Caserta Rock Festival: Giuliano Palma & Bluebeaters
Caserta - 12 Settembre 2007
Articolo e foto di Sebastiano Sacco e Dario Salvelli
(Sebastiano Sacco) Ne hanno fatta di strada i Bluebeaters, fieri
rappresentanti italiani del tempo musicale “in levare” tra lo ska ed il
rocksteady, da quando, nell’ormai lontano 1994, la formazione vide la luce
capitanata da Giuliano Palma, allora cantante dei Casino Royale ed oggi
mattatore da palcoscenico al grido di “The King”. Una strada fatta di successi
italiani - indimenticabili - del passato, brani poco noti al grande pubblico di
oggi, pezzi storici delle colonne portanti del soul e del reggae giamaicano,
rivisitati in una chiave sonora dalla forte identità. Il gruppo, esibitosi ieri
sera al campo di baseball di San Clemente (CE), ha saputo repentinamente
trasportare il pubblico presente verso un’atmosfera da night club affollato,
uno di quei luoghi dove tra alcool e voci confuse si ascolta la band di culto.
E dove ci si ritrova a muoversi al tempo di batteria (Ferdinando "bombodrummer"
Masi), basso (Sheldon Gregg), piano (Peter Truffa), sax (Paolo "de Angelo"
Parpaglione) e trombone (Gigi "Mr.T-bone" De Gaspari) (oltre alle
indispensabili corde delle chitarre in controtempo di Gianluca "Cato" Senatore
e Fabio "Sir" Merigo) senza quasi averne cognizione di causa. Sono i brani
italiani a riscuotere particolarmente il favore del pubblico già entusiasta:
“Che cosa c’è”, il bellissimo brano di Gino Paoli, “Messico e nuvole” di Paolo
Conte o “Come le viole” di Peppino Gagliardi, brani di un passato che appare
remoto al 2007, finiscono per esaltare un pubblico che forse è persino
all’oscuro delle reali origini di quei brani. Ma il mood corre, ed è ciò che
conta per chi ascolta, anche se in più occasioni la terra battuta del campo di
baseball che ospita lo spettacolo finisce per levarsi nell’aria, sotto il
calpestio della folla che balla entusiasta, creando una cortina fumosa che
costringe quasi, letteralmente, a mangiar la proverbiale polvere. La lunga
attesa per il ritardo dell’inizio dello spettacolo e, appunto, la polvere che
si leva insistente, vengono comunque ben ripagate da un concerto che scorre via
veloce, pizzicando le corde dell’anima “marleyana” che è in noi. Ed è il tempo,
per gli otto musicisti, di congedarsi con un “Arrivederci… Caserta” in stile
Rascel, preludio ad un’uscita “di scena” in fila indiana a tempo di… ska,
naturalmente.
(Dario Salvelli) La prima serata del Caserta Rock Festival nella
polverosa cornice del campo da Baseball di S. Clemente (CE) si apre con gli RFC,
band casertana che prelude lo show di Giuliano Palma & The Bluebeaters. Li
intervistiamo perchè curiosi di approfondire la locale realtà dei gruppi
casertani e scopriamo che sono dei giovani ragazzi casertani che fanno Ska ma
che uniscono anche tanti generi nella loro musica; hanno al loro attivo due
album e si ispirano a gruppi come i Meganoidi, già presenti tempo fa qui a
Caserta al Royal Rock Festival.
Ecco, è il momento di "The King", ce ne accorgiamo dalla scesa sul palco del
logone dei "Bluebeaters" come nel più classico dei varietà: Giuliano Palma è in
ritardo ma vale la pena attendere, si esibisce in perfetta sintonia con gli
altri musicisti frutto dell'esperienza di tanti live suonati insieme. Il
pubblico si fa subito trasportare da quell'atmosfera scanzonata e leggera - ma
per nulla banale - della musica che a tempo di Ska e Reggae si snoda
riscoprendo melodie antiche: gli anni 60' e 70' vengono fuori con cover rifatte
in buon stile e senza alcuna assurda pretesa. Il romantico e malinconico "Come
le Viole" ma anche un classico come "Jump" sono sapientemente interpretati dai
fiati e dal bassista Sheldon Gregg quasi statuario ma mai domo: è simpatica e
divertente l'improvvisazione quasi a quattro mani tra Giuliano Palma ed il
pianista Peter Truffa che cerca di duettare e di "insegnare" qualche nota
all'ex rapper. Siamo davvero curiosi di ascoltare il nuovo album "Boogaloo" in
uscita ad Ottobre con ben 18 brani; l'album è anticipato dal singolo "Tutta mia
la città", una cover degli Equipe 84 che già spopola in tutte le radio.
La polvere si alza sempre di più e canzone dopo canzone il campo da baseball si
trasforma in una disco-volante: volano infatti via sia i pensieri che i ragazzi
tra una pogata e l'altra ma la situazione rimane comunque sempre tranquilla,
all'insegna del divertimento più puro e genuino.
Giuliano Palma muove i suoi soliti passi come uno swinger ormai navigato
riuscendo a coinvolgere il pubblico con quello stile da gessato nero, da night
club e quell'aria da tenero boss della musica che raccoglie nel cuore le parole
cantate da tutti i ragazzi, anche da chi non conosce bene i testi: impossibile
non farsi prendere la voce da "Messico e nuvole" dominata da una lontananza che
fa da contraccolpo alle dolci e romantiche immagini delle coppie innamorate
prese nel più lento ballo appena finito.
Alla fine del concerto siamo senza voce ma con l'anima piena: ed è davvero una
"Wonderful Life" quella che ci sembra durante il concerto, festoso, allegro,
che alleggerisce tutti per un attimo dai tanti problemi di questa regione e
città.
Dario Salvelli - www.dariosalvelli.com