Mostra di Salvatore Nuzzo: grafiche dei reperti archeologici
Capua (CE) - dal 16 al 31 dicembre 2007
Comunicato stampa
Il Salone delle terracotte del Museo Provinciale Campano di Capua accoglie, da
domenica 16 dicembre, una mostra
dell’artista napoletano Salvatore Nuzzo. Saranno esposte opere grafiche di reperti archeologici dell’acquedotto romano di Minturnae e degli scavi di Pompei ed Ercolano
Le opere propongono una documentazione grafica dei luoghi archeologici romani,
evidenziandone aspetti estetici di rilievo e sottolineandone quelli storici
Presenzieranno la cerimonia di inaugurazione:
il Sindaco di Capua dott. Carmine Antropoli,
l’Assessore alla Cultura dott. Tagliatatela,
le autorità istituzionali della Soprintendenza per i Beni Archeologici,
le autorità istituzionali del Museo Campano,
il critico d’Arte ing. Carlo Roberto Sciascia e l’artista prof. Salvatore Nuzzo
Collaborazione:
Ministero per i Beni Culturali,
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio,
Soprintendenza Archeologica di Pompei
Patrocinio:
Provincia di Caserta,
Comune di Capua, (Patrocinio morale)
Regione Campania
La mostra terminerà il 31 dicembre 2007 e sarà visitabile dalle
9.00 alle 13.30, lunedì escluso
Informazioni:
Museo Provinciale Campano di Capua,
via Roma n.68 – Capua,
0823/96 14 02 – 0823/62 00 35
Note di Carlo Roberto Sciascia
Salvatore Nuzzo, artista particolarmente esperto nell’arte grafica, si cimenta
con reperti archeologici significativi del nostro retaggio, precisamente con
l’acquedotto romano di Minturnae e gli scavi di Pompei ed Ercolano, in un luogo
dedicato alla storia stessa della Terra Felix, il Museo Provinciale Campano di
Capua.
Con la consueta maestria, che lo contraddistingue, ne tratteggia non solo i
tratti lineari e volumetrici, ma intraprende un’azione “amorevole” che proietta
il “locus” in un’atmosfera fantastica ove il passato può fondersi al reale in
un messaggio di sedimentazione di sensazioni; la stessa funzionalità del
manufatto passa, così, in second’ordine di fronte al recupero dei ricordi che
le stesse pietre serbano nella loro essenza.
Nascono visioni immerse in un quid di metafisico che, grazie ad un preciso
taglio da fotografo documentarista, si strutturano quali latrici di un mondo
forse migliore, una realtà da vivere e da preservare ancora per le generazioni
future.
Le immagini, immobili, si distendono nella quiete del silenzio e nell’atemporale
si arricchiscono di atmosfere tese e vibranti, nelle quali l’oggetto
dell’analisi acquisisce un’aria evanescente ma di grande intensità. Nelle opere
di Salvatore Nuzzo le immagini austere, quasi ieratiche, tendono, infatti, alla
dissolvenza estrema mentre si appropriano della superficie e le imprimono il
vigore di architetture dalla purezza geometrica e dalla severa dignità
classica. E l’artista con decisa gestualità ne vuole afferrare l’intima essenza
per affrontare in rinnovato processo creativo le tracce di un passato del quale
essere orgogliosi.
Il marcato chiaroscuro, in grado di esaltare il carattere prospettico della
forma e la traduzione dello spazio attraverso l’impianto scenico, permette,
poi, di contemplare quelle “veritates”, dalle quali discendiamo e con le quali
dobbiamo fare i conti;.Salvatore Nuzzo, consapevole di ciò, sembra invitare il
fruitore ad inchinarsi di fronte alla maestà di quelle costruzioni e a
condividerne la valenza indiscussa.
I frammenti di "classicità", modelli espressivi di riferimento delle sue opere,
sono schegge di memoria che affiorano a livelli di coscienza e di subcoscienza;
in un gioco di dinamiche conoscitive, l’artista sa collocarli in luoghi privi
di riferimento e, perciò, assoluti ed in “tempi atemporali” dove la Storia può
liberarsi dalle sue valenze di razionalità e diventa il portale di accesso ad
un mondo parallelo, dal quale emergono come icone archetipiche.