Giorgio Albertazzi e Michele Placido in “Satyricon – La cena di Trimalcione”

Leuciana Festival, San Leucio (CE) - 28 Luglio 2007

Articolo e foto di Gianluca Sacco e Federica Roano

 


28 Luglio. Spettacolare ed alternativa, rispetto ai canoni delle rappresentazioni del teatro classico romano, la versione del Satyricon (La cena di Trimalcione) di Petronio Arbitrio diretta dal maestro Renato Giordano, con musiche originali del medesimo regista in collaborazione con Mario Rivera ed eseguite dal gruppo da lui stesso fondato, i ‘Satyricon Circus’. Lo spettacolo si apre con la figura di Petronio, vecchio e canuto poeta, che su una sedia racconta il sogno della cena dettandolo ad un’ancella seduta ai suoi piedi. Dalle prime battute si evince che quella figura, inizialmente con il volto tra le mani per concentrarsi non può essere che interpretato dal mitico Giorgio Albertazzi, pietra miliare del teatro italiano, che calca la scena come il pavimento della casa paterna, e regala una forte emozione ad ogni battuta recitata e avvolto nella luce di un occhio di bue, racconta il suo sogno.
Le luci si allargano e le parole di Petronio ci portano nella casa di Trimalcione, probabilmente tra Cuma e Pozzuoli, sicuramente una città di cultura greca dell’Italia meridionale.
Il padrone di casa è un ricco signore che ha ereditato i beni dei Patrizi che ha servito in giovinezza, che rappresenta perciò la figura di quegli aristocratici dell’ Impero Romano le cui manifestazioni di cultura tradivano le loro origini plebee. Il personaggio è interpretato da Michele Placido, stupefacente nella caratterizzazione e soprattutto nel dare un’aria quasi macchiettistica al personaggio. Si ritrovano nello stesso ambiente vari personaggi ben studiati dall’autore che interpretano ruoli definiti tra discordie e risate, pettegolezzi e cronache dell’epoca, tra battute volgari e situazioni orgiastiche, miscelando racconti, gesta epiche e storie di vita vissuta.
L’atmosfera in scena è conviviale e impressiona notevolmente la contemporaneità del testo. La classicità dell’opera è infatti resa meno calcata dalla regia che dà i giusti tempi tra recitazione, canto e danza, rendendo sempre mobile la scena con l’utilizzo di ballerini-servi che in perfetta coordinazione si muovono sulla scena tra un ballo e un altro.
Lo spettacolo volge al termine ed è singolare il dialogo tra Trimalcione e Petronio che dissertano su poeti e scrittori quasi a voler far sembrare lo stesso Trimalcione colto, una sorta di attore-spettatore del sogno di Petronio. Il punto più alto si raggiunge alla lettura del testamento di Trimalcione che crea un’atmosfera funerea tra i commensali intenti sino ad un attimo prima a gozzovigliare ed esibirsi in giochi erotici con servi, come da costume dell’epoca. Alla fine della lettura del testamento due occhi di bue illuminano Trimalcione e Petronio che si esibisce nella declamazione di una poesia alla fine della quale un applauso a scena aperta parte dal pubblico come a suggellare un momento di alto teatro al quale si è orgogliosi di aver assistito.
La fine dello spettacolo è segnata dalla morte di Petronio, come a rappresentare un sogno che finisce con la vita, e un coro di voci che recita sulle note malinconiche di un flauto ‘QUALIS NOX FUIT ILLA’, ed è proprio questa frase che al meglio definisce la serata a San Leucio al teatro dei Serici del 28 luglio: QUALIS NOX FUIT ILLA...... che notte fu quella.

 

note

28 Luglio, ore 21.30, Teatro dei Serici, Belvedere Reale di San Leucio
Giorgio Albertazzi e Michele Placido in “Satyricon – La cena di Trimalcione”
Giorgio Albertazzi e Michele Placido mettono in scena il Satyricon di Petronio, il più bel romanzo dell’antichità ed uno tra i più belli di tutti i tempi. La decadenza di un impero, quello romano sotto l’imperatore Nerone, con un’incredibile orgia di colori, sapori, odori, storie, cibi, voci alterate dall’ubriachezza, canti di grandezza e di morte che si collocano all’interno dell’episodio della Cena di Trimalcione, momento centrale dell’intero romanzo. Lo spettacolo mette al centro questa cena ma sovrapponendola a quella che l’autore dell’opera, il supposto Petronius Arbiter, avrebbe fatto a Cuma poco prima di togliersi la vita così come aveva ordinato Nerone.

 

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Giorgio Albertazzi, Michele Placido e Renato Giordano

 

 

 

 
 

 

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