La spada e la gloria, il martirio e il cielo
Caserta, 8 Marzo 2008, Concerto al Duomo
Articolo di Brunella Cappiello
Una grande festa saluta sabato sera (8 Marzo), in una Cattedrale
strapiena, “Apostolo delle genti” oratorio sacro per voce recitante, soli,
coro e orchestra, dedicato alla figura di San Paolo. Testi, musica e
direzione sono stati di Monsignor Marco Frisina, l'evento è stato
organizzato da Don Valentino Picazio per la Diocesi di Caserta.
Simpatico, sorridente, disponibile con tutti, il Maestro Frisina, -
sacerdote, prima di tutto, come ha tenuto a sottolineare il Vescovo Nogaro
nel suo breve intervento-, è uno straordinario compositore (un suo
Magnificat è stato interpretato da Mina) di pezzi sacri e opere musicali di
grande successo.
Mons. Frisina dirige l’orchestra “La Nuova Aurora” con 42 musicisti
provenienti da tutta la Campania e un ensemble coristico che ha
incredibilmente fuso con il Coro Diocesano elementi provenienti da diversi
cori casertani, preparato e curato da un coraggioso e ostinato Rosario
Messina, cui va veramente riconosciuto il merito di avere lavorato per
settimane con pazienza certosina e con un ottimo risultato a fondere voci ed
esigenze. Tre cantanti solisti si alternano nei personaggi Paola Cecchi,
Fabrizio Flamini e Gianni Proietti. La voce recitante è lasciata a un
giovane intenso attore casertano, Michele Casella.
“Il mio sangue sta per essere versato in libagione” apre l’oratorio,
vibrante, Michele Casella, fremente, impegnato a dare corpo e maturità a
questo Paolo che ormai conosce la sua sorte e ce ne fa parte. La voce si
alterna ai passi musicali e ci racconta emozionante il rammarico che Paolo
si porta dentro per il passato da persecutore “quell’uomo vecchio, che in
me si agitava e soffriva”, ce lo fa intravedere che cammina dall’Oriente
a Roma, che percorre “i confini lontani, sempre più lontani, che
aspettavano ansiosi”, la missione che gli brucia dentro. Un grido
strozzato, il solo momento di paura ma la certezza della vita vera “ho
combattuto la buona battaglia, attendo il premio”.
Paolo chiude in un breve colloquio con un discepolo (interpretato da Luigi
Narducci) dove si schermisce, si definisce “ultimo ed aborto tra tutti”,
il volto che cala di Michele Casella, gli occhi che si abbassano, ci
ricordano che la via dalla santità è parecchio lontana da quella
dell’autocompiacimento.
Qualcosa da portare tutti a casa insieme a un finale da concerto rock. Il
Maestro Frisina, intuito che l’ultimo pezzo era conosciuto ai più, propone
un bis invitando tutti i presenti ad accompagnare i tre solisti.
Paola Cecchi canta a cuore spiegato, in leggero, il pezzo “Chi ci separerà”
e il Maestro a tre quarti tra il coro l’orchestra e il pubblico dirige un
po’ tutti. Un attimo di grande commozione e partecipazione che ci ha messo
in fibrillazione tutti quanti.
San Paolo è il più grande missionario di tutti i tempi. Cristo lo prese, lo
invase e gli fece girare tutto il mondo conosciuto, “quanti popoli,
quante regioni, quanto dolore, quante speranze” ci recita Michele
Casella.
Quest’uomo conduce una vita turbolenta ai limiti della violenza “ma
all’improvviso una luce dal cielo mi avvolse penetrando nel mio cuore”
canta il basso, uno statuario Fabrizio Flamini, con una dolcezza e una voce
piena di calore, inaspettata in un basso.
In questi tempi scuri, e qui da noi più che mai scuri, che qualcuno ci
folgori sulla via di Damasco, che qualcuno ci dia la forza di cambiare, di
camminare a testa alta, di sperare, di indignarci e di lottare ancora.