Mostra fotografica “I luoghi delle donne”
Caianello (CE), 8 e 9 Marzo 2008
Comunicato stampa
Organizzata dalla Proloco Caianello, si svolgerà nei giorni 8 e 9 Marzo la mostra fotografica “I luoghi delle donne” di Angela M. Antuono. La mostra, itinerante, si svolgerà l’8 Marzo nella Piazza antistante la Scuola Media St. Montano e quindi il 9 marzo in P.zza Rossi dalle 10 alle 18
I luoghi delle donne di Angela Maria Antuono a cura di Cristina Paglionico, Docente DAC - FIAF
Le donne conoscono il mondo. Lo abitano, lo accudiscono, lo sopportano.
Il lavoro di Angela Maria Antuono descrive questa posizione diretta e
sofferta, le sue immagini sono affermazioni di un modo di sentire e di
essere inciso profondamente nella mente, nel flusso della maniera femminea
di custodire la vita e di fare da ponte verso la morte. Per tradurre le sue
immagini con le parole bisognerebbe essere capaci della stessa forza
evocativa, bisognerebbe costruire le frasi come grappoli dalla forma
elegante e sinuosa, in cui ogni termine, ogni acino, sia succoso e
indispensabile, forte di sapore e fragilmente separato, solo da una leggera
pellicola, dall’aria vitale che corrompe.
Si dovrebbe costruire un periodo senza tempo per rendere leggero e
persistente il corso della memoria. Qualcosa che spiegasse l’essenzialità
della sua visione nella ricchezza delle metafore, in cui gli oggetti della
quotidianità diventano mito: uno strumento da taglio è il recidere giorno
per giorno fette di affetto, la caraffa delle calle è la prima
consapevolezza della delicata forma della sensualità, una ringhiera
appoggiata a un muro è il pentagramma di un suono dolce e sfumato, mentre la
giovane donna-chiave di violino detta i toni di un ritmo ancora incerto e
primordiale.
Quel perfetto grappolo di parole dovrebbe essere tenuto assieme dal forte
raspo dei diversi candori che attraversano le immagini: ora è uno scolapasta
che proietta la sua ombra rugosa, ora è la sottoveste bandiera di uno
sguardo tutto volto alla speranza di un sogno, oppure è un vestito da
principessa in una casa da Cenerentola, una vecchia lavatrice dall’occhio
stanco, il calco di un paio di seni irrisi, un muro di preghiera, una lapide
venerata, una collana di oche al debutto in società, un battito d’ali
delicato come l’onda di una sottana. Il testo che descrive l’opera della
Antuono dovrebbe poi essere attraversato dalle donne che popolano le
immagini, dalle sfuggenti adolescenti, dalle giovani svestite di spalline
sottili e di sognanti sguardi di sfida, dalle monumentali anziane che
custodiscono tutti i segreti del mondo. Ognuna di loro è presente con la
potenza o la fragilità della sua storia, parte stessa della struttura
dell’ambiente, paese o interno di casa che sia. Le parole dovrebbero poter
armonizzare il singhiozzo del ritmo delle immagini, e l’ambivalenza del
dittico. Con la stessa leggiadria dovrebbero poter risolvere la poesia di un
tacco a spillo del tutto a sua agio in una stalla, la luce divina
sull’anziana che guarda una scrofa, i santi sul cassettone e l’ombelico di
una vamp casalinga, un matrimonio di inizio secolo e la sedia delle
farfalle. Infine il testo dovrebbe esprimere l’attesa di qualcosa che si sta
per svelare, ma non viene mai compiutamente descritta, il continuo
ribaltarsi della visione pur nell’immobilità degli avvenimenti. La
fotografia congela l’attimo, lo toglie dal fluire del tempo, libera una
visione del tutto diversa da quella che esercitiamo nei confronti della
realtà vissuta. In altre parole, la fotografia toglie tempo all’evento e
concede spazio all’elaborazione del guardare, fino a che lievita, pian
piano, un nuovo modo di sentire. Allora la grammatica delle parole è
insufficiente a descrivere, perchè è meccanica, consequenziale, abusata. Per
avvicinarsi alle immagini è meglio comporre un canto, liberarsi da ogni
forma di metrica che non sia il respiro sottile della percezione, da ogni
visione che non sia il volo della veste bianca verso la sua stessa ombra sul
selciato, da ogni senso che non sia il lecco di una mucca o la carezza di
una lapide, da ogni suono che non sia il miagolio di un gatto, da ogni odore
che non sia quello del bucato fresco o dei salumi alla stagionatura.
E’ la poesia delle donne che abita questi luoghi della mente: prigioniera e
provvisoria come un disegno sulla sabbia. Prima che un’onda più forte la
cancelli per sempre, essa ama un’ombra e si fa prendere in silenzio.
Le donne conoscono il mondo. Lo abitano, lo accudiscono, lo sopportano.
Lo amano.
E il mondo, intanto, che fa?