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Caserta, 29 giugno. Abel Ferrara a Caserta ospite del Diff. Grande
sensazione ha suscitato l'arrivo ieri in città del regista nato nel Bronx, ma
di chiare origini italiane. Ed è proprio in Italia che Abel ha deciso di
lavorare ultimamente, così dopo aver girato a Cinecittà il suo ultimo film, "Go
go tales", presentato recentemente al festival di Cannes, è ora impegnato a
Napoli dove sta realizzando ben 2 progetti, una docu-fiction sulle fasce deboli
della città e il film "Pericle il nero", tratto dall'omonmo romanzo di Giuseppe
Ferrandino, che sarà interamente ambientato nei Quartieri Spagnoli. La carriera
artistica di Ferrara inizia alla fine degli anni 70' e raggiunge livelli
altissimi agli inizi degli anni 90' con film come "King of New York" e "Il
cattivo tenente". Seguono altre grandi opere come "The addiction" e "Occhi di
serpente", prima di firmare quello che molti considerano il suo capolavoro,
"Fratelli", che valse la Coppa Volpi al compianto Chris Penn, fratello di Sean.
Il film che solo nella forma si presenta come un gangster- movie è in realtà
una tragedia impregnata di valori etici. Gli ultimi suoi film finora
distribuiti in Italia sono "New Rose Hotel", "Il nostro Natale" e il discusso e
non per tutti convincente, "Mary", in cui Juliette Binoche interpreta una
novella Maria Maddalena e in cui Abel torna a confrontarsi con il tema della
religione. Due gli attori simbolo di Ferrara, Chistopher Walken e Harvey Keitel,
anche se ultimamente sono attori italiani del calibro di Asia Argento e
Riccardo Scamarcio a riscuotere la sua stima, mai tanta, però, quanta ne ha per
la sua giovanissima compagna che lui con sorriso compiaciuto non esita a
definire una grandissima attrice. In conferenza stampa Ferrara parla del nonno,
partito emigrante da Sarno, che in America fece fortuna come produttore
vinicolo, lì ebbe 12 figli e non imparò mai l'inglese, si dice emozionato
all'idea di visitare per la prima volta Sarno, quasi un po' preoccupato di
confrontarsi con il suo passato. Racconta poi di aver vissuto per lunghi
periodi in Italia e di averla girata un po' tutta, ma di aver ritrovato la sua
italianità (la madre è invece irlandese) soltanto a Napoli. Passando al cinema
non nasconde le difficoltà economiche e produttive che purtroppo complicano
oggi il lavoro anche di un autore affermato come lui. Sintetizza il problema
delle produzioni dicendo che il cinema è due cose: arte e denaro e l'una senza
l'altra non serve a nulla, saluta perciò con entusiasmo la presenza dei
festival e dei mercati sottolineando che sono la migliore opportunità per farle
incontrare. Parla molto volentieri dei suoi progetti attuali ricordando Nino
D'Angelo e suo figlio Tony o Peppe Lanzetta (tra i suoi più fidati
collaboratori), senza dimenticare il suo storico amico Nicholas St.John che ha
scritto per lui tutti i suoi film. Non manca ovviamente la domanda sul cinema
italiano e il tentativo di strappare un commento sulle frasi pronunciate a tale
riguardo da Quentin Tarantino a Cannes. La risposta è laconica: chi fa il
regista non deve fare anche il critico. Dopo un'ora circa di chiacchiere
cordiali si congeda da noi rivelandoci che il 24 luglio farà a Napoli il suo
debutto come musicista (promette che non canterà) e invitandoci tutti a non
lasciarlo solo mentre beve l'ennesima birra |
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