musicata quella che per
molto tempo è stata una parte solamente cantata. Difatti la primaria forma del
blues consisteva nei canti fatti dagli schiavi neri nelle piantagioni dove erano
costretti a lavorare per il cosiddetto padrone bianco. Canti che il più delle
volte erano legati proprio alla loro purtroppo triste situazione sociale. Una
delle caratteristiche tematiche trattate nei testi erano (e in parte ancora lo
sono) argomenti a sfondo sessuale o inerenti alla diversità tra bianchi e neri,
anche se oggi chiaramente in misura minore. L' espansione del blues da forma
rurale, e quindi circoscritta a determinate zone, a quello che poi sarà la
diffusione a livello mondiale del genere (nei suoi molteplici aspetti), porterà
ovviamente dei cambiamenti nei contenuti dei testi, che saranno, per così dire,
più moderni e aggiornati agli argomenti attuali del periodo in cui viene scritto
un brano. Tutt’altro che semplice la costruzione dei testi in italiano, che come
lingua latina, poco si adatta allo scivolare dello “shuffle”, terribilmente
terzinato, o con metriche dal linguaggio “slang” del popolo nero che dizionavano
l’ americano un pò a loro modo. Nello scrivere i testi, ho cercato di mantenere
le principali essenze delle tematiche radicali del blues, raccontando storie di
tutti i giorni (“Sono ancora io” “Good Morning”), ….e di tutte le notti
(“L’autostrada” “Ma che ci faccio a New Orleans”), storie di disagi e
incomprensioni familiari (“Seduto ad ascoltare un blues” “Non ho più le scarpe”
“Bye Bye Baby), il problema della solitudine e dell’ emarginazione (“Ultima
panchina” “Se lei fosse qui”), l’emigrazione degli anni 60 (“Prendo il treno”),
amori …trasversali e illeciti (“Non ricordo più”), ma ci sono anche scanzonate
arie festanti di musicalità (“Sugar Mama Blues” (“Io ti prenderò”), infine ci si
concede qualche parola rivolta agli amici non amici (“Figlio di un blues”),
rimane comunque sempre intenso il rapporto con il blues nel brano che dà il
titolo all’ album: “Come dentro un blues”. Alla fine di quest’ avventura, ho
voluto solo raccontare una piccola parte di noi stessi, uno spicchio del nostro
modus vivendi, un qualcosa che possa definirsi il nostro “State Of Mind”.
Tanti i musicisti che hanno raccolto il mio invito all’ evento: Max Gaudio
(electric guitar), Lucky Pesce (piano), Packy Palma (electric &
acoustic bass), Maria Ricciardi (background vocal), Fulvio Cusano
(drum), Rocco Di Maiolo (sax &clarinet), Alfredo Notarloberti (fiddle),
Angelo Feola (electric & acoustic guitar), Mino Berlano (bass),
Giovanni Bucciero (slide guitar. Ospiti speciali saranno: Antonio Onorato
e Lucky “Leslie”Gargiulo.