Proiezione di "Estraneo a casa mia"
Caserta - 4 Gennaio 2008
Articolo di Rino Cipriano, foto di Irene Petrella
Quando mio padre è morto, nella notte del 14 maggio 2004,
cinquantaseiesimo anniversario della Nakbah, ho realizzato che non ci
sarebbe stato più nessuno che potesse raccontarci della Palestina.
Per questo ho deciso di fare un film documentario su questa generazione di
palestinesi della Nakbah, che tramandano la storia oralmente e che
spariranno piano piano, così che fra dieci anni non resterà più nessuna
testimonianza. (Sahera Dirbas)
Il 4 gennaio è stato presentato presso il Chiostro di Sant’Agostino,
a Caserta, il film documentario “Estraneo a casa mia – Gerusalemma”, di
Sahera Dirbas, produttrice indipentente e regista palestinese.
L’evento è stato organizzato dall’Associazione Culturale Macchina da Presa,
con il patrocinio del Comune di Caserta, Assessorato alla Cultura. Tra i
relatori, Rino Cipriano, arabista e islamologo, e Francesco Leggio, docente
di lingua e letteratura araba all’Università di Bari.
Un doumento, un viaggio nella memoria filmato a Gerusalemme. Attraverso i
ricordi e le emozioni di otto protagonisti. I sentimenti esprimono una
condizione davvero strana (difatti la prima parola del titolo del
documentario può tradursi dall’arabo anche come “stranezza”) in quando ci
narrano cosa si provi a sentirsi estranei in casa propria, senza avere altro
luogo dove volgersi pur desiderando la propria terra. Più che condizione,
stato d’animo. Nostalgia provata nel vedere altri –uomini e donne, padroni
del posto in cui si è nati.
La Palestina è un tema di quelli che mettono in moto nervi e neuroni, con il
rischio di dire quel che in realtà non è, perché la Palestina è uno dei
luoghi di cui più si parla, ma tra i meno conosciuti del pianeta, e questo
documentario ce lo sussurra senza nessuna riserva, con quel tanto di
amarezza quieta, mitigata dai quasi sessant’anni che i protagonisti del
documentario hanno passato “fuori di casa”.
Quel che è difficile se non impossibile è riunire i molteplici punti di
vista che la tematica palestinese sollecita in una visione d’insieme,
quindi, di volta in volta, come in questa, se ne adotta uno: quello di
Sahera Dirbas consiste nel vedere quel che si ha paura non si possa vedere
più fra qualche anno, vale a dire la sofferenza di chi ha perduto un punto
di riferimento essenziale della propria vita, cioè la casa.
Al ritmo lento dei vecchi abitanti, il film documenta il senso di
estraniamento: poche cose sono più estranianti della propria casa abitata da
un estraneo. Il contatto con i suoi nuovi abitanti è quindi rapidissimo,
amaro, ma non rabbioso, si direbbe quasi che il contatto non avvenga
affatto, per paura che il rancore possa macchiare la luminosità di antiche
memorie personali.
Questo tocco delicato è uno dei tanti praticabili, forse il meno praticato,
su una tematica, quella palestinese, che appartiene ormai all’immaginario
collettivo del mondo intero, e degli arabi con una intensità particolare.
Comunicato stampa
Venerdì 4 gennaio 2008 a Caserta presso il Chiostro di Sant’Agostino, nella sala Conferenze del Centro Culturale, alle ore 17,30, l’Associazione “Macchina da Presa” propone la proiezione del film-documentario in lingua araba (con sottotitoli in italiano) di "Estraneo a casa mia" della regista Sahera Dirbass.
La manifestazione che gode del patrocinio del Comune di Caserta, si concluderà un dibattito cui parteciperanno la regista, l'Assessore alla Cultura Gianfranco Fierro, il presidente dell'Associazione Giovanni Santamaria, Rino Cipriano e Francesco Leggio
Note sul film
Il film è una produzione indipendente ed è stato girato in occasione dei 40
anni della “Guerra dei Sei Giorni”.
Fino ad allora la città di Gerusalemme era sotto il patronato britannico ed
ebrei e palestinesi convivevano.
Con il ritiro degli inglesi quella città si trasformò in un campo di battaglia.
Zone arabe furono conquistate dagli ebrei e zone ebraiche caddero nelle mani
degli arabi.
Questo periodo fu denominato, dagli ebrei “Guerra d’Indipendenza” e dai
palestinesi “Nakba”, che significa tragedia.
Il film ha per protagonisti otto palestinesi che vivevano nella zona Ovest,
ebraica, della città santa e che furono cacciati via dalle loro case, quando
gli israeliani presero il controllo di quella parte della città nel 1948.
Nella successiva Guerra dei Sei Giorni (1967), gli israeliani hanno occuparono
anche la parte araba (Est) di Gerusalemme, inclusa la Città Vecchia.
Oggi, dopo 40 anni, gli otto palestinesi raccontano le loro vicende personali
durante la guerra del 1967 e di quando sono tornati a visitare le abitazioni
occupate.
Alcuni incontrano gli israeliani che oggi abitano nelle loro case ed i dialoghi
offrono non pochi spunti di riflessione.
Tra i protagonisti c’è anche un architetto israeliano, il quale ha scritto
diversi libri sui proprietari palestinesi di queste abitazioni a Gerusalemme
Ovest.
La regista
Sahera Dirbass, palestinese nata e crescita ad Haufa ma residente da diversi anni a Gerusalemme, dopo la laurea si è specializzata in storia orale.Ha pubblicato tre libri su altrettanti villaggi arabi distrutti dalle forze armate israleane e ha prodotto un documentario sulla sua città. Ha lavorato dal 1998 al 2005 come producer per l’ufficio Rai di Gerusalemme. Ora svolge a tempo pieno l’attività di regista indipendente. Sta ultimando il suo secondo documentario su temi legati al 60esimo anniversario della Nakba e al passaggio da una generazione all’altra della memoria collettiva palestinese.