Intervista a Tania Coleti e Matteo De Simone
Due sensibilità unite dall'amore e dal teatro
Articolo di Brunella Cappiello
Caserta. Ho il piacere di conoscere, da qualche anno, Tania Coleti, una persona
di forza e dolcezza straordinarie e Matteo De Simone, coppia nella vita,
casertani che vivono a Roma, entrambi con un variegato passato artistico le
cui sensibilità si sono incontrate dando vita a due messe in scena:
complessa la prima, ” La Grande occasione, e carica di sensibile emozione la seconda,
“Terra rossa”, delle quali Matteo ha curato la drammaturgia e la regia e
Tania è stata unica intensa interprete.
Brunella Cappiello: Qual'è la vostra storia teatrale e come è nata l’idea di elaborare un progetto
e di realizzarlo insieme?
Tania Coleti: Amo il teatro da sempre, ricordo che da bambina con mia
sorella Olga e le cugine mettevamo in scena spettacolini.
Ho iniziato a recitare a 16 anni, con varie esperienze professionali e
amatoriali, mi è capitato anche di trovarmi al posto giusto nel momento
giusto per tentare di fare l’attrice a tempo pieno, ma non sono riuscita
forse a capirlo o non era internamente il momento adatto. Ma salire sul
palco, recitare, interpretare per me è come respirare, essere illuminata!
Quindi incontrando Matteo nella vita non potevo non pensare di fare qualcosa
con lui, visto la sua storia teatrale e artistica ed è così che nasce il
nostro progetto comune “Rossoteatro”.
Matteo De Simone: Dopo avere lasciato il Teatro Studio [la prima
Compagnia fondata da Toni Servillo] ho continuato a fiancheggiare molti
amici attori e a partecipare ai loro progetti.
Poi ho scritto per il cinema. Mi mancava però il lavoro quotidiano delle
prove, gli entusiasmi e gli improvvisi sconforti, le incazzature, le gioie,
e la magia del momento in cui si spengono le luci… per un attimo la vita
quotidiana si ferma ed inizia un'altra vita!
Dal teatro ho avuto moltissimo, non solo le soddisfazioni artistiche, e sono
state tante, il Teatro Studio di Caserta è entrato nella storia del teatro
italiano, ma soprattutto mi sono arricchito come persona, è stata una grande
esperienza umana, che mi è servita in tutta la vita e a cui ancora oggi
attingo.
B.C.: Come scegliete le cose che decidete di raccontare e che metodo
di lavoro usate?
T. C: “Terra rossa” nasce dalla richiesta che gli avevo fatto di
raccontare il dramma dell’esodo istriano, è una storia a cui tengo molto
affettivamente: mia nonna infatti è stata un’esule. Quando Matteo ha scritto
il copione ne discutiamo insieme, poi iniziamo a provare. Lavoro. Lavoro,
lavoro…ore, giorni, mesi di duro lavoro.
B.C.: Da spettatrice mi sono fatta un’idea di Matteo regista molto
severo. Tania che ne pensi, com’è lavorare con Matteo? che particolarità
riscontri rispetto ad altri registi con cui hai lavorato?
T. C.: Io sono molto grata a tutti i registi con cui ho lavorato:
Enrico Ianniello e Tony Laudadio con cui ho lavorato all’inizio del loro
percorso teatrale; con Pasquale Rossi e gli amici del “Canovaccio”, tutto
era all’insegna della passione e dell’entusiasmo, comunque ognuno mi ha dato
qualcosa di importante.
Matteo è molto esigente e anche duro talvolta ma soprattutto trovo
interessante ed utile il lavoro che facciamo sul personaggio e la cura con
cui mi segue…certo forse sono la sua unica attrice! A volte - ma te lo dico
sottovoce - quando mi fa una delle sue proverbiali lavate di testa non lo
sopporto proprio!
B.C.: Matteo come definiresti Tania attrice?
M. D. S.: Tania è un’attrice - come si diceva una volta - “naturale”,
ha un approccio diretto ed emozionale al personaggio, riesce ad intuirlo e a
possederlo e a lasciarsi possedere. Se questa –secondo me - è una grande
dote però ti espone al rischio di cadere nello spontaneismo e nella
superficialità. Con Tania abbiamo lavorato intensamente per disegnare il
personaggio e per ripulire l’interpretazione attoriale da fronzoli e
orpelli, nel tentativo di trovare una forma interpretativa profonda, ma allo
stesso tempo conservando la leggerezza… Ad esempio nel primo spettacolo”La
grande occasione” siamo stati sovrabbondanti, per generosità non per
presunzione, e non abbiamo trovato sempre la misura giusta, “Terra Rossa” mi
sembra un buon punto di partenza. E bello lavorare con Tania, lei è una
persona colorata ed un’attrice di grande potenzialità artistica, ma ha un
grosso difetto: poca autostima, si sottovaluta ed invece potrebbe avere
ancora occasioni importanti e comunque accettare altre sfide.
B.C.: Non faccio domande sul perché avete lasciato Caserta, mi
sembrerebbe ridicolo, perché per questo territorio sono giorni di lutto ed è
veramente indifendibile, eppure io vedo con tenerezza che continuate a
tenere questo legame con la città venendo a presentare i vostri spettacoli,
a confrontare la vostra sensibilità con la vostra terra di origine, i vostri
amici di sempre. Ha un significato speciale per voi portare lo spettacolo a
Caserta?
T. C. e M. D. S.: Torniamo a Caserta perché- nonostante il degrado-
ci sono operatori culturali coraggiosi e di grande qualità: Giuseppe Bellone
ed i suo collaboratori hanno creato una struttura di livello europeo
assolutamente da ammirare ed appoggiare. Pierluigi Tortora è una persona
perbene- rara avis - ed è un coraggioso pioniere del teatro, speriamo che
lui e gli altri della “Fondazione Eremo” si rendano conto di avere in mano-
con il Festival- una possibilità straordinaria di sviluppo e di progetti di
ampio respiro
Molti ignorano che Caserta ha prodotto- ancora produce- una quantità di
talenti enorme, artisti , intellettuali alcuni ancora sconosciuti, ma
persone di grande spessore , ma Caserta è anche una città da sempre piccolo
borghese e addormentata, la gente ignava e invidiosa di qualsiasi cosa o
persona si muova e realizzi qualcosa. La situazione in questi ultimi anni mi
sembra peggiorata - come in tutta Italia d’altronde-, non si può camminare
neanche per le strade, sei offeso perfino sensorialmente dall’orrido che
hanno permesso di edificare.
In questo sfacelo mi sembra però che a Caserta ci sia un movimento comunque.
Ci sono anche nuove iniziative editoriali, un esempio positivo in questo
senso mi pare proprio” Casertamusica” che svolge funzione di stimolo e di
informazione-
Forse bisognerebbe cercare opportunità e forme di collaborazione, scambio e
confronto maggiori fra gli artisti e gli operatori culturali della città.
Ricordo il tentativo che facemmo tanti anni con la “Consulta del teatro”
insieme al grande studioso di teatro Franco Greco, Gugliotta, Sarnelli, Mino
de Lucia, il compianto Bruno Tramontano, Gianfranco Salvatore, Paolo Russ0,
Carmine La Porta quelli del Canovaccio ed altri, non si raggiunsero grandi
mete, ma furono momenti belli
B.C.: Matteo voglio chiudere con un "domandone": a cosa serve il teatro?
E a voi, cosa regala?
M. D. S.: In un momento in cui il pensiero perverso sembra
contaminare tutti i livelli della Società, in cui diventa norma l’agire
illegalmente e perfino viene teorizzato, prima almeno ci illudevamo di
sapere dove stavano quelli che ci sembravano “buoni” e dove stavano quelli
che ci sembravano “cattivi”, credo che il teatro ma la cultura in generale,
sia l’unica speranza a cui possiamo aggrapparci per invertire la tendenza
malata di questa società. Hanno cercato di contaminare e distruggere anche
il teatro, ad esempio trasferendo personaggi televisivi improponibili sulle
nobili tavole, ma per fortuna in un piccola cantina polverosa o tra broccati
e velluto rosso ci sarà sempre un attore o un attrice che ci parlano, di
amore, di dolore, di gioia, di speranza, di rabbia, di dolore insomma del
nostro essere uomini permettendo a tutti di sentirsi uomini. Di sentirsi
vivi appunto, di non sentirsi soli, di resistere e di sperare: questo è il
teatro, questa è l’arte.