Rassegna di musica Popolare "Carnascialìa", voglia di continuare

Impressioni e aneddotii sulla rassegna di musica popolare tenutesi nel Leuciana Festival 2007

di Augusto Ferraiuolo, Gerardo Masciandaro, Alberto Virgulto e Giacomo D'Angiò. Foto Emilio Di Donato

 


Riceviamo e pubblichiamo le impressioni ricevute a qualche giorno dalla chiusura della rassegna "Carnascialìa", la cinque giorni di musica popolare tenutasi al Belvedere di San Leucio nell'ambito del Leuciana Festival 2007. Il primo intervento è firmato da due cultori del genere (Augusto Ferraiuolo e Gerardo Masciandaro), gli altri due sono a frima di ricercatori e musicisti (Alberto Virgulto e Giacomo D'Angiò) che si sono esibiti, con la lo loro formazione, durante serate.

 

(di Augusto Ferraiuolo e Gerardo Masciandaro) Nell’augurarci che l’idea di questa bellissima rassegna sia destinata a proseguire, ora che siamo giunti al termine della prima edizione è naturale tirare un po’ le somme di come sono andate le cose. Dal nostro punto di vista, almeno, per quel che conta.

Prima le cose negative (così non ci sembrano più tanto negative quando enumereremo quelle positive).
Ci saremmo aspettati una partecipazione più nutrita, ecco tutto. Si potrebbe finire qui, ma una piccola disamina del problema è necessaria.
Difetto di comunicazione da parte dell’ufficio stampa di Leuciana Festival? Sì, un pochino, ma il sito di Casertamusica è ormai un riferimento fin troppo noto e certi tam-tam funzionano benissimo fra gli appassionati.
Difficile arrivare a S.Leucio ? Non scherziamo…
Biglietto costoso ? Ma se era gratis …
Musica di nicchia ? Ma se è ‘popolare’ e sappiamo tutti quanto sia coinvolgente!

Forse mancavano birre e salsicce, o forse è il rifiuto da parte dei ‘tradizionalisti’ delle contaminazioni e della ‘tammurriata sul palco’, o forse più semplicemente è quella sorta di pigrizia che ti fa restare a casa col telecomando in mano quando invece una serie di concerti bellissimi ti viene portata fin sotto casa, in uno scenario da favola e per di più gratis.
Insomma, si conoscono tanti di appassionati che mancavano, quando invece potevano stare con noi a condividere momenti di spettacolo entusiasmanti e magari portarsi appresso altre persone, così come ho visto addirittura ragazzi sostare ‘a vuoto’ sulla scalinata del Belvedere senza entrare!
Concludiamo: poi nessuno si lamenti che qui non si fa mai niente, non è vero e ‘Carnascialìa’ ne è la dimostrazione. Gli assenti hanno avuto torto e amen.

Ma veniamo alle cose positive.
Il coordinamento dei gruppi, curato da CasertaMusica, è stato impeccabile ed ovviamente un plauso va alla direzione artistica di Nunzio Areni, che ha ‘visto’ la realtà della musica popolare di Terra di Lavoro nella sua interezza ed ha voluto proporla al pubblico. Il connubio è stato naturale, dal momento che CasertaMusica fa questo già da anni con la consueta rassegna del CTS, che abbraccia tutti i generi musicali.
Tutti i gruppi, nessuno escluso, hanno portato sulla scena novità, reinterpretazioni, contaminazioni, contrapposte a ricerche sul territorio e tradizioni nella loro massima integrità, il tutto con professionalità altissima. I componenti sono spesso degli amatori che, spinti dalla passione, sono diventati dei veri e propri professionisti. Citarne alcuni sarebbe solo far torto agli altri.
Ogni gruppo ha proposto dei veri e propri spettacoli, curando l’aspetto scenografico oltre che musicale, con le danze che sono il naturale complemento di questa musica, con poesie, momenti teatrali e di riflessione, con scambi culturali di zone limitrofe alla nostra (beneventano in modo particolare) e dando quindi un’impronta che li distingueva gli uni dagli altri, pur avendo una chiara radice comune.
Altri momenti, come la proiezione del filmato relativo al Miserere di Sessa Aurunca, hanno contribuito ad arricchire ulteriormente la manifestazione, catturando fortemente l’attenzione della platea.

E la tradizione ? E’ stata forse vilipesa? O forse ciò cui abbiamo assistito è un po’ come per gli eventi climatici che sono sempre stati mutevoli, solo che ultimamente lo sono un po’ più velocemente per cui non si riesce ad adeguarsi con la stessa prontezza ? La tammurriata, stiano tranquilli i tradizionalisti, è sempre scesa dal palco ed è stata suonata in mezzo al pubblico.

La domanda che ci poniamo a mente fredda è: se nella nostra zona, che è porzione relativamente piccola d’Italia, esiste questo enorme giacimento culturale, quali sono i motivi che ne impediscono la conoscenza e la diffusione (non sporadica, come ovviamente già avviene) verso il resto della nazione e dell’Europa? Manifestazioni del genere possono, anzi devono, rappresentare un’attrattiva anche turistica (a patto ovviamente di non scadere nel folklore, cosa mai avvenuta durante la rassegna) e contribuirebbe certamente a risollevare la nostra immagine, oltre ad essere fonte di lavoro ragguardevole. Abbiamo un vero tesoro sotto ai nostri piedi, basta non calpestarlo ma solo valorizzarlo convenientemente, così come avviene in altre nazioni europee che si stanno fortemente caratterizzando in questo modo. Per diretta conoscenza vi confermiamo però che non hanno neanche vagamente qualcosa che possa somigliare al nostro Belvedere di San Leucio (figuriamoci alla Reggia o all’Anfiteatro Campano), ai nostri borghi medioevali, alla nostra varietà in campo enogastronomico ed alla nostra ricchezza storica in generale, ma sanno ben proporre quel che hanno ottenendone una meritata ricaduta. Sarebbe bastato poco, veramente poco, per trattene parte dei tanti turisti che hanno affollato la Reggia o il Belvedere stesso fino a sera, per far godere anche a loro delle musiche entusiasmanti che abbiamo ascoltato.

Un aneddoto, per concludere. La percentuale di giovani presenti era alta, e ciò conforta per il futuro.
Dopo aver ballato con un’amica, Gerardo e’ stato avvicinato da uno di essi, il quale ha voluto sapere cosa avessimo ballato: una tammurriata, gli ha risposto. E da qui sono partite una serie di domande, mentre l’amico sgranava gli occhi osservando stavolta una pizzica che era partita nel frattempo e chiedendone di nuovo dettagli. … Cosa vuol dire questo movimento? E dove si può imparare ? Ci saranno altri concerti ? Abbiamo cercato di dare quante più informazioni ci è stato possibile ma ormai era chiaro: aveva scoperto anche lui il suo DNA musicale!

 

(di Alberto Virgulto) Che serate, al "Carnascialia" del Leuciana Festival di quest'anno.
Saranno indimenticabili! Grazie alla tenacia e alla volontà di Pia e di Emilio Di Donato, ideatori e responsabili di Casertamusica, ho vissuto le ansie e le emozioni del nostro popolo dal suo alveo naturale: la musica popolare che pur subendo nel corso degli anni quel processo di trasformazione e acculturazione imposto dai nuovi modelli di società, resiste all'usura del tempo.

 

Tutto si è consumato in quel magnifico complesso vanvitelliano del Belvedere di San Leucio. La musica del popolo, quella non colta, quella che appartiene alla gente più umile, quella che sa suscitare ricordi ancestrali, quella che sa di sapore antico, quella con cui si ballò, ci si intrattenne, con cui si pregò, è stata per me come un viaggio a ritroso nel tempo.

 

In questa settimana di musica popolare si sono create atmosfere forti di partecipazione e di coinvolgimento, legate ad un idea comune fatta di gesti ciclici, di riti rinnovati, di sensibilità espresse che durano il tempo della memoria umana che, se non riproposte, invecchieranno e saranno dimenticati. In genere della storia ricordiamo i grandi avvenimenti, eppure ce n'è una remota fatta di uomini e cose, fortemente emotiva, questo l'ho avvertito ancor più quando è stato riproposto un video della processione degli incappucciati del venerdì santo di Sessa Aurunca, mia città natale, con il tradizionale e rinomato canto del Miserere e poi, il coro di bambini a cui è lasciato lo scettro della tradizione. Riproporre vecchi canti, che amiamo senza riserva, che ricordiamo con nostalgia di una gioventù lontana e stato per noi un dovere verso i presenti. La memoria storica di un popolo di cui è espressione radicale, non va dispersa, un patrimonio prezioso da preservare per le generazioni future, ma, ahimè, legato da un filo sempre più debole che sfocerà fino all'oblio se non ci saranno uomini intelligenti e capaci di sensibilizzare l'opinione pubblica con iniziative pari al Carnascialìa.

 

(Giacomo D'Angiò) Impressioni ... a freddo su Carnascialia
Belle, belle serate di musica! E che musica!
E quanti amici incontrati anche dopo un po’ di anni.
Sono anche queste le cose che elevano il livello culturale di un popolo e, in particolare, di una comunità: quella della nostra Provincia di Terra di Lavoro.
Lode, dunque, agli organizzatori nella speranza possa essere ripetuta questa bella esperienza.


Tante le proposte dei gruppi musicali che si sono avvicendati: alcuni dei quali molto orientati alla riproposizione (non musicalmente molto elaborata o contaminata) di canti e suoni oggetto di ricerca effettuata sul campo per recuperare alla memoria, senza tradirla, una parte della cultura di origine (connessa alla tradizione orale) di zone della nostra Provincia, altri orientati alla ricerca e rielaborazione musicale di brani tradizionali con scenografie che sicuramente hanno esaltato la prestazione, altri ancora che hanno spaziato tra i generi musicali dei Paesi del Mondo, tutti tenendo conto che la musica popolare è l’espressione di un territorio.

È nostro dovere trasmettere ai giovani (a proposito, bello il coro dei bambini che si è esibito l’ultima sera) il patrimonio che ci è stato tramandato dai nostri nonni ed a loro dai loro nonni ……., tenendo conto che così, si tramandavano i racconti delle origini del mondo, della propria gente e della propria comunità, e insieme le norme e le consuetudini che regolavano il comportamento degli uomini fra di loro, e verso gli dei, cioè il culto e i riti.
È in tal modo che nacque e si sviluppò quella che gli antropologi definiscono tradizione orale, perché originariamente, e per molto tempo ancora dopo l’affermazione della scrittura, trasmessa a voce.
In questo modo la parola, e le forme espressive della tradizione orale come il canto popolare, esprimono e trasmettono il complesso delle credenze, dei modi di comportamento e delle norme consuetudinarie che un popolo si tramanda, che ne caratterizzano la vita e la concezione del mondo, che ne costituiscono, in definitiva, la Cultura.
Grazie per la bella manifestazione, a nome di tutti i componenti dell’Associazione Culturale Arianova di Pignataro Maggiore

 

 

Cantica popularia

 

 

Calatia Gentes

 

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